I funamboli del Festival

Il variegato lavoro dietro le quinte del team che si occupa della comunicazione, un impegno che si estende ben oltre gli 11 giorni della kermesse cinematografica
/ 14.08.2017
di Sara Rossi Guidicelli, foto Stefano Spinelli

Locarno. Cinema. Pardo. Film. Piazza. Festa. Rotonda. Sedie, ciottoli, borse, portachiavi, cataloghi leopardati.

Come si comunica un Festival di questa ampiezza? Vado a scoprire l’albero della comunicazione ma mi accorgo di essere in mezzo a un bosco. «Perché tutto è comunicazione», ride Amel Soudani, con il collo all’indietro e la pelle bellissima, che ride pure lei. Non cerco di seguirla mentre mi racconta delle ramificazioni incredibili che il suo lavoro comporta. Da agosto ad agosto la responsabile dell’Ufficio stampa e della Comunicazione digitale del Locarno Festival si deve occupare di parlare con migliaia di persone di centinaia di argomenti in decine di modi. 

Ormai non è più «solo» un appuntamento annuale, bensì un rapporto continuo: succedono cose tutto l’anno e si può ricevere leggere visualizzare qualcosa in tema pardo anche più volte al mese. Non contenuti casuali, ma pagine di cinema, rimandi ad altri festival, film «nati» qui che circolano e ci fanno sapere come gli sta andando, momenti in Ticino e altrove organizzati dalla stessa organizzazione... O come L’immagine e la parola, evento primaverile del Festival. Ci si rivolge a vari tipi di persone: all’internauta interessato o di passaggio, al cinefilo appassionato, al turista che programma una vacanza Ascona-Grotto-Maggia-Sonnenstube, a chi ha già la tessera, ai professionisti del cinema che comprano fanno creano o vendono... «E ogni volta che c’è un evento», mi dice Amel, «abbiamo più pubblico che ci segue online che pubblico presente fisicamente». E ride di nuovo, perché fatico a capire quello che mi dice con voce rapida e divertita, sono all’antica io, uso poco i social, mi piace essere presente fisicamente, guardare dal vivo senza aver letto niente prima, fare una cosa alla volta. E invece no. Siamo in un mondo, mi spiega paziente, in cui la gente vuole un engagement con ciò che le piace. Vuole fidanzarsi? In un certo modo, sì, diciamo un po’ meno esclusivo e definitivo. Vuole stare in comunità, ed essere coinvolta: e questa comunità, che ama il Locarno Festival e ciò che propone, in toto o in parte, bisogna mantenerla viva, renderla partecipe in modi sempre nuovi e originali. 

Non solo con il web e i social media, intendiamoci. C’è anche la carta: il PardoLive esce in inverno, avviato da Lorenzo Buccella, fa uno speciale su Berlino, un altro su Cannes e naturalmente viene stampato tutti i giorni durante il Festival. E poi la squadra di Amel, quest’anno formata da sei persone e poi circa 30 durante il Festival, fa da tramite tra i giornalisti di tutto il mondo e quello che succede a Locarno; creano contatti con i vip, con chi porta «grossi film» e comunica solo tramite agenti così come con registi di prime opere. «Questo equilibrismo è forse ciò che mi piace di più del mio mestiere», mi spiega la giovane Soudani, cresciuta a pane e cinema. «Rappresento una grande evento e mi identifico con essa, sono appassionata di ciò di cui parlo, voglio che siano soddisfatti tutti i nostri ospiti, pubblico, rappresentanti della stampa, registi, attori e produttori... quando c’è quel filo sottile che devi trovare, quello che rende tutti appagati... ecco: è una sfida che mi piace moltissimo».

L’unica cosa che non fa chi lavora nella comunicazione è la critica dei film. Il suo compito è promuovere, non dare giudizi. Ecco perché uno dei tanti modi di festeggiare questo settantesimo compleanno è stato di rendere «piccoli critici» per 70 secondi tutti noi. Forse lo avete fatto anche voi: sul sito movieofmylife.ch si poteva – anzi si doveva – raccontare il film che più ci ha cambiato la vita, in 70 secondi di video-selfie, annunciando il titolo solo alla fine. «Quando cominci a dire cosa ti piace di un film è in fondo l’inizio della critica», spiega Amel. Perlomeno nel mondo in cui tutti hanno l’opportunità di partecipare alla cultura, si esprimono in prima persona senza timore e si fidanzano con i festival.