A Nyon, piccola ma culturalmente ricchissima cittadina vodese, l’arrivo della primavera è immancabilmente segnato dal Festival Visions du Réel (21-29 aprile). Un festival dedicato al cosiddetto «cinema del reale», che offre ogni anno il meglio della cinematografia svizzera e internazionale. Visions du Réel si è trasformato nel tempo – grazie anche alla personalità carismatica del suo ultimo direttore artistico Luciano Barisone – in uno degli appuntamenti imperdibili per i cinefili e i professionisti del settore cinematografico.
Sì perché il Festival di Nyon non è solamente un palcoscenico (ma forse in questo caso sarebbe meglio parlare di immensa sala cinematografica) internazionale dove registi venuti da tutto il mondo possono presentare al pubblico le loro opere (per la maggior parte in prima mondiale) ma anche uno dei mercati cinematografici più importanti per quanto riguarda il cinema documentario. Parallelamente al festival stesso si svolge infatti a Nyon il prestigioso DOCM (Doc Outlook International Market), avvenimento ricco di attività dedicate a tutti i professionisti del settore cinematografico e non solo: registi, tecnici, produttori e distributori, senza dimenticare i curatori d’arte contemporanea o i direttori di fondazioni d’arte.
Il festival di Nyon vuole scoprire e mettere in avanti nuovi registi, culture e approcci al fine di aprire delle porte su un nuovo modo di fare e vedere il cinema. La programmazione e il mercato del film di Visions du Réel diventano un supporto e una guida fondamentali per registi a volte alle prime armi che possono, grazie al sostegno di professionisti internazionali, sviluppare la loro identità artistica. Come detto da Gudula Meinzolt, direttrice del DOCM, a proposito dei giovani registi presenti a Visions du Réel: «non vogliamo assolutamente formattarli ma aprirgli delle porte, dargli delle piste, orientarli e fornirgli gli strumenti necessari per presentare e sostenere le loro idee».
Visions du Réel è un festival globale dove registi affermati e giovani talenti si incontrano per scambiarsi punti di vista e considerazioni sul mondo del cinema attuale. Poco importa il formato o il genere, quello che conta è la qualità dell’opera stessa: sempre ambiziosa e accompagnata da una visione artistica unica. A VDR il cinema del reale non si limita al genre documentario nel senso stretto (e oseremmo dire ormai antiquato) del termine ma si apre invece a nuovi supporti (si pensi al documentario web, alla realtà virtuale o ai transmedia) e nuovi approcci. Audacia, una visione artistica singolare e uno stato di emergenza interiore che spinge ad affrontare la realtà di petto, ecco le caratteristiche che trasformano molti film selezionati a Nyon in veri e propri viaggi artistici, sempre in bilico tra sperimentazione ed estetismo.
Per la sua 48esima edizione il Festival di Nyon ha messo la famiglia (nel senso largo del termine) sotto i riflettori offrendo al pubblico scorci di vita spesso diversi tra loro: tragici, travolgenti, sorprendenti o divertenti ma sempre intrisi di umanità. La nozione di famiglia, in particolare di «nuova famiglia», si impone come filo conduttore di tutta la programmazione mostrandoci quanto la solidarietà tra esseri umani sia portatrice di forza e speranza. I film presenti a Visions du Réel «utilizzano» il legame famigliare tra membri della stessa famiglia ma anche tra amici, sportivi, portatori di handicap, innamorati, ecc. per affrontare le situazioni di crisi con rinnovata linfa vitale.
Visons du réel ha accolto quest’anno 179 film provenienti da 55 paesi tra i quali 105 prime mondiali e 25 prime internazionali in un’atmosfera rilassata e sorprendentemente famigliare. Luciano Barisone, il suo direttore artistico che dall’anno prossimo e dopo ben sette edizioni passerà il testimone a Emilie Bujès, ha spinto il festival in questa direzione: apertura, incontri e umanità. Anche per questa nuova edizione, oltre al tema della famiglia, un tema più generale avvolge la programmazione: «l’amore per l’umanità», come definito da Barisone stesso.
L’amore si ritrova in tutte le storie raccontate a Visions du Réel, in ogni piano, nel ritmo deciso o meravigliosamente statico del montaggio o ancora nella bellezza mozzafiato delle immagini. Il cinema unisce e dà soffio vitale a delle realtà multiple che diventano un tutt’uno. Tra questi l’elegante e sorprendente Encordés dello svizzero Frédéric Favre nel quale delle micro famiglie si uniscono per affrontare una delle sfide alpinistiche più esigenti: la Patrouille des Glaciers, il toccante ed esteticamente sublime Les Grandes traversées di David Maye che affronta con coraggio, accompagnato dai membri della sua famiglia e dalla sua videocamera, la malattia della madre, o ancora A Campaign Of Their Own di Lionel Rupp e Michael David Mitchell, testimonianza indispensabile, girata nello stile del cinema diretto, di una rivoluzione pacifica capitanata dal candidato Bernie Sanders.
Tra i pionieri di un cinema indubbiamente underground che difende fieramente la propria indipendenza troviamo l’americano Lech Kowalski con il suo I Pay For Your Story, sorta di omaggio crudo e senza concessioni ad un’America tristemente dimenticata dove le minoranze pagano caro gli effetti devastatori dell’ultraliberalismo. Lech Kovalski dà voce a coloro che tacciono, conferendo al cinema quella forza e quella magia che da sempre gli appartengono. Anche i protagonisti (affetti dalla sindrome di Down) del toccante ed esilarante The Grown-Ups della giovane regista cilena Maite Alberdi sono privati della loro indipendenza, del loro potere decisionale: cosa fare quando sono gli altri a decidere per noi? cosa significa vivere «normalmente»? Ecco le domande sollevate dal suo primo lungometraggio, testimonianza toccante di un mondo segreto. Sublime e commovente (ma mai melodrammatico) Lida della giovane regista svedese Anna Eborn, nel quale la «diversità» è incarnata da una misteriosa Babouschka che sta passando sola, in una casa di riposo, gli ultimi anni della sua vita. La regista ci permette, grazie al mezzo cinematografico, di entrare nel suo mondo fatto di luci, sensazioni, ricordi.
Quest’ultima edizione è stata degna della reputazione di Visions du Réel, un festival che permette al cinema di aprire delle finestre sul mondo, con coraggio e una sana dose di sfacciataggine. Spetta ora a Emilie Bujès prendere le redini di una manifestazione ormai irrinunciabile.