Grezzo come un diamante grezzo

Adam Sandler in "Diamanti Grezzi", il secondo film dei fratelli Safdie
/ 30.03.2020
di Nicola Mazzi

Un thriller scritto ispirandosi alle esperienze del padre dei registi nel Diamond District di Manhattan e che vede nei panni del protagonista – e cioè il gioielliere Howard Ratner – il famoso attore americano. La trama è piuttosto semplice: Howard si trova nel bel mezzo di un azzardo che potrebbe farlo diventare milionario o mandarlo in rovina. Al centro della vicenda un prezioso e raro opale acquistato di contrabbando e che ora intende vendere all’asta.

Howard è un uomo in perenne fuga. Dai suoi debitori, che cercano lungo le due ore del film di braccarlo; dalla famiglia, nella quale non trova più la giusta serenità e, in definitiva, da una vita che non lo soddisfa. In questo senso mi sembra emblematica una scena: a un certo punto, esausto dalle vicissitudini avverse e dai debiti di gioco, si mette a piangere e affonda il proprio dolore nelle braccia dell’amante, l’unica persona in grado di capirlo e di stargli davvero vicina.

L’agitazione di Howard è sottolineata in modo efficace dalle riprese del grande direttore della fotografia Darius Khondji (tra i suoi lavori ricordiamo Seven, Evita e Io ballo da sola). La macchina da presa lo filma in campo lungo all’interno di una New York movimentata. Il protagonista parla, anzi urla, ride e si sbraccia nelle strade, negli uffici, nei locali e negli appartamenti della Grande Mela, restando sempre sopra le righe, pensando di essere Il Re di New York; ma al contrario del Christopher Walken del film di Abel Ferrara, è incosciente, bugiardo, stupido e inconcludente.

Interessante il tono generale del film. Certo, il ritmo teso e realistico è quello classico del thriller. Ma accanto scorre anche una vena comica (non foss’altro per la presenza di Sandler e per alcune scene grottesche) che rende il tutto meno serioso.In questo vortice vengono immessi altri ingredienti che contribuiscono ad allentare la tensione: da un lato il giocatore dell’NBA Kevin Garnett e il rapper The Weeknd, entrambi nel ruolo di sé stessi. Vip contro i quali Howard si scontra senza nessuna reverenza. D’altro lato una straniante e asfissiante colonna sonora elettronica realizzata da Daniel Lopatin (già collaboratore dei fratelli Safdie nel precedente film).

Diamanti grezzi ha tra i produttori esecutivi Martin Scorsese, maestro nel raccontare un certo tipo di contesto sociale. I fratelli Safdie hanno catturato proprio questo aspetto del regista di Taxi Driver. Sono riusciti a raccontare abbastanza bene un ambiente superficiale attraverso un personaggio eccessivo a cui, malgrado i mille evidenti difetti, finiamo per volere anche bene.