Gli adolescenti restano adolescenti

Derry Girls, successo della britannica Channel 4, è ora distribuita da Netflix
/ 14.10.2019
di Fabrizio Coli

Primi anni Novanta a Derry, durante il conflitto nordirlandese. Quattro ragazze di una scuola cattolica e la loro vita quotidiana. Quattro ragazze più un ragazzo, spedito tra le femmine in quanto inglese perché in un istituto maschile i compagni lo avrebbero riempito di botte. Sono i protagonisti di Derry Girls, serie tv divertente e politicamente scorretta che non si fa problemi a mettere in scena finti miracoli di statue della Madonna che piangono dovuti alla pipì di un cane o terroristi dell’IRA che all’autogrill contrattano passaggi nel bagagliaio della macchina. Produzione britannica scritta da Lisa McGee, è una delle sitcom di maggior successo di Channel 4 dove la prima stagione ha debuttato nel gennaio dello scorso anno. Ci permette di scoprirla la piattaforma Netflix, sempre che ci si accontenti dei sottotitoli in italiano: sarebbe un peccato non farlo perché il pesante slang nordirlandese rende la serie ancora più simpatica.

Si ride e parecchio nel vedere i guai in cui si cacciano la bionda Erin (Saoirse-Monica Jackson) e le sue amiche, un gruppetto di adorabili, goffe ragazze casiniste dei quartieri popolari con un talento innato per finire in situazioni assurde. C’è Michelle (Jamie Lee O’Donnell), la più sboccata, quella che sta sempre a pensare ai ragazzi, poco importa a quale confessione appartengano; Clare (Nicola Coughlan) al limite dell’attacco di panico e che si scopre lesbica; Orla (Louisa Hartland), cugina di Erin semplicemente pazza e James (Dylan Llewellyn) che la madre ha spedito dalla sorella in Irlanda del Nord per farsi la propria vita a Londra.

Attorno a loro sta la famiglia di Erin, un altro campionario di varia umanità con la madre dal pugno di ferro (Tara Lynne O’Neill), la zia svampita (Kathy Kiera Clarke), il padre (Tommy Tiernan) alle prese con angherie e le minacce continue del suocero (Ian McElhinney) o l’insopportabile zio logorroico Colm (Kevin McAleer). Senza naturalmente dimenticare la cornice della scuola femminile retta da Sorella Michael (Siobhan McSweeney), suora disillusa ma più aperta di quanto la ruvida facciata farebbe pensare. Un azzeccato cast capace di dar corpo a un mondo che la creatrice della serie conosce bene. 

Lisa McGee è nata proprio a Derry e prima di iniziare una brillante carriera di autrice presso il Royal National Theatre di Londra e poi come sceneggiatrice televisiva, l’adolescenza l’ha vissuta negli anni che descrive, punteggiati anche nella serie dalle canzoni dei Cranberries, Salt-n-Pepa o Spice Girls. Due le stagioni di Derry Girls finora disponibili (sei episodi di una ventina di minuti ciascuna). La terza dovrebbe essere diffusa da Channel 4 a inizio 2020 e distribuita internazionalmente su Netflix la prossima estate.

Non era scontato pensare di poter far ridere raccontando storie di una «gang» di ragazzine sullo sfondo di un periodo insanguinato come quello dei Troubles, la trentennale «guerra a bassa intensità» fra Unionisti e Nazionalisti, protestanti e cattolici, che iniziava proprio allora a volgere al termine. Ma – come ha rivelato la stessa autrice in un’intervista – il risultato è stato quasi miracoloso: il pubblico – e prima di tutto quello nordirlandese – è stato allo scherzo e ha decretato l’enorme successo nel Regno Unito. Forse perché, oltre che autenticamente divertente e graffiante, Derry Girls a modo suo suscita anche tenerezza.

Quello che Lisa McGee sembra dire è che gli adolescenti restano tali anche nelle situazioni più difficili e i ritmi e rituali sociali propri di quell’età vanno gestiti, che fuori esplodano le bombe o che si combatta per motivi incomprensibili. Forse sono proprio problemi come andare a un concerto dei Take That nonostante i divieti di mamma o fare pace con la propria migliore amica a fornire quella carica di innocenza necessaria a non morire dentro.