Etica

Con quali mai giudizi di valore
regoli le tue azioni ? Che pensavi
quando ti hanno imposto la parola
ETICA? Era nella scuola. Eterne

quelle due ore. Ma soressa e tu
avreste continuato: di lei “innamorato” tu
e dell’etica lei. Proprio credevo
facesser già così Adamo ed Eva.

Ero un ragazzo “di una volta”. Mi chiedevo
cosa vuol dir lottar contro passioni.
E tu sei donna che passioni ha.

Cosa oltre l’amare? Il male c’è per te?
Il bene esiste solo in quel ch’è utile
e vantaggioso, o sol nell’Aldilà?


Giovanni Orelli poeta

L’editore Interlinea ripubblica tutti i versi dello scrittore ticinese (con alcuni inediti)
/ 02.03.2020
di Pietro Montorfani

È sorprendente come la percezione di un autore, persino di uno che si credeva di conoscere bene, possa cambiare nel tempo con il variare della sua fortuna editoriale. Giovanni Orelli, scomparso nel 2016, negli ultimi anni è tornato giustamente sotto i riflettori: gli sono stati dedicati un numero speciale del «Cantonetto» e un convegno scientifico all’Archivio svizzero di letteratura (in collaborazione con l’Università di Berna), e all’orizzonte si profilano altre novità di sicuro interesse, come la versione francese dei Mirtilli del Moléson e una raccolta di scritti giornalistici.

È facile previsione però che nessuna delle prossime uscite editoriali avrà lo stesso impatto emotivo, di «percezione», del volume recentemente proposto da Interlinea, su progetto del diretto interessato, con l’intera Opera poetica e l’aggiunta di alcuni testi inediti.

Non saprei direi se sia a causa del titolo – assai più ambizioso di un banale Tutte le poesie, che pure è toccato in sorte a poeti più affermati – oppure delle quasi settecento pagine di piccolo formato, quello consueto della collana «Lyra» di Interlinea, un 12x16 adattissimo ai suoi sonetti e alle sue quartine, ma che sulla lunga distanza non può fare a meno di creare l’effetto di un mattoncino. A rigirarselo tra le mani, sembra quasi un calendario a strappo di quelli di una volta: volendo si potrebbero leggere un paio di poesie al giorno per un anno intero (senza strappare le pagine!) e nella consuetudine con questo insolito breviario ci sarebbe senz’altro di che guadagnarci, in profondità, ironia, erudizione, leggerezza, cultura, passione, desiderio di condivisione...

La produzione in versi di Giovanni Orelli, ripercorsa con competenza dall’amico Pietro Gibellini nelle pagine introduttive, è un fenomeno relativamente recente, inaugurato dalla pubblicazione di Sant’Antoni dai padü presso l’editore Scheiwiller di Milano nel 1986 e, per quanto riguarda i testi in lingua, con il Concertino per rane di Casagrande quattro anni più tardi. Sono infatti i versi di un autore che al genere della poesia ha dedicato gli ultimi anni della sua vita, chiusa oramai la stagione della carriera professionale e già ben posizionato come romanziere. Si spiega così, io credo, il continuo insistere sul pedale della memoria, che si declina di volta in volta nell’affiorare di ricordi d’infanzia, ma anche nel recupero di letture sedimentate nel tempo, nell’uso colto del dialetto, nel dialogo tra le epoche e tra le generazioni, insomma in una certa impostazione gnomico-filosofica che sempre emerge, filtrata dall’ironia e fusa dentro calchi metrici variabili ma rigorosissimi.

In versi come in prosa, la vastissima erudizione di Orelli e il suo (moderato) sperimentalismo hanno sempre sentito la necessità di un perimetro entro il quale esprimersi: strutture geometriche (griglie prosodiche, elenchi di città, caselle del monopoly) capaci di contenere e incanalare l’effervescenza della lingua per meglio consegnarla − addomesticata − nelle mani dei lettori.

Chi volesse farsene una ragione, e capire come «l’ossessiva pressione metrico-linguistica» si coniughi con la necessità di condivisione di temi importanti, il tutto sotto l’insegna di Dante, dovrebbe leggere la splendida Nota critica di Massimo Natale a margine della piccola silloge inedita che completa il volume. Si tratta di 30 sonetti scritti nel 2015 e raccolti sotto il titolo O imaginativa che... (dal canto XVI del Purgatorio), alle estreme propaggini di una fedeltà alla Divina Commedia, alla sua fantasia, che ha attraversato tutta la produzione letteraria di Orelli e che, come invita giustamente a fare Massimo Natale, andrebbe studiata nel dettaglio.

Per questo suo testamento in versi – toni e temi sono davvero quelli di un lascito – l’autore ha ripescato la forma del sonetto, scavalcando le più recenti quartine dedicate ai nipoti e continuando quindi idealmente le serie di sonetti di Né timo né maggiorana (1995) e L’albero di Lutero (1998). Alla numerazione continua di quel distico poetico, uscito in due puntate da Marcos y Marcos, si sostituiscono qui titoli brevi, in genere astratti, che già offrono un’idea dell’atmosfera dell’opera: Scetticismo, Autorità, Buon senso, Libero arbitrio, Saggezza, Presente e passato, e via di questo passo fino alla conclusiva Metafisica («È in calo metafisica che studia / della realtà gli “ultimi” problemi?»).

Posti di fronte a una pubblicazione di questa mole e di questa densità, nella quale si iniziano a intravedere possibili piste di ricerca per anni a venire, ci si chiede se non sia giunta l’ora (anche per ragioni generazionali: molti studiosi di oggi non hanno avuto la fortuna di conoscerli di persona) di togliere finalmente il Giovanni Orelli poeta dall’ombra del cugino Giorgio, e da un confronto implicito, favorito dall’omonimia, che per lungo tempo è parso quasi obbligatorio, ma che non deve essere per forza tale.

Prosatore, poeta, docente, opinionista e critico letterario sopraffino, il Giovanni Orelli che si staglia all’orizzonte è più che in grado di muoversi sulle proprie gambe, e noi con lui, libro dopo libro, lettura dopo lettura.

Informazioni
Il volume che raccoglie l’opera poetica di Giovanni Orelli sarà presentato alla Casa della Letteratura di Lugano giovedì 5 marzo alle ore 18.30, con interventi di Uberto Motta, Pietro Gibellini e Maria Grazia Rabiolo.