Gigliola Cinquetti e i suoi fan

Migrazioni di ieri e di oggi nel documentario di Olmo Cerri
/ 04.12.2017
di Fabio Fumagalli

*** Non ho l’età, di Olmo Cerri, doc. con Gigliola Cinquetti, Carmela Schipani, Gabriella Brasson, Lorella Previero, Gregorio Montillo (CH 2017)

Non proprio per tutti, ma il 1964 era l’anno di un boom economico già ben assestato, dell’inaugurazione dell’Autostrada del Sole, di un Sessantotto che si profilava all’orizzonte. Del ricorrente Festival di Sanremo, che esisteva ormai dal 1951; ma del quale c’è stata quell’edizione particolare, vinta da Non ho l’età (per amarti) di Gigliola Cinquetti.

In questo primo lungometraggio di Olmo Cerri l’immagine per tanti indimenticabile dell’esordiente sedicenne viene bruciata dopo le prime sequenze. Con quel suo profilo che oggi definiremmo minimalista, il viso pulito, il vestitino grigio, l’atteggiamento discreto ma già determinato; il tutto sottolineato alla perfezione dal bianco e nero, nel formato storico, quasi quadrato della RAI di allora.

Gigliola (che oggi sembra disinteressarsi della faccenda), non la vedremo più. E giustamente, in un film del quale è sì protagonista, ma solo per interposte persone. Non c’è allora da meravigliarsi se così tanti emigranti, fra chi non aveva avuto la fortuna di beneficiare del crescente benessere, si fossero mossi a scrivere all’adolescente dal sorriso tanto rassicurante. 140’000 lettere, 400 dalla Svizzera, selezionate e ordinate dallo zio della cantante, ormai occupata da un successo che si farà universale; donate, infine, a un fondo presso l’Archivio della Scrittura popolare di Trento.

Il cineasta Olmo Cerri e la storica Daniela Delmenico (autrice della tesi Ammiratori italiani sfortunatamente all’estero) hanno intrapreso un lungo percorso che dopo quattro anni di ricerche ha condotto al film con le sue quattro storie autentiche «migranti» approdati in Svizzera.

Mettendosi accanto alle vicende così diverse ma eguali di Carmela, don Gregorio, Gabriella e Lorella, un gigante buono dal sorriso gentile come il regista Olmo Cerri ha costruito uno splendido, soprattutto significativo mosaico. Un insieme ricchissimo, a prima vista quasi debordante, di materiale che va perfettamente organizzandosi: documenti d’epoca in parte dimenticati (primi fra tutti quelli dell’inavvicinabile testimonianza di Alexander Seiler) e filmati contemporanei, girati con insolita adeguatezza a Berna come in Calabria. I personaggi sono magnifici: italiani in Svizzera i cui genitori, o spesso i nonni, sono diventati più svizzeri di noi. Altri invece, pur riconoscenti per quanto ricevuto, sono sì felici di essere a Winterthur, ma preferirebbero ritornare a Cosenza.

Gigliola non c’è più, non ha voluto esserci, e forse il film non lo vedrà nemmeno. Ma Non ho l’età è diventata nuovamente una canzone per tutti.