Generazioni lontane, vite parallele

Madame, il documentario di Stéphane Riethauser
/ 16.03.2020
di Nicola Mazzi

Ci sono dei momenti, in Madame di Stéphane Riethauser, nei quali ti commuovi. Il lavoro – che ha ricevuto una nomination per aggiudicarsi il Quartz quale miglior documentario svizzero – è sicuramente interessante e meritevole.

Il film è autobiografico e racconta del travaglio vissuto dal regista nel riconoscere la propria omosessualità. Un coming out che va in parallelo con la vita della nonna, imprenditrice di successo nella ricca Ginevra degli anni Cinquanta. Una donna forte e indipendente, ma obbligata a sposarsi per avere un prestanome per la sua attività. Un parallelismo che corre lungo tutto il film, dandogli il giusto ritmo. E soprattutto evidenziando in modo efficace come la questione di genere sia sempre presente: oggi come allora, ha solo spostato il focus. Se nel dopoguerra la problematica sociale era la donna in carriera, negli anni 80 e 90 è diventata la questione omosessuale.

Il regista utilizza immagini di repertorio e legate alla propria famiglia per raccontare la nonna da giovane. Un modo di avvicinare lo spettatore al racconto e farlo diventare parte della famiglia. È un po’ come se stessimo guardando i nostri vecchi filmini e le fotografie nell’album dei ricordi personali. Si vedono la nonna che taglia i capelli al giovane Stéphane, oppure le vacanze della famiglia, dove lo stesso autore, da bambino, durante il carnevale iniziava a mascherarsi da donna, mandando inconsapevolmente un segnale a sé stesso e ai suoi famigliari.

Il film si basa su un grande lavoro di montaggio dove ogni materiale raccolto (filmati d’archivio, fotografie e riprese più attuali) viene composto secondo una logica precisa. Il tutto è accompagnato da una voce off mai eccessiva e che fa da contrappunto a quanto viene mostrato, costruendo così le storie della nonna e di Stéphane. In questo modo i parallelismi tra i due, a poco a poco, si fanno sempre più chiari, come per esempio, il percorso sentimentale. Lei a un certo punto dice, parlando dei suoi uomini: «non ho mai avuto fortuna in amore», un percorso affettivo difficile vissuto anche dal ragazzo che ha dovuto lottare, prima con sé stesso e poi con gli altri, per far emergere la propria natura.

Ma è soprattutto nel non sentirsi adeguati al tempo in cui hanno vissuto che il parallelismo si fa esplicito. Sia la nonna sia Stéphane hanno sempre dovuto combattere i pregiudizi sociali della loro epoca. E lo hanno fatto con coraggio e stando sempre in prima linea. Proprio come l’autore, quando ha scritto un articolo di giornale sul tema dell’omosessualità, prendendo posizione in modo chiaro, con la firma e la propria foto. Un atto pubblico per far emergere un disagio privato che ha toccato e che tocca molte persone.