Gabbia per tre sorelle e una ninfa

Convince la pièce di debutto di Simon Waldvogel
/ 20.02.2017
di Giorgio Thoeni

A teatro si vede ciò che si vuol vedere, si capisce ciò che si vuol capire, si applaude ciò che si vuole applaudire, ma quando ci si accorge di assistere a qualcosa di nuovo e originale, ecco che scatta un registro piacevolmente diverso. È quanto abbiamo percepito assistendo al debutto drammaturgico e registico di Simon Waldvogel con Adios, scritto in collaborazione con Matteo Luoni. Lo spettacolo ha recentemente debuttato con successo al Teatro Foce per la Rassegna LuganoInScena, prodotto dal Collettivo Ingwer e ATRé Teatro. Sul palco la scena si presenta come una grande scatola a tre pareti bianche, candide, una «casa di bambola», uno spazio sospeso o la gabbia di uno «zoo di vetro» per «tre sorelle». Dove la parafrasi del titolo di tre capolavori teatrali che mettono la loro centralità sulle donne non è un caso: c’è anche un testo particolarmente amato da Waldvogel, quello di Cechov.

Adios è una metafora per sole donne, un addio all’adolescenza, un sogno rivissuto in un non-luogo in cui tre sorelle, Carla, Camilla e Federica, si dicono ciò che vogliono, ciò che passa loro per la testa: dal ricordo di emozioni adolescenziali a istantanee di un’infanzia in cui si alternano momenti tristi e esplosioni di gioia. Su tutto c’è l’amore fra sorelle che si dicono cose che non sono mai state dette. Ma c’è anche la forza del voler dar voce a qualcuno che nella vita non ha potuto parlare (Carla nella realtà ha problemi di linguaggio), uno stato che si trasforma in una sorta di anestesia mentale dove tutto è permesso per liberarsi del passato e affrontare l’età adulta. Con loro vaga una presenza subliminale, ora della madre ora della donna adulta, che silenziosamente attraversa lo specchio scenico, ora lo aggira, ora osserva.

I dialoghi delle tre sorelle procedono con discrezione fino a liberarsi in una danza astratta, catartica sulle note di Adios, del poeta-culto londinese Benjamin Clementine che nel refrain ripete: «the decision is mine» (la decisione è mia). Come una didascalia per donne determinate, forti, forse dunque, ma anche il verso capriccioso di tre bambine intrappolate nel gioco delle loro verità. Dialoghi serrati, monologhi brevi, efficaci, in un contesto in cui emerge l’equilibrio di un testo teatrale ben scritto, dai giusti colori drammatici e rimandi autobiografici che vanno a braccetto con la regia di Waldvogel. Una dimensione di semplicità quasi surreale dove c’è spazio per la memoria suscitata da immagini filmate sullo sfondo (Bonasia&Narcisi) con la leggerezza di un battito d’ali di farfalla accanto alla nostalgia di un album di famiglia. 

Tutto funziona in Adios, un ottimo segnale di freschezza, bravura e professionalità dal testo alla regia, alle intense e brillanti interpretazioni di Federica Carra, Camilla Parini, Camilla Pistorello e Carla Valente.