Fuochi d’artificio al LAC

La nuova stagione musicale, presentata nei giorni scorsi, promette appuntamenti imperdibili con la grande musica internazionale
/ 16.09.2019
di Enrico Parola

Dopo un cartellone in cui campeggiavano Wiener e Berliner Philharmoniker, giganti del podio come Petrenko e Haitink, solisti sommi quali Trifonov e la prima opera lirica al Lac, Il barbiere di Siviglia rossiniano nell’estroso allestimento firmato da Rifici, era difficile pensare che l’edizione 2019-20 di Lugano Musica potesse anche solo rimanere allo stesso livello di qualità artistica della precedente. Una sorta di missione impossibile che però il direttore artistico Etienne Reymond sembra aver vinto in partenza: anche quest’anno Lugano si conferma uno dei nuovi grandi porti cui approda il gotha del concertismo mondiale, e proprio per questo ormai meta appetita non solo da ticinesi e appassionati della Svizzera interna, ma da una sempre più folta platea internazionale.

Alla sontuosa teoria di stelle che sfileranno sul palco del Lac si aggiungono le scelte di contenuto: Reymond non ama acquistare «pacchetti preconfezionati», discute con ogni orchestra, ensemble cameristico o solista il programma da affrontare a Lugano, così da offrire al proprio pubblico percorsi organici, varietà di proposte e un equilibrato connubio tra brani celebri e rarità, repertorio antico e contemporaneo oltre ovviamente agli immancabili capolavori dei periodi classico e romantico.

L’inaugurazione è stasera, con la Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Ion Marin; il maestro romeno, ormai da anni residente in Ticino e artisticamente di casa a New York come nella stessa San Pietroburgo, sostituisce l’annunciato Jurij Temirkanov, che ha dovuto dare forfait per un’indisposizione. Invariato invece il programma, con la curiosità di ascoltare gli straordinari professori pietroburghesi non nei loro grandi classici (Ciajkovskij, Rachmaninov, Prokof’ev…), bensì con Mahler, con la sua prima sinfonia, Il Titano, affiancata al quarto Concerto per pianoforte di Beethoven, solista il brasiliano Nelson Freire.

Il secondo appuntamento segna già una ripresa e un superamento del passato: il 9 ottobre Diego Fasolis guiderà ne La finta giardiniera i suoi Barocchisti e l’orchestra della Scala che lui stesso ha istruito sull’esecuzione filologica con strumenti originali. Ha già diretto l’opera mozartiana a Milano e la porterà, dopo la tappa luganese, in tournée in Cina. Il cartellone propone altre due opere: a marzo Il piccolo spazzacamino di Britten, allestito dal Conservatorio della Svizzera Italiana e dal Coro Clairière, e a giugno l’attesissima Traviata di Verdi con Markus Poschner sul podio dell’Orchestra della Svizzera Italiana e la regia, tutta giocata sugli specchi, di Henning Brockhaus.

Quest’anno Reymond ha voluto omaggiare Mendelssohn dedicandogli sei appuntamenti; non poteva dunque mancare l’orchestra che fu diretta per lunghi anni dal compositore amburghese, e che oltre a essere una delle più antiche al mondo (venne fondata nel 1743) è oggi annoverata tra le migliori del pianeta. Il pubblico del Lac potrà applaudirla in due serate, il 21 e il 23 ottobre, guidata dal suo direttore principale Andries Nelsons nelle sinfonie La grande di Schubert e Scozzese di Mendelssohn, accostate all’ouverture da L’olandese volante di Wagner e al Concerto per violoncello di Schumann con Gautier Capuçon (che a marzo duetterà con Jerome Ducros nelle Sonate di Chopin e Franck e a giugno tornerà col fratello violinista Renaud e il pianista Frank Braley per i Trii di Beethoven). 

Tornerà Antonio Pappano con l’Accademia di Santa Cecilia che tanto aveva impressionato due stagioni fa (Beatrice Rana, allora solista nel primo Concerto di Ciajkovskij, stavolta porterà a novembre, in un recital di estremo virtuosismo, gli Studi op. 25 di Chopin e il Pétrouchka di Stravinskij). Tornerà soprattutto Riccardo Muti: era già stato a Lugano due anni fa con l’orchestra giovanile Cherubini, stavolta (23 gennaio) sbarcherà con la più celebrata corazzata americana, la Chicago Symphony di cui è guida stabile.

Per lui e i suoi formidabili professori statunitensi un programma spettacolare: l’omaggio a Mendelssohn (Calma di mare e felice viaggio) e la sinfonia Dal nuovo mondo di Dvorak. A marzo per la prima volta salirà sul podio del Lac una donna: la ventinovenne lituana Mirga Grazinyte-Tyla ha attirato su di sé le attenzioni del mondo concertistico soprattutto dopo il suo debutto nel 2015 con la City of Birmingham Symphony Orchestra, di cui è divenuta direttrice musicale succedendo a Nelsons; per lei la terza Sinfonia di Brahms e un primo Concerto di Ciajkoskij tutto al femminile, con Gabriela Montero al pianoforte.

È ormai una tradizione irrinunciabile la Pasqua con l’Orchestra Mozart; questa volta non potrà esserci Bernard Haitink, che con i recenti, memorabili concerti a Lucerna ha dato l’addio alle scene, a prenderne il testimone sarà Daniele Gatti. I due appuntamenti di Pasqua e del mercoledì successivo accosteranno due corone classiche a due russi: la domenica Beethoven, con il Triplo Concerto e le ouverture da Leonore e da Le rovine di Atene, alla sinfonia Classica di Prokof’ev, tre giorni dopo Mozart (ouverture dal Don Giovanni e sinfonia Praga) a Stravinskij (Sinfonia in do). Da non dimenticare l’omaggio a ottobre per gli ottant’anni di Heinz Holliger (presente come oboista e compositore), Jordi Savall con la musica del Re Sole e Simone Rubino, percussionista dotato di tecnica e fantasia clamorose.