Recentemente abbiamo assistito a tre debutti consecutivi e le sale, di diversa capienza, erano piene: un chiaro segno che nella nostra regione il teatro gode di buona salute grazie a proposte che hanno assunto credibilità da parte di un pubblico eterogeneo.
Cominciamo dal Teatro Foce di Lugano con Dopo la fine al suo debutto, uno spettacolo del Progetto Brockenhaus in coproduzione con LuganoInScena per la rassegna Home. La compagnia, creata nel 2008, ha incentrato la sua ricerca sul teatro di movimento in cui si inseriscono la danza, la musica e le arti visive. Con questa proposta la cifra stilistica assume una valenza particolare con un progetto ispirato alla Commedia dantesca la cui ideazione e regia è della danzatrice e coreografa Paola Lattanzi, artista di punta della scena contemporanea, che per l’occasione ha condiviso la scena con Elisabetta Di Terlizzi, Piera Gianotti ed Emanuel Rosenberg, fondatori della compagnia con Francesco Manenti.
Sulla tavolozza c’è il disegno delle ombre dantesche, anime dei dannati, corpi in perpetuo movimento e in costante interazione in un affascinante e ipnotico connubio di fisicità, dove a farla da padrone ci sono Lattanzi e Di Terlizzi, fuoriclasse in ambito coreografico e in continuo dialogo con Gianotti e Rosenberg; rappresentano anche due formazioni artistiche differenti ma unite in un’unica arena quadrangolare dove i corpi dei peccatori si annodano, si attraggono e si respingono, circondati dal coro delle ombre (studenti del CSIA): è l’argine misterioso di mancate fughe dal girone dei demoni, dei seduttori.
I quattro corpi protagonisti danzano, lottano, compongono quadri ora scultorei ora atletici; alimentano il fiato dell’anima in un diabolico e ostentato respiro senza soluzione di continuità. Impossibile dissociare le immagini proposte nello spettacolo da personaggi che sembrano strappati dai bassorilievi della porta infernale di Rodin oppure dalle cupe illustrazioni della Commedia di Gustavo Doré. L’atmosfera, utilizzando un ossimoro, è lievemente pesante, la messa in scena è l’infernale fatica di quattro anime su cui emerge l’indiscutibile classe di Paola Lattanzi accanto all’esperienza di Elisabetta Di Terlizzi. Personalità artistiche significative affiancate con bravura da Piera Gianotti e Emanuele Rosenberg in un’ideale sintonia. Un girone avvolto dai tappeti musicali di Teho Teardo con i pittorici costumi di Laura Pennisi.
Un deciso cambio di registro con il debutto al Sociale di Bellinzona di Ferruccio Cainero per il suo Pirandello Pipistrello. Accompagnato dalla fisarmonica di Danilo Boggini, nello stile dell’affabile raccontatore che gli riconosciamo, il monologo nato lo scorso anno all’Università di Zurigo per accompagnare un simposio dedicato all’autore siciliano, si muove in una dimensione fra il colto e l’autobiografico giocando sulle tematiche pirandelliane che si agitano come il volo disordinato e nervoso di un pipistrello: lapsus di gioventù dell’attore che l’ha confuso con il nome del mammifero alato. Ecco i tratti di una personalità eclettica, che denuda maschere di uno, nessuno e centomila lungo un’esistenza controversa e circondata da invenzioni memorabili. L’universo pirandelliano prende così forma fra confessioni in stand-up e letture al tavolino in un’atmosfera piacevolmente famigliare.
Last but not least, questa volta nella sala del Cortile di Viganello, dove Emanuele Santoro ha proposto il primo appuntamento con Dieci, récital a due voci e in tre parti sui dieci comandamenti secondo la raccolta di racconti di Andrej Longo. Una lettura scenica tradizionale che prevale sulla dimensione teatrale a fronte di una scrittura cinematografica. La prosa di Longo sui bassi napoletani, fra «merdilli» e «malaffare», si scosta dai personaggi della Gomorra di Saviano con dialoghi serrati e prosa sintetica che si lascia ascoltare dalle voci dall’efficace coloritura di Roberto Albin con Emanuele Santoro.