Fra i libri

Ronan Farrow, Predatori, Solferino 2019
/ 09.03.2020
di Paolo A.Dossena

«Ovviamente hanno parlato male di me e adulato il mio stupratore. È ora di un po’ di sincerità in questo mondo».

Questo tweet del 2016 dell’attrice Rose McGowan si riferisce a Harvey Weinstein: tutti conoscono il suo «ignobile segreto», ma nessuno parla. Dopo essersi servito, a McGowan Weinstein ha detto: dopo quel film che hai fatto nessuno ti crederà.

I giornalisti che si occupano di Weinstein, come David Carr, diventano paranoici: si sentono spiati. A Ronan Farrow (figlio di Mia Farrow) autore di questo libro, un amico suggerisce di procurarsi «un’arma». Un giorno riceve decine di messaggi anonimi da Instagram: qualcuno gli scrive: «Ti tengo d’occhio, ti tengo d’occhio, ti tengo d’occhio».

Tutti sono terrorizzati da Weinstein, e le attrici, come Ambra Gutierrez, che ne rivelano i vizi, vengono descritte dalla stampa come prostitute. Weinstein è il potente produttore cinematografico di Hollywood che ha faccia e fama di bullo fin da piccolo. Farrow lo descrive così: «famoso per gli atteggiamenti prepotenti o addirittura minatori», è fisicamente violento ma «si sentivano in giro delle storie di un tipo di violenza più cupa nei confronti delle donne, e di certi sforzi per mettere a tacere le donne».

Weinstein ha degli amici nell’editoria (come Howard e Pecker, capi del «National Enquirer») e fa parte dell’establishment del partito democratico, per il quale «era da tempo un procacciatore infaticabile di finanziamenti». Fa «parte del trust di cervelli che» si occupa di Hillary Clinton, per la quale raccoglie «centinaia di migliaia di dollari».

Quando una modella denuncia Weinstein alla polizia, Howard fa in modo che la notizia non venga diffusa. Quando l’attrice Ashley Judd dichiara che un produttore l’ha molestata, i giornali scrivono che deve farsi ricoverare per disintossicarsi.

Dopo l’uscita del tweet di McGowan, Weinstein viene contattato da Black Cube tramite Ehud Barak, ex primo ministro di Israele e capo dell’esercito del suo Paese. Black Cube ha uffici a Tel Aviv, Londra e Parigi, è un’agenzia d’élite che offre ai suoi clienti le competenze di agenti segreti «esperti e altamente addestrati all’interno delle migliori unità di intelligence e dell’esercito e del governo israeliano».

Weinstein paga una prima tranche di 100’000 dollari e Black Cube entra in azione. Wallace, un giornalista che studia il caso Weinstein, è avvicinato da un giornalista anglo-israeliano (Seth Freedman del «Guardian») e da una signora che passa da atteggiamenti da vittima di Weinstein a quelli da seduttrice. La stessa signora e Freedman (due agenti di Black Cube, avanguardia di un esercito di spie) si introducono nella vita di McGowan. I bersagli successivi della signora sono Farrow e altri: la donna si presenta come Anna, Adriana, Eva, Diana, Maja, ma è un’israeliana di nome Stella Penn Pechanac.

Inutile: oltre 80 donne molestate da Weinstein (incluse attrici come Thurman, Jolie, Paltrow, Hajek, Judd, Arquette, ecc.) escono allo scoperto, mentre la pubblicazione di questo libro e il processo a Weinstein sigillano il fallimento di Black Cube. Una storia scritta come un romanzo e più romanzesca di un romanzo, imperdibile.