«E così sarebbe questo il Deep State», lo Stato profondo, esclama un uomo vedendo Edward Snowden e i suoi colleghi al quartier generale della CIA. Tutti si mettono a ridere: il gruppo di Snowden è una banda di giovani informatici descritti come «nerd» («giovani di modesta prestanza fisica che compensano la scarsa avvenenza con una passione ossessiva e una notevole inclinazione per le nuove tecnologie»).
Come «nerd», il giovane Edward Snowden, autore di questa autobiografia, viene reclutato da CIA e NSA, cominciando la sua carriera nell’Intelligence Community (IC) nel 2006. Qui prende parte a una rivoluzione storica: «il passaggio dalla sorveglianza mirata di alcuni individui alla sorveglianza di massa di intere popolazioni».
Questa rivoluzione avviene all’indomani del crollo delle torri gemelle (11 settembre 2001), quando i servizi, racconta Snowden, spalancano «le porte ai giovani tecnici informatici come me. E i nerd presero le redini del mondo». I «nerd» contribuiscono a istituire un sistema informatico che «permetteva di conservare traccia permanente della vita di ognuno di noi…di gestire e connettere il flusso di informazioni, poi di conservarle per sempre e infine di renderle universalmente accessibili». A un certo punto, Snowden si rende conto di essere l’ingranaggio «di una macchina gigantesca» che sta formando «un vero e proprio sistema di sorveglianza di massa» mondiale.
Quel giorno si trova in un tunnel sotto le Hawaii, seduto di fronte a un terminale che gli dà accesso illimitato alle conversazioni di ogni uomo, donna o bambino che avesse mai fatto una telefonata o toccato un computer.
Capisce che «il governo americano, nel più totale disprezzo dei principi della Carta costituzionale, è stato colto da una smania irrefrenabile. Ha assunto in segreto il controllo della sorveglianza di massa, un’autorità che, per definizione, affligge più gli innocenti dei colpevoli».
La rivelazione più tenebrosa di Snowden riguarda «la creazione dell’irrealtà»: «i fatti reali vengono accostati di proposito a quelli inventati. La creazione dell’irrealtà è sempre stata una delle arti più oscure dell’Intelligence Community. Si tratta delle stesse agenzie che hanno manipolato le informazioni per scatenare guerre, e che hanno potuto compiere sequestri di persona chiamandoli “consegne straordinarie”, mentre le torture erano “interrogatori avanzati” e la sorveglianza di massa una semplice “raccolta di dati”». Un like su Facebook, un messaggio su WhatsApp, una fotografia su Instagram. Senza neanche accorgersene, la gente si mette a nudo sul Web, perché i tutti i nostri dati vengono raccolti in un gigantesco database, che non perderebbe alcun dato nemmeno in caso di attacco atomico. Tutto questo e altro ancora nel consigliatissimo libro di Edward Snowden, che, in Giappone, ha contribuito a progettare questo gigantesco sistema di backup. E che avverte: la rete, da positivo luogo di condivisione, è diventata tossica, malsana: un campo di battaglia e di spionaggio, che è «il risultato di una scelta consapevole e di sforzi sistematici da parte di un’élite».