Fra i libri

David Cowan, The Coming Economic Implosion of Saudi Arabia, Palgrave Macmillan, 2018
/ 14.01.2019
di Paolo A. Dossena

«L’immensa ricchezza dell’Arabia Saudita è stata globalmente influenzata dal fatto di finanziare ogni specie di estremismo sunnita».

Così scrive David Cowan, descrivendo gli stretti legami di Riyad con l’ISIS e al-Qaeda, e «speculando» (senza profetizzare) sulla molto probabile implosione dell’Arabia Saudita entro dieci anni.

Pochi mesi dopo l’uscita di questo libro, alcune delle previsioni del suo autore si verificano. Al vertice G20 del 2018, Emmanuel Macron dice all’erede al trono saudita Mohammed bin Salman (MbS, capo di fatto dell’Arabia Saudita come minimo dal 2017): «Sono preoccupato». Si riferisce all’affare Khashoggi, che ha puntato i riflettori su Riyad e sull’immensa crisi di credibilità e stabilità che sta attraversando.

Come è noto, lo scorso 2 ottobre, il giornalista saudita Jamal Khashoggi è stato ucciso e smembrato con una sega elettrica all’interno del consolato saudita di Istanbul. Perché questa brutalità medievale?

David Cowan ha lavorato per il Center for Religion and American Public Life, al Boston College (Stati Uniti) ed è un noto e apprezzato saggista. Questo esperto dalle credenziali impeccabili, racconta che tra le operazioni di Riyad, c’è, dal marzo del 2015, la guerra di religione contro gli sciiti Houthi dello Yemen, dove il sunnita MbS ha contribuito in larga parte a determinare una colossale crisi umanitaria. (Khashoggi aveva denunciato l’orrore di questa guerra, e per lui, dall’Arabia Saudita arrivò in Turchia una banda di 15 assassini, medico legale incluso).

David Cowan spiega che l’approccio moderato di Barack Obama verso l’Iran sciita ha spinto i sunniti di MbS sul sentiero del conflitto religioso.

La guerra contro gli sciiti dello Yemen (sostenuti da Teheran), la costruzione della nuova base navale saudita a Jazan, la formazione di un’alleanza militare islamica con 33 paesi (quasi tutti sunniti) e la guerra contro la Siria di Assad (amico dell’Iran) sono la risposta saudita alla prudenza di Barack Obama.

Ed ecco l’analisi di David Cowan: l’avventurismo da giocatore d’azzardo di MbS (guerre di religione in Yemen e in Siria) anziché rafforzare il regno lo rende più fragile.

Secondo: «curiosamente» MbS era ostile a Barack Obama («attaccato negli Stati Uniti per il suo retaggio musulmano») e «accoglie a braccia aperte» Donald Trump, il Presidente che «insultò i musulmani e che accusò i sauditi di essere dietro al terrorismo».

Questo è vero al punto che Trump, come prime visite all’estero della sua presidenza, scelse l’Arabia Saudita e Israele. (Una sola apparentemente strana triplice alleanza. Come è noto, uno dei migliori clienti dell’industria bellica statunitense è Ryiad, e già l’ex presidente americano Obama aveva triplicato le vendita di armi all’Arabia Saudita).

La futura destabilizzazione saudita sarà quindi causata da una combinazione di fattori: l’antagonismo sunnita-sciita; la crisi economica (la necessità di spostarsi dal mercato del petrolio a un’economia più diversificata e sostenibile e la necessità di passare al libero mercato); l’implosione economica, politica e religiosa. Improbabile? Forse, dice David Cowan, non sono un profeta. Eppure, gli esperti avevano forse previsto il crollo dell’Unione Sovietica? Avevano previsto la recessione del 2008? Meglio prepararsi in anticipo.