Dove e quando
Il sussurrare delle cose. Fotografie di Thomas Krempke. Chiasso, Galleria Cons Arc. Fino al 15 dicembre 2018. L’autore incontrerà il pubblico in Galleria domenica 2 dicembre (ore 11.00).


Fotografo, dunque sono

A Chiasso sono esposte le fotografie di Thomas Krempke
/ 26.11.2018
di Giovanni Medolago

A chi gli chiedeva se le montagne non rappresentassero una preclusione/chiusura, René Burri era solito rispondere «Al contrario: hanno acceso in me la curiosità, volevo sapere cosa ci fosse là dietro!» 

Thomas Krempke è nato a Zermatt, nel 1957. È dunque probabile che anche per lui, lassù tra le alte vette, sia scattata la molla della curiosità. Lasciata l’ombra del Cervino, a 20 anni è a Zurigo, dove studia dapprima letteratura tedesca e francese all’università; poi nel ’79 si iscrive alla Kunstgewerbeschule. Giusto il tempo di apprendere qualche nozione ed ecco che Zurigo brucia: sulle rive della Limmat scoppia una lunga rivolta giovanile.

Il 23enne Thomas sarà coautore del documentario cult Züri brännt, preziosa testimonianza di controinformazione. Il cinema resterà una sua viva passione che lo spingerà, tra le varie attività, a offrire un supporto a giovani aspiranti registi, con iniziative in America Latina (Messico, Columbia, Cuba). Ha inoltre curato la post-produzione di pellicole firmate da nomi illustri quali il serbo Goran Paskaljevic, l’argentino Fernando Solanas o ancora l’autore USA Hal Hartley. 

Immagini in movimento, tante esperienze in giro per il mondo e solidi studi, dunque, per Krempke, prima d’approdare alla fotografia. Subito ne scopre la formidabile forza emozionale: quanto ha immortalato con i suoi clic lo spinge a riflettere, a commentare. Dal 2008 Krempke mette nero su bianco le sue impressioni, dando vita a un diario che diventa dapprima un libro (Das Flüstern der Dinge, Patrick Frey Verlag) e poi lo spunto da cui è nata l’attuale, omonima mostra alla Galleria Cons Arc di Chiasso, Il sussurrare delle cose.

Non sarà stato facile scegliere tra le oltre 500 foto del libro, ma dalla selezione e soprattutto dall’allestimento che Krempke ha voluto, emerge la sua innata voglia di raccontare storie («Le cinéma… c’est conter des histoires», confessava del resto un grande come Luis Buñuel). Nessuna foto resta da sola sulle pareti della Cons Arc: si parte dal dittico per poi passare a immagini in grande formato che accolgono quelle di dimensioni più ridotte.

«Un aménagement (allestimento) musical», lo definisce lo stesso Krempke, il quale accompagna i suoi puzzle con scritte che sarebbe riduttivo definire semplici didascalie e attraverso le quali l’artista spiega, spingendosi volentieri nella speculazione filosofica, la sua visione della fotografia: la sua magia? Quella di «reinventare il mondo ricreandolo una seconda volta (…) è una specie di eco del mondo». Ma è anche «un inventario criminologico, un rilevamento delle impronte del mio quotidiano. Potrei usarla anche contro di me»!

Krempke si interroga poi sulla sua opera: «Le mie foto sono tempo congelato, cubetti di ghiaccio dai quali ogni volta, quando li guardo, un pezzetto del passato evapora nel presente». Inutile cercare, tra queste «didascalie», un indizio che aiuti a cogliere il nesso che intercorre tra le varie immagini disposte in estrema libertà: allo spettatore Krempke lascia altrettanta libertà di viaggiare con la mente, accompagnandolo con intriganti aforismi: «La fotografia mi aiuta a non capire, è così com’è!».