Delizioso vedere come una coppia borghese dell’Upper West Side si travestiva per una serata al Greenwich Village, fine anni 50. Lei si leva le scarpe con il tacco (andavano coordinate alla borsetta e ai guanti), l’abito a palloncino che riprende il new look di Dior, il cappotto in tinta, il cappellino. Si infila i pantaloni a sigaretta, le ballerine e un maglioncino colorato.
Lui smette il completo da ufficio con camicia e cravatta, per un pullover nero esistenzialista a collo alto. Stanno per andare al Gaslight Café – il locale che vediamo sullo sfondo di A proposito di Davis, il film dei fratelli Coen che racconta le sventure di un cantante folk, nel momento in cui Bob Dylan si sta affacciando alla ribalta (i titoli di testa arrivano dopo l’armonica a bocca e il rantolo).
«Guarda quello, sembra Allen Ginsberg». «Qui tutti sembrano Allen Ginsberg», spiega un cliente con più uso di mondo. E più uso di cabaret, per gli americani «stand up comedy»: la forma di spettacolo più crudele che esista. Sei lì da solo, con un microfono in mano, per tentare di far ridere spettatori che vogliono solo vederti inciampare. È dura per i professionisti, figuriamoci per i dilettanti che partecipano alle serate «open mic»: chiunque può salire sul palco per tentare la sorte e sfidare le pernacchie.
Ecco il motivo della discesa verso il Village: la perfetta casalinga Miriam Maisel detta «Midge» accompagna il marito (nonché padre dei suoi due figli) che intende cimentarsi con la difficile arte. Pur essendo negato. Ma lei, da buona moglie, non ha il coraggio di dirgli «fai pena» (annota invece su un taccuino rosa le scarse risate). Anzi, cucina e porta in dono al padrone del locale ghiottonerie della cucina ebraica, per spuntare orari meno sfigati.
Da tanto non si vedeva una serie così divertente, curata in tutti i dettagli, innamorata della comicità e del milieu ebraico che l’ha nutrita e coltivata (Woody Allen non nasce a caso, ha una gigantesca tradizione alle spalle). Intitolata La fantastica signora Maisel, è prodotta da Amazon Studios e va in streaming su Amazon Video.
Avete presente Amazon Prime, l’abbonamento mensile a prezzo modico che offre la spedizioni gratis? Lo stesso abbonamento dà diritto a una serie curiosa come American Gods (dal romanzo di Neil Gaiman) e l’altrettanto interessante I Love Dick (da un romanzo firmato Chris Kraus che fu di culto femminista, in italiano lo pubblica Neri Pozza). E forse a molte altre, se solo riuscissimo a moltiplicare le ore del giorno.
Succede che il marito aspirante comico abbia un’amante (la segretaria, e chi sennò?). Succede che una sera, di punto in bianco, dica a Miriam detta Midge «Ti lascio». Succede che Midge, sconvolta e un po’ bevuta, prenda la strada del Greenwich Village. Senza cambiarsi, stavolta, vale a dire in camicia da notte, vestaglia e pantofole (con il tacchetto). Succede che Midge finisca sul palcoscenico del Gaslight Café, ancora con la bottiglia in mano, e attacchi a raccontare la sua storia. (Niente paura, è solo la prima puntata).
Applausi, ancora applausi, e gran finale. «Chi non vorrebbe tornare a casa ogni sera da queste tette?», chiede Midge alla platea facendo seguire i fatti alle parole. Boato. Entrano i poliziotti, viene arrestata per atti osceni in luogo pubblico. Alla stazione di polizia incontra un tale che si chiama Lenny Bruce (non potendo mostrare le tette, lui dice parolacce e puntualmente lo arrestano). Un genio che oggi non potrebbe dire neanche una battuta, visto il tasso di suscettibilità personale e categoriale.
La fantastica signora Maisel è scritta da Amy Sherman-Palladino, che ha fatto il suo apprendistato con Pappa e ciccia (Roseanne il titolo originale) e con Una mamma per amica. Ha chiamato la sua casa di produzione «Dorothy Parker Drank Here» (Dorothy Parker ha bevuto qui, omaggio alla scrittrice di Tanto vale vivere). È figlia del comico Don Sherman, preziosa fonte per scoprire cosa davvero succedeva nei locali anni Cinquanta. La presenza delle donne non è una licenza poetica: erano molte a tentare la via del palcoscenico (e avevano vita molto più dura, quanto a insulti).
Le battute partono a raffica. La ricostruzione d’epoca è perfetta, arricchita da due diversi modelli di mamma ebraica, ansiosa e maniaca del controllo (a Woody Allen appare in cielo, per dire come possono essere opprimenti). L’attrice che fa Miriam – Rachel Brosnahan – incanta per bellezza e bravura. Chi ha detto che pe