Reinhold Rudolf Junghanns. Movimento. Galleria Baumgartner, Mendrisio.

Fino al 14 settembre 2017. Orari: 14.00-18.00, previo appuntamento è possibile visitare la mostra anche la mattina.

Per informazioni: Alessio e Barbara Tomini, Arte Aperta: tel. 091 6460916 / 091 6473993.

Un altro disegno dell'artista a carboncino

Espressioni in movimento

Alla Galleria Baumgartner di Mendrisio le opere dell’artista tedesco Reinhold Rudolf Junghanns
/ 04.09.2017
di Alessia Brughera

Reinhold Rudolf Junghanns, nato a Zwickau nel 1884, è stato raffinato disegnatore e incisore. Se in vita ha goduto di piena stima da parte della critica e dei colleghi per la tecnica ricercata e il tratto sapiente, dopo la sua morte, avvenuta nel 1967, non sono state molte le occasioni espositive che lo hanno visto protagonista.

Particolarmente significativa, dunque, è la rassegna a lui dedicata allestita presso la Galleria Baumgartner di Mendrisio, mostra che intende approfondire il percorso creativo dell’artista tedesco attraverso un’ampia selezione di opere emblematiche del suo stile dalla grande carica espressiva.

Arricchita da numerosi viaggi in tutta Europa, la formazione di Junghanns avviene dapprima a Dresda negli anni in cui nella città il gruppo Die Brücke incomincia a sovvertire le vecchie convenzioni dell’arte tramite «la spontaneità dell’ispirazione». Poi è la volta di Monaco di Baviera, culla anch’essa, a inizio Novecento, di grandi fermenti avanguardistici, con il movimento Der Blaue Reiter a tracciare una nuova rotta verso una pittura intuitiva fatta di associazioni spirituali e simboliche. Proprio a Monaco Junghanns, arrivato nel 1908, coltiva rapporti con molte figure di rilievo del panorama artistico e letterario europeo: conosce Vasilij Kandinskij (e le sue teorie sullo stretto legame tra arte e musica), frequenta il pittore austriaco Oskar Kokoschka e stringe una profonda amicizia con il poeta e scrittore Rainer Maria Rilke.

Qui, nel 1912, incontra anche la giovane attrice Emmy Hennings, colei che sarà sua modella prediletta e musa ispiratrice fino a quando diventerà la compagna del dadaista Hugo Ball, con cui animerà il celebre Cabaret Voltaire di Zurigo. Povera e tormentata, la Hennings accetta il supporto economico e morale di Junghanns, che la ritrae in molti lavori da cui emerge la capacità dell’artista di penetrare l’universo femminile. Immortalata in pose provocatorie, come ben documenta la mostra mendrisiense, la donna appare in tutta la sua fragilità e inquietudine: Junghanns la effigia spesso con la sua inseparabile bambola, tracciandone con segno sicuro i contorni fisici e con essi quelli più intimi di creatura seducente e insieme disperata.

Il tema femminile è costante nell’opera di Junghanns, che accanto alla Hennings ama raffigurare altre celebri donne, soprattutto legate al mondo della danza. Non per niente per la rassegna di Mendrisio è stato scelto il titolo Movimento, termine che interpreta la poetica dell’artista e la sua attrazione verso il dinamismo inteso come simbolo di libertà espressiva.

Mary Wigman, ballerina, coreografa, assistente di Rudolf von Laban sul Monte Verità ad Ascona e grande amica di Junghanns (come attesta l’intensa relazione epistolare tra i due mantenuta fino alla morte) appare in molti disegni a carboncino e in numerose puntesecche dell’artista, con la sua caratteristica maschera che esalta l’idea dell’universalità dell’essere umano e con le sue tipiche movenze che seguono un ritmo interno evocando l’unione tra individuo e spazio.

Tutti i corpi muliebri di Junghanns sembrano seguire le cadenze dell’animo. Ora meditabondi, ora disperati, hanno membra coperte da veli e volti appena accennati, si muovono agili e flessuosi o sono paralizzati in una solitudine sconfortante, hanno espressioni talora addolorate talaltra intrise di dolcezza e serenità.

È in questa sospensione tra disperazione e quiete che affiora l’altro tema caro all’artista: la guerra, generatrice di moti interiori che scombussolano pensieri e coscienze. Un soggetto, questo, che attraversa tutta l’opera di Junghanns, testimone dei due conflitti mondiali. Ecco allora che nelle sue figure femminili dal piglio esasperato si possono cogliere i richiami agli orrori causati dalle lotte umane. Le loro pose sono vicine a quelle delineate nei lavori dedicati alla Grande Guerra, in cui appaiono corpi esplosi, scheletri, teschi, uomini ciechi e prigionieri. L’eloquenza dei volti è la stessa, così come la gestualità drammatica e le volumetrie solenni, a rivelare lo struggente sentire che intride l’intera produzione dell’artista e che viene declinato nei diversi temi con la medesima potente espressività.

L’energia travolgente di Junghanns, riscontrabile anche nelle opere a soggetto naturalistico in cui l’artista si preoccupa di rendere al meglio il fluire dinamico provocato dagli elementi della terra, pare attenuarsi nei lavori dell’ultima fase del suo percorso. A partire dagli anni Trenta, segnati dal trasferimento definitivo da Berna a Zurigo, Junghanns si affida a un linguaggio più pacato e spirituale, specchio del suo bisogno di esplorare l’origine del cosmo. Visionarie e astratte, le opere di questo periodo rappresentano l’impeto mai sopito di un maestro votato alla ricerca di un simbolismo espressivo che possa farsi piena immagine dell’animo umano.