E.S. Gardner, chi era costui?

L’11 marzo di mezzo secolo fa moriva Erle Stanley Gardner, padre del celebre avvocato-investigatore Perry Mason
/ 09.03.2020
di Giovanni Medolago

Erle Stanley Gardner è un nome sconosciuto o quasi. Ma se appena aggiungiamo che fu il padre di Perry Mason, ecco che di sicuro gli occhi di numerosi lettori s’illumineranno. Protagonista di 271 episodi e 26 film, sempre destinati alla TV, l’invincibile avvocato e i suoi assistenti (la segretaria Della Street e l’investigatore Paul Drake) hanno alimentato un culto di massa che ha coinvolto più di una generazione.

E.S. Gardner è stato un autore prolifico come pochi: ha al suo attivo oltre 350 romanzi, quasi tutti ambientati in ambito forense/processuale. I delitti e le susseguenti schermaglie in tribunale hanno uno straordinario fascino narrativo – da sempre, non solo in quest’epoca in cui giallisti e racconti polizieschi nascono come funghi – perché soddisfano il bisogno ancestrale di mettere ordine nel caos dell’esistenza e dei diversi punti di vista sul male, sul bene e sulla colpa. Il tribunale, agli occhi del pubblico televisivo, diviene facilmente un palcoscenico primario in cui va in onda, in forma rituale, popolare e spesso consolatoria, l’eterno conflitto tra legge e giustizia.

E.S.G. si spinse ancor oltre, proponendo un principe del foro animato dall’imprescindibile principio garantista secondo il quale ogni imputato, emarginati e derelitti in particolare, debba aver diritto a un processo equo. Poco importa se poi, pur di vedere assolto il proprio assistito che «sa» essere innocente, Perry Mason violi a sua volta il codice penale e l’etica professionale, cancellando le prove che sfortunatamente depongono a sfavore dell’imputato e talvolta creandone artificiosamente altre a favore di quest’ultimo. A dargli man forte in queste discutibili mosse è soprattutto Paul Drake, fascinoso e assai tranquillo nei telefilm, ma che nei romanzi rasenta pericolosamente il ritratto dell’avanzo di galera!

Gardner (nato in Massachusetts nel 1889 e scomparso l’11 marzo 1970), laureato in legge a Palo Alto nel 1909 pur essendo figlio d’un minatore, confessò d’essersi dedicato alla narrativa per riequilibrare, in favore della difesa, un sistema giudiziario distorto e tutto schierato dalla parte dell’accusa. Alternava la pratica legale alla boxe, ma fuori dal ring dimenticava le norme della noble art e portava con nonchalance parecchi colpi bassi pur di veder scagionati – da accuse sovente inventate da procuratori frettolosamente desiderosi di offrire un colpevole in pasto all’opinione pubblica – i suoi primi clienti, soprattutto immigrati messicani e cinesi che molte volte difese gratuitamente.

Negli Stati Uniti degli Anni 30 permeati da un cinico giustizialismo a prescindere – il primo episodio Perry Mason e le zampe di velluto apparve nel 1933 – E.S.G. rischiò parecchio. Ottenne però e paradossalmente un clamoroso successo proprio perché Mason, «figlio di buona donna che rugge sotto il suo doppiopetto, alla fine conquide, sia pure grazie ai suoi metodi più che discutibili. Si scatena un duello estetico nel quale non conta tanto la verità, ma la vittoria. E tutto questo è molto americano, visto che da quelle parti è solo quella che conta» (Giancarlo De Cataldo).

Da sempre interessato alle condizioni dei detenuti, ESG nel 1948 fondò «The Court of the last Resort» con lo scopo di aiutare gli innocenti vittime di errori giudiziari talvolta clamorosi e far riaprire indagini ormai concluse. Per questo suo impegno che fece uscire di galera più d’un innocente e che lui stesso riassunse in un saggio, nel 1952 gli fu attribuito il Premio Edgard Allan Poe: unico exploit letterario per lui, che aveva a lungo collaborato con la rivista pulp «Black Mask» senza tuttavia ottenere i riconoscimenti che andarono poi ai suoi illustri colleghi di redazione Dashiell Hammett e Raymond Chandler.