Un disco che si accorda perfettamente con la filosofia musicale del jazz, così come la delinea il giornalista e pianista americano Ted Gioa nel suo stupendo, illuminante L’arte imperfetta. Riflessione sul jazz e la cultura moderna. E se l’analogia tra i titoli è assolutamente casuale, il legame di fondo tra la teoria (il libro) e pratica (il disco) è tanto calzante da meritare l’invenzione di un duopack a scopo didattico.
Dolcemente imperfetto (Unit Records, 2019), opera prima del trio svizzero composto da Thomas Danzeisen (sassofoni), Brooks Giger (contrabbasso) e Santo Sgrò (batteria), è un album che bisognerebbe evitare di etichettare, anche soltanto per non spaventare l’ascoltatore comune. Parlarne come di un disco di improvvisazione jazz ne sminuirebbe la fisionomia.
Prendiamola dunque alla larga e proviamo a definirlo come un progetto di poesia che sceglie la via musicale per esprimersi. Basterebbero gli stessi titoli dei tredici brani in scaletta a dare una dimostrazione del potere evocativo messo in opera dalla fantasia dei musicisti.
Un suono rilassato, solare ma allo stesso tempo concentrato e denso di esperienza. I tre fissano su disco la ricerca difficile, e anche scomoda, che da tempo perseguono sul palco. Senza scendere a compromessi suonano la musica in cui credono: imperfetta forse, ma assolutamente sincera.
Il sito web di riferimento è www.trio-danzeisen-giger-sgro.com.