Le date «di casa» dei live sono sempre un terreno al limite tra il giocare in casa, per l’appunto, e la montagna insormontabile da scalare. Nella propria città – tendenzialmente Milano – ci sono gli ospiti, i club più popolati, gli amici di sempre che ti guardano, i nemici di sempre che un po’ rosicano.
La doppia data di Rkomi a Milano è stata la consacrazione di Mirko come artista altro, che trascende le etichette di genere e di tipo: da domenica intorno a mezzanotte – ovvero la fine dell’ultima tappa del suo tour – Rkomi è un artista. E basta.
Coriste, un set di luci senza scopiazzare gli americani con wall led e visual, gli amici di sempre Ernia e Tedua che salgono sul palco e si stringono in un abbraccio fraterno, il primo producer «big» ad aver creduto in lui presenza quasi costante sul palco (parliamo di The Night Skinny, se non lo conoscete andate a sentirvi prima Sissignore poi Fuck Tomorrow per capire il legame che li unisce), i big della scena che hanno creduto in lui e che lo fanno tutt’ora, da Marracash che ha messo la propria firma sul primo disco ufficiale di Rkomi, a Fibra, Gué e Noyz che, come dice in una celebre canzone, ha spaccato il palco «co’ uno der ’94».
Nel live al Fabrique di Rkomi c’è tutto, soprattutto c’è la gente – riuscire a passare dal bancone del bar al cortile per fumare era un’impresa tutt’altro che facile, visto che fan di ogni genere, di ogni età e di ogni tipo, dal ragazzino con il cappello retato e la tuta adidas allo studente Bocconiano in cappotto cantavano scalmanati a squarciagola.
E anche sul palco c’è spazio per tutto: c’è Jovanotti che si palesa come una voce registrata, ma c’è anche Falco, l’inizio, la piazza, con Dasein Sollen, il primo brano, a metà del quale si vede correre Tedua tutto trafelato per non perdersi il ritornello del brano – quello sì puramente rap – che ha definitivamente consacrato il suo amico, coinquilino e infine collega.
Rkomi esce da queste due date – che vogliono dire circa 10’000 persone pronte a pendere dalle sua labbra – sicuramente più adulto. Ho avuto la fortuna di assistere ai primissimi live di Mirko, nei club infimi della provincia italiana, e vederlo tener banco su un palco grande, con la band, mentre scherza con i fan, riceve rose e dice che dovrebbe essere lui a regalarle a chi sta sotto e preoccuparsi dell’idratazione dei propri seguaci lo rende un one man show che capisce che comunque la squadra vince sempre, da Junior K (il suo dj) fino ad arrivare alle coriste.
Purtroppo questo tour è finito, ma se dovesse tornare nelle vostre città, non perdete l’occasione di vedere il nuovo Mirko: vi divertirete voi e si divertirà lui.