Phineas Taylor Barnum, ideatore del circo freak più famoso al mondo.


Distrarsi con un freak

Esce per Sellerio un libro che cerca di ripercorrere la figura dell’impresario circense P.T. Barnum
/ 27.08.2018
di Mariarosa Mancuso

Nel 1995 Alessandro Baricco pubblicò in volume gli articoli scritti per «La Stampa» sotto la testatina Barnum. Impresa sempre rischiosa, con materiali fabbricati per durare un giorno: basta rileggersi anche solo qualche mese dopo per accorgersi di quanto risentono del tempo che passa. Barnum 2 – sempre con il sottotitolo Cronache dal grande show era il titolo di una raccolta successiva (dopo il passaggio dello scrittore a «Repubblica»).

Presi insieme, a riguardarli oggi, sono un documento della cultura popolare nell’epoca che non conosceva gli smartphone e i social. Non è nostalgia, semplice constatazione di cose che allora sembravano nuovissime e ora sono considerate quasi classiche: valga per tutti l’esempio di Jovanotti, che era partito dal grido di guerra «Uno due tre casino…» e ora viene considerato un pensatore di riferimento.

Bastava la parola, «Barnum». Nessuno si prese la briga di curiosare sul personaggio che era diventato sinonimo di circo a tre piste (del resto, era stato lui a inventare la formula, durata con il suo nome in ditta fino all’anno scorso). Sull’uomo che era diventato ricco mostrando a un pubblico pagante e curioso una vecchietta ultracentenaria che sosteneva di aver tenuto a balia il piccolo George Washington.

In mostra c’erano anche la Donna Barbuta, il minuscolo Generale Tom Thumb, i gemelli siamesi Chan e Eng, lo scheletro umano, l’elefante Jumbo portato via con gran clamore (e un cospicuo assegno) dallo zoo di Londra, rischiando una crisi diplomatica tra i due paesi. Il pachiderma ai suoi tempi era una celebrità, da lì viene il nome del Jumbo Jet. E da lì viene l’elefantino disneyano Dumbo: Tim Burton sta rigirando il cartone animato in live action, con qualche aiutino tecnico perché nella realtà i pachidermi svolazzanti non li ha mai visti nessuno (uscirà a marzo 2019).

Phineas Taylor Barnum, classe 1810, era il perfetto americano che con i soldi comprava ogni cosa. E riusciva a fare un sacco di soldi con qualsiasi spettacolo gli venisse in mente. «Prudente, solerte e perseverante come uno scozzese, frugale e lindo come un olandese, interessato ai soldi come un ebreo», scrive senza ritegno Frances Trollope nel 1832, in un libro intitolato Domestic Manners of The American. Ancora si avverte il rancore britannico per gli ex coloni che avevano buttato a mare le casse di tè nel porto di Boston, al grido di «no taxation without representation». E aveva dichiarato l’indipendenza (se il cognome vi ricorda qualcosa, ebbene sì: Frances Trollope – detta Fanny – era la madre del romanziere Anthony Trollope).

Agli occhi di sé medesimo, lo ribadisce in tutte e tre le sue autobiografie, Barnum era un benefattore dell’umanità. In missione per conto di Dio. «Uomini donne e bambini, non potendo vivere di sole occupazioni serie, hanno bisogno di qualcosa che assecondi il loro umore e i loro momenti più gai e leggeri, e chi appaga tale bisogno adempie a una funzione selezionata dall’Autore della nostra natura». Questo leggiamo in Battaglie e trionfi – quarant’anni di ricordi, appena uscito da Sellerio e curato da Andrea Asioli, che ha messo insieme tre memoir scritti in periodi diversi con intenti diversi – nell’ultimo ammette che certe attrazioni non erano proprio genuine – e ha scovato due scritti dimenticati di Mark Twain sull’amico-rivale.

The Greatest Showman è un musical di Hugh Jackman uscito l’anno scorso, dedicato appunto a P. T. Barnum. C’era già stato, diretto da Cecil B. De Mille nel 1952, Il più grande spettacolo del mondo, con i veri trapezisti, e acrobati, e domatori, e clown del circo Barnum, che dopo una serie di avventure, personali e societarie, aveva una ragion sociale più complicata, Cherchez la femme, ovvero una cantante d’opera che si chiamava Jenny Lind, l’usignolo svedese: a 29 anni si era ritirata dalle scene e fu scritturata per un tour americano dall’impresario, in cerca di entrature nel salotto buono.

Siccome oggi si parla solo e sempre di inclusione & diversità, Hugh Jackman regala al suo Barnum una sensibilità moderna del tutto anacronistica. Le sue bizzarre creature non si sarebbero mai messe a cantare con fierezza «Bizzarro è bello». Erano altri tempi, magnificamente spiegati dal critico letterario americano Leslie Fiedler nel suo saggio intitolato Freaks (appena ristampato da Il Saggiatore, in libreria mancava da tantissimo). Freaks come «scherzo di natura» (da lì prendono nome i «fricchettoni») e come «mostro»: una lunga – e molto affettuosa – storia delle creature fuori misura.

Bibliografia
P.T. Barnum, Battaglie e Trionfi. Quarant'anni di ricordi, Sellerio Editore Palermo, 2018.