Svela molto della personalità dell’autore, del suo approccio alla pittura e della sua evoluzione creativa negli anni, l’ampia selezione di opere di Carlo Basilico presentata alla Pinacoteca Züst di Rancate. Un omaggio alla memoria dell’artista chiassese voluta dal nipote Rudy, custode devoto della quasi totalità della produzione pittorica del nonno.
Nel 1998 l’estro e la poliedrica attività di Carlo Basilico (Rancate 1895 – Mendrisio 1966) come pittore, decoratore, designer e progettista furono indagati e documentati da una approfondita ricerca sfociata nella prima monografia e mostra antologica, promosse dal Comune di Chiasso e curate da Nicoletta Ossanna Cavadini, storica dell’architettura e dell’arte, direttrice del m.a.x. museo. A vent’anni di distanza, l’incontro di Rudy con lo scrittore e poeta Alberto Nessi, ispiratosi in suoi testi alla figura di Carlo Basilico, ha portato al progetto di una seconda monografia ed esposizione, dedicate stavolta solo alla pittura e curate dallo storico dell’arte Claudio Guarda.
Un approccio e un’analisi diversi, che oggi completano e arricchiscono le conoscenze sul vissuto dell’artista, le aspirazioni, le modalità espressive della produzione pittorica cui il chiassese si dedicava nel suo tempo libero, essendo altrimenti impegnato nella sua impresa di pittura, decorazione e ornamentazione. Come annota Alberto Nessi, l’insegna dell’atelier, all’imbocco di via Cantoni, in piastrelle di ceramica bianca e grigia, richiama l’operosità della bottega artigianale ma anche il «sogno della grande arte», coltivato in privato con grande sensibilità e risultati più che incoraggianti, ma rimasto nel cassetto, nonostante la visibilità ottenuta in esposizioni in Svizzera e in Ticino. «Per forza di cose – scrive il nipote Rudy – mio nonno non si considerava un pittore professionista (…). Un giorno mi disse che se fosse vissuto a Parigi senza la responsabilità di dover pensare alla famiglia e alla ditta, avrebbe potuto dedicarsi esclusivamente alla pittura e sarebbe artisticamente evoluto in modo diverso».
Fatto sta che la passione del dipingere lo prendeva molto, anche quando non aveva in mano colori e pennello. Una volta, interpellato dai familiari mentre era assorto nei suoi pensieri, presente il nipote, sorprendendo tutti rispose: «Dipingo con gli occhi». Con il suo talento e la sua modalità nel dedicarsi a quest’arte, non ci metteva molto a passare dall’osservazione all’interpretazione su tela delle emozioni che provava in quel momento. Colori allo stato puro non miscelati sulla tavolozza e scelti senza esitazione, per esprimere luci e ombre, un approccio non descrittivo, segni rapidi e decisi, riusciva a rendere vive e autentiche, con freschezza e immediatezza, istantanee di serenità e armonia, a volte di disagio, disperazione: ritratti di familiari, angoli di casa e paesaggi del Mendrisiotto. Ci sono anche numerosi autoritratti, quanto mai rivelatori dei suoi stati d’animo. Riprendeva soggetti e tematiche molte volte e con altre tecniche per sondare la sua capacità di tradurre sulla tela e sulla carta emozioni sempre diverse, mai dimenticando il disegno, fil rouge dell’intero suo percorso artistico.
L’interesse della lettura critica di Claudio Guarda sta nell’aver cercato, all’interno della produzione pittorica di Basilico, focalizzata sull’intimità degli affetti familiari, la quotidianità e l’amore per la sua terra, un percorso lineare e coerente che si esprime «come le pagine di un diario». L’artista cerca sé stesso, mentre l’ornatista fa quello che gli chiede il committente: due approcci distinti, evidenzia Claudio Guarda, riconoscibili in Basilico dai suoi esordi, anche se non tarderà a manifestarsi in lui l’estro del colorista, cui rimarrà poi sostanzialmente fedele.
Considerando i lavori di Carlo Basilico eseguiti su commissione, che non rientrano nel tema della mostra, va ricordato l’unicum, dall’importante valore documentario e didattico, rappresentato dalle splendide opere realizzate per il refettorio dell’ex fabbrica di tabacco Polus SA a Balerna all’inizio degli anni Quaranta: i dodici graffiti color sanguigna raffiguranti i luoghi di provenienza delle sigaraie, le due imponenti tempere su tavola con scene della Lavorazione della pianta del tabacco e della Lavorazione dei sigari, i nove pannelli mobili dedicati a La coltivazione del tabacco.
Composizioni, atmosfere e colori a sé stanti nella produzione pittorica di Basilico e con una loro ragion d’essere, evidenzia Alberto Nessi, da interpretare nel contesto della «difesa spirituale» in Svizzera, del dibattito sulla salvaguardia delle identità regionali e per dare visibilità al successo di un Ticino industriale che cresce. Altri lavori hanno reso noto Carlo Basilico, tra i quali decorazioni di edifici a Chiasso come la Torretta di Casa Pedroli e il Cinema Teatro o ancora per l’Albergo Bellavista sul Monte Generoso (salvate e riportate nel Fiore di pietra di Mario Botta). Ha progettato e ristrutturato edifici per l’industriale Luigi Giussani, tra cui la facciata della Monteforno e della Centrale elettrica di Lostallo, e ha disegnato mobili e arredi, anche per casa sua.