Arte e vino costituiscono da sempre un connubio felice, che ha assunto molteplici forme attraverso la storia. Le rappresentazioni della coltivazione della vite e del prodotto dei suoi frutti è nota da tempi remotissimi. Dal Secondo dopoguerra, invece, l’intervento degli artisti assume una forma nuova. Sarà perché i produttori di vino più blasonati amano circondarsi di opere d’arte o sarà invece perché sono spesso gli artisti ad essere dei bons vivants. Fatto sta che queste frequentazioni hanno sortito risultati interessanti.
Un primo contatto documentato fra questi due mondi – arti visive e produzione vinicola – è la serie di etichette per il bordeaux Château Mouton Rotschild realizzate, in maniera sistematica a partire dal 1945, da autori come Salvador Dalí (vendemmia 1958), Pablo Picasso (1973), per arrivare più di recente a Lucian Freud (2006) e Anish Kapoor (2009). A tutt’oggi la collezione rimane una pietra miliare, molto apprezzata dai collezionisti del settore, e ha fatto scuola per quanto riguarda la scelta di coinvolgere artisti anche celebri per impreziosire la veste del prodotto.
Un’altra tipologia di «interferenza artistica», sempre più intensiva a partire dagli anni Ottanta, è la realizzazione di opere espressamente ideate per i vigneti o per le cantine vinicole. In questo senso, Piemonte e Toscana, detengono il primato per frequenza e qualità degli interventi, fra i quali vale la pena citare almeno un paio di casi. Forse alcuni fra i lettori ricordano di avere intravisto, fra i filari di Barolo, la sgargiante cappella (usata in passato come rimessa per i trattori) decorata da Sol Lewitt e David Tremlett per la famiglia Ceretto in località La Morra. Scendendo più a sud, durante la visita alla tenuta del Castello di Ama, nel Chianti, si possono invece incontrare alcuni fra i più rilevanti artisti degli ultimi anni, da Louise Bourgeois a Daniel Buren, ai quali sono stati commissionati interventi site specific a partire dal 1999.
Un’altra declinazione del connubio fra arte e vino è quella di costituire una collezione di opere (talvolta anche realizzate ad hoc) da collocare presso tenute vitivinicole. In Ticino un esempio su questa linea è la raccolta d’arte di Mario Matasci, dell’omonima casa vinicola, a Tenero, con opere rilevanti in particolare nell’ambito dell’Espressionismo tedesco. In questi casi non si tratta di opere disposte direttamente nella natura, ma di veri e propri percorsi espositivi per i quali vengono realizzate architetture apposite o si scelgono spazi storici già esistenti. Nei migliori dei casi le collezioni sono strutturate per essere in dialogo con il territorio circostante. Napa Valley e Francia contano molti di questi esempi. Un caso emblematico sono le campagne fotografiche dedicate alle tenute Lafite Rothschild commissionate a grandi autori – Richard Avedon, Elliott Erwitt, Irving Penn, … – da Eric de Rotschild a partire dagli anni Novanta.
Ritornando in Toscana, un’altra zona di interesse è quella di Montalcino, dove ogni più piccolo podere è coltivato a vite e dove non ci si stanca mai di discutere se sia superiore il Chianti o il Brunello. Qui, dal 2012, la famiglia Frescobaldi ha deciso di ospitare presso la tenuta di Castel Giocondo la collezione «Artisti per Frescobaldi», costituita tramite un premio biennale d’arte, nel quale ogni edizione è dedicata a una nazione diversa. Il 2018 vede proprio la Svizzera come protagonista principale.
Tiziana Frescobaldi, ideatrice del premio, spiega: «Il progetto è nato qualche anno fa, in questo momento complesso che tutti stiamo vivendo a livello culturale. Abbiamo cominciato a pensare a qualcosa che servisse ad interpretare la nostra realtà produttiva, quella del vino. Poi abbiamo deciso di concentrarci sulla tenuta di Castel Giocondo, una delle nostre tenute principali, in una terra nuova, cioè con pochi episodi di unione fra arte e vino. Una terra così nota e celebrata, ma anche remota, non particolarmente ricca a livello culturale, fatta eccezione per alcune altre aziende».
Sempre a Montalcino, per esempio, si trova il Castello di Romitorio, di proprietà di uno dei principali pittori italiani del secondo Novecento, l’esponente della Transavanguardia Sandro Chia, impegnato nella produzione di Brunello (etichette comprese) già dagli anni Ottanta e protagonista di una mostra personale a Casa Rusca a Locarno aperta fino al 6 gennaio 2019.
Il premio Frescobaldi coinvolge tre artisti per ogni edizione: due artisti provenienti dal paese ospite e uno dall’Italia. Gli artisti trascorrono un periodo a Castel Giocondo, dove hanno modo di seguire la produzione del vino, oltre che di scoprire la tenuta e il territorio circostante. Seguono vari mesi, in cui viene lasciato loro il tempo per la realizzazione dell’opera, che sarà poi esposta in un museo. Quest’anno si tratta della Galleria d’Arte Moderna di Milano. A seguito della premiazione, le opere vengono riunite a Castel Giocondo, dove sono allestite in permanenza.
Tiziana Frescobaldi, riguardo alla natura delle opere, racconta: «Non sono opere site specific, non sono studiate per essere in un punto preciso della tenuta. Ma, negli anni, vanno gradualmente a costituire una collezione ispirata al territorio che le ospita. Abbiamo evitato di accumulare opere solo in base ai nostri gusti collezionistici, per favorire invece il legame con il territorio: tutto nasce da una visita, da una memoria del luogo ed è interessante vedere cosa gli artisti abbiano ricavato da un’area che per noi è prevalentemente un luogo di lavoro, di produzione. Ne abbiamo una concezione di coltivatori, ma diventa per noi vitale leggere la terra secondo lo sguardo dell’artista».
Gli invitati si possono definire «a metà carriera»: sono fra i 30 e i 45 anni e hanno già mostre importanti al loro attivo, ma non entrano ancora nella categoria degli autori storicizzati. Sono presenti sulla scena dell’arte contemporanea, pur non essendo ancora di fama consolidata. La scelta è quindi quella di favorire un momento che può essere determinante e nodale nel loro percorso artistico, quando è conclusa la possibilità di ricevere borse di studio o premi per giovani autori, ma allo stesso tempo non si può ancora contare su una fama assodata e su un parterre di collezionisti.
Una commissione di esperti indica gli artisti da invitare, privilegiando nomi che stiano attraversando un periodo creativo particolarmente interessante e abbiano voglia di misurarsi con questa specifica identità territoriale. Inoltre devono essere disposti a confrontarsi con la committenza, secondo una formula molto diffusa nell’arte del passato, ma spesso invisa agli autori del presente.
Ancora Tiziana Frescobaldi racconta le ragioni che hanno motivato la scelta della Svizzera quale paese centrale per l’edizione 2018: «Si tratta di un paese importante e molto vivace dal punto di vista dell’arte, dove gli autori hanno grandi opportunità. È un paese vicino a noi, seppure molto diverso. Un paese chiave per l’arte contemporanea. Perciò abbiamo selezionato due artiste, entrambe di origine romanda, anche se molto diverse fra loro».
La più giovane è Claudia Comte, nata nel 1983 a Grancy, nel Canton Vaud, dove continua a vivere e lavorare, trascorrendo però lunghi periodo anche a Berlino. Una sua installazione – Now I Won – troneggiava su Messeplatz durante l’edizione 2017 di Art Basel e comprendeva una colossale scritta in legno, oltre che una serie di attrazioni a pagamento, i cui proventi sono stati destinati a Pro Natura. Arrivata a Montalcino, ha chiesto informazioni e dettagli a tutti i tecnici dell’azienda per comprendere il luogo, i metodi di coltivazione vitivinicola e la procedura per la vinificazione, seguendo tutta la fase cruciale della vendemmia.
La seconda artista è Sonia Kacem, nata nel 1985 a Ginevra, dove tuttora vive. È arrivata a Castel Giocondo in luglio, quando i colori sono particolarmente intensi e si è appassionata soprattutto al rapporto fra la terra e la vite, fra i vigneti e il paesaggio. Il suo lavoro si basa prevalentemente su materiali di riutilizzo, ricercando però un’estetica sobria ed essenziale che spesso cita il minimalismo degli anni Settanta.
Il terzo autore è lo scultore italiano Francesco Arena, la cui opera verte principalmente su un’analisi critica della storia degli ultimi decenni, realizzando opere che si concentrano su fatti tragici mai adeguatamente chiariti.
A partire dal 26 ottobre le opere realizzate saranno visibili al pubblico presso la Galleria d’Arte Moderna a Milano, dove una giuria composta da storici dell’arte nominerà il vincitore. In seguito la collezione Frescobaldi sarà visibile gratuitamente, su prenotazione, per coloro che avranno modo di fare una gita in Toscana.