Dalla tragedia alla luce

Con Antigone e Macbeth due appuntamenti classici, mentre il Teatro San Materno omaggia la luce con una conferenza e uno spettacolo di danza contemporanea
/ 31.10.2016
di Giorgio Thoeni

Due appuntamenti teatrali di matrice classica hanno recentemente catturato il nostro interesse. I capolavori del repertorio drammatico per eccellenza sono speso oggetto di rivisitazioni grazie al loro straordinario contenuto: storie adatte a ogni epoca che non chiedono necessariamente di essere attualizzate. 

Il primo caso ci è stato offerto da Antigone a firma di Christian Seiler con il suo StilleWasser Kollektiv. Attore e regista zurighese, Seiler ha raccolto 11 giovani attori dell’Accademia di Verscio, di cui alcuni appena laureati, per un’evocazione scenica del mito della figlia di Edipo. Due i filoni seguiti dal regista: la versione di Sofocle e quella di Jean Anouilh. Definito il grande scettico della natura umana troppo incline al servilismo e alla sottomissione, Anouilh, (come Sofocle) si concentra sul sistema del diritto e dei valori sociali attraverso la ribelle ostinazione di Antigone. La donna viene murata viva dopo aver violato l’ordine di Creonte, re di Tebe, che proibiva la sepoltura di Polinice, uno dei due fratelli di Antigone considerato un traditore. Lascerà una città «malata» e in disgrazia. Con Antigone tornano i personaggi ex-machina della tragedia greca, da Creonte al Coro a Tiresia.

Tutto il plot sembra accordarsi con il regista che fa man bassa nel teatro di movimento tra acrobazie, danze dionisiache, allusioni alle Pussy Riot e ai giochi di potere all’americana. Molta carne al fuoco, confusione di intenti e di codici espressivi. Un faticoso uso dell’italiano, parentesi in francese, tedesco, inglese e persino in greco antico compongono un allestimento pesante e faticoso (per gli attori e per il pubblico), troppo per un esercizio scolastico di stile. Questo Antigone ha perlomeno il pregio di mettere in luce alcuni giovani talenti e la loro sana urgenza attoriale. Lo spettacolo ha debuttato al Paravento di Locarno e prevede repliche al Cortile di Viganello (28-30.10), al Rennweg 26 di Bienne (1-3.11), al Teatro Foce di Lugano (7, 9.11) e all’Aula Rämibühl di Zurigo (25, 26. gennaio 2017). Bonne chance!

Il secondo classico l’abbiamo visto al «Cortile» di Viganello nell’adattamento del Macbeth di William Shakespeare, proposto da Emanuele Santoro in scena con Margherita Coldesina. Un récital che si è rivelato una bella sorpresa a cavallo fra resa teatrale e radiofonica, con tagli testuali coerenti e intriganti, con un uso ispirato delle voci al microfono accanto ad appropriate e suggestive atmosfere sonore accompagnate da garbati interventi delle luci, inserite in una scenografia essenziale: due candelabri, una parete a pannelli, un trono sospeso sulle teste dei due attori. Ecco come riuscire a superare brillantemente l’insidia di una lettura drammatica. Occorrono idee e professionalità.

Passiamo alla danza contemporanea, il cui bello consiste nel dialogo che riesce a instaurare con altre discipline, uscendo così dai cliché di un movimento cadenzato dalla musica, ma dove la musica diventa luce, spazio, movimento stesso e voce. Questa simbiosi della danza a confronto con altre modalità espressive è il senso della linea costruita per il cartellone del Teatro San Materno di Ascona che ha voluto dedicare questa stagione al tema della luce. Sul piano architettonico ecco dunque l’incontro con le visioni di Mario Botta su La luce come generatrice dello spazio, una conferenza stimolata dalla giornalista e critica d’arte Chiara Gatti. Mentre la dimensione danzata la ritroviamo nel racconto coreo-grafico del recente spettacolo West End, appuntamento in cartellone nella sala di Ascona e risultato originale dell’incontro-dialogo artistico tra una biologa molecolare e una laureata in letteratura inglese a Cambridge: Chiara Frigo e Amy Bell.

Entrambe hanno in comune la danza contemporanea e la performance, ambiti in cui si sono affermate a livello internazionale. Il loro è un mondo orientato verso la comunicazione totale in universo declinato in storie originali la cui piattaforma principale è l’intrattenimento iniziato con un progetto europeo intitolato Act Your Age che ora ha trovato uno sviluppo in West End, dal nome del celebre quartiere londinese famoso per i suoi teatri e centro di arte e di cultura. È l’allusione verso un mondo in cui la leggerezza si fonde con la riflessione e il mistero, con il debito che abbiamo verso la vita e con un’esistenza fatta di superficialità e di sostanza. Come un’araba fenice che risorge dalle sue ceneri, così la rinascita passa attraverso il corpo liberato in una frenetica danza a ritmo di tip-tap in un quadrato simbolico, fra immagini ispirate dal cinema muto, il cabaret e il performing entertainment.

Un’eccellente Amy Bell ci racconta tutto questo nel progetto di Chiara Frigo, sulle musiche del disegno sonoro di Mauro Casappa (ormai un habitué del San Materno) e l’originale corredo luminoso di Moritz Zavan Stoeckle in sintonia e abbinamento col tema della stagione di luce immaginata da Tiziana Arnaboldi.