Dove e quando

Schena da Vedro, Rapperswil, Kunst(zeug)Haus. Fino al 29 ottobre 2017.

Orari:
ma-ve 14.00-18.00
domenica 11.00-18.
Mercoledì 18 ottobre alle 18.30 è prevista una visita guidata con Aldo Mozzini e Peter Stohler, direttore del Kunst(Zeug)Haus.
www.kunstzeughaus.ch


Dal sud della Svizzera al mondo

Sei artisti ticinesi espongono a Rapperswil-Jona nell’ambito della collettiva Schena da vedro
/ 16.10.2017
di Marinella Polli

Schena da Vedro, attualmente in corso negli spaziosi locali della Kunst(Zeug)Haus di Rapperswil-Jona, è una significativa e rappresentativa mostra che assembla in modo davvero esemplare diverse opere (fotografie, video, installazioni, oggetti e disegni) di Valentina Pini, Nina Haab, Aglaia Haritz, Gian Paolo Minelli e Aldo Mozzini. Viene degnamente completata da collage e oggetti provenienti dalla collezione della fondazione dello stesso museo, firmati da uno dei nostri più famosi artisti, Flavio Paolucci.

Artisti ticinesi, dunque, nonché artisti che il Ticino lo hanno magari lasciato, ma continuano a identificarsi con il nostro cantone: questo è per esempio il caso di Aldo Mozzini che vive ora a Zurigo. Dell’artista che nel 2012 ha vinto lo Swiss Art Award e nel 2014 un riconoscimento della Fondazione Cultura di UBS, si possono ammirare a Rapperswil-Jona due suggestive installazioni: Grottino 03 e Dogana 03, nonché un video e alcuni disegni. Tra l’altro, il titolo Schena da vedro, eloquente per lo meno per orecchie ticinesi, lo si deve a lui che in alcune sue serigrafie utilizza espressioni in dialetto ticinese: «lifrocc» è un’altra di queste parole. Pare che Mozzini se lo fosse sentito dire personalmente quando aveva annunciato la sua decisione di diventare artista. Di particolare interesse anche l’opera di Aglaia Haritz, ritornata in Ticino due anni fa e ora attiva nel Gambarogno. Bellissimi i suoi ricami su tessuto, sorta di espressivi pittogrammi con messaggio politico o sociale, e i lavori creati collaborando per anni al progetto Embroiderers of Actuality insieme con Abdelaziz Zerrou, e il convincente Madonne Palestinesi. Oltremodo espressivi anche installazioni e video di Nina Haab, ginevrina di adozione e nota per le sue opere multimediali, e le gigantografie (provenienti dalla Fondazione Svizzera per la Fotografia di Winterthur) di Gian Paolo Minelli. Quest’ultimo artista fa la spola fra Chiasso e Buenos Aires, ricercando i suoi temi nel vibrante e poliedrico paesaggio urbano ricco di contrasti e contraddizioni.

Valentina Pini, che pure vive a Zurigo, è presente alla Kunst(Zeug)haus con lavori fotografici e un video. La mostra viene come detto completata da opere di Flavio Paolucci, artista famoso anche fuori dei confini ticinesi che vive a Biasca dove è tuttora attivo. È davvero gratificante, e per gli occhi e per lo spirito, percorrere un itinerario espositivo piacevole quanto una rappresentazione teatrale, ma, pure ricco di profondi stimoli e suggestioni. Si è infatti al cospetto di una mostra collettiva di enorme rilevanza che sedimenta note memorie culturali e che altresì invita a conoscere l’affascinante mondo di artisti, i quali, esplorando le possibilità espressive dei più svariati materiali, quali legno, tessili, carta o altro, si confrontano peraltro con la propria arte, vita e, soprattutto, identità.