La serie pop per eccellenza, ambientata nei gloriosi anni 80 e piena di riferimenti a opere del passato, torna a far parlare di sé con la terza stagione. Ormai sappiamo tutti quanto la formula usata dai Duffer Brothers sia di successo, passando da momenti comici ed esilaranti, ad altri di paura e terrore, dall’azione al dramma. Stranger Things è intrattenimento assicurato, ma per quanto ancora questa versatilità continuerà a conquistare il cuore degli spettatori?
Rispetto alla seconda stagione, questa presenta una storia più ispirata e personaggi meglio delineati, contestualizzati e profondi. D’altronde prima di guardare questa serie bisogna partire con i giusti «presupposti»: è necessario chiudere un occhio su molti aspetti riguardanti lo sviluppo degli eventi, talvolta poco reali, e sulle coincidenze, sempre dietro l’angolo.
Non aspettatevi qualcosa di originale: Stranger Things ha successo perché è stata in grado di convogliare i migliori elementi da molti film e serie tv passate e non perché si tratta di qualcosa di nuovo. Molte scene sono stereotipate, come pure i personaggi e le battute, che non sempre colpiscono come dovrebbero. La struttura narrativa è spesso condita da cliché alla lunga fastidiosi. Nonostante queste premesse, i Duffer Brothers hanno creato un prodotto valido, a partire dalla scenografia, sempre iconica. Anche la fotografia è di valore, ricca com’è di cinematiche dinamiche e mozzafiato e di colori anche molto saturati e azzeccati che riescono a delineare bene i personaggi e l’ambiente circostante.
Il problema di Stranger Things è la struttura narrativa, praticamente invariata ormai da tre stagioni: c’è una minaccia e qualcuno se ne accorge ma non viene creduto, finché essa non si manifesta anche alla popolazione. A quel punto è compito dei protagonisti (i ragazzini, Undici, Joyce e Hopper) combatterla, al costo della vita di un personaggio che ci sta a cuore.
Onestamente auspichiamo che Stranger Things si fermi alla quarta stagione così da concludere degnamente la storia, implementando un’altra impostazione narrativa che possa dare ossigeno e magari permettere di trovare un’identità più rilevante all’interno del mondo delle serie TV.
Stranger Things 3 è oggettivamente una bella stagione, poiché è completa e sul finale offre anche qualche piacevole sorpresa. Inoltre la visione risulta fluida, dinamica e divertente e rispetto alle prime due stagioni ha acquisito più coraggio nel mostrare le scene crude. Ciò nonostante rimane all’ombra delle grandi opere televisive di questi anni.
I Duffer Brothers riescono nuovamente a creare un fenomeno pop perfetto per lo spettatore medio che senza troppe ambizioni vuole godersi una piacevole e avvincente avventura.