Come partecipare
«Azione», mette in palio alcuni biglietti per il concerto di Jörg Widmann con l’OSI che avrà luogo giovedì 17 gennaio 2019 all’Auditorio Stelio Molo RSI di Lugano. Per partecipare all’estrazione basta seguire le indicazioni sulla pagina web www.azione.ch/concorsi


Cose nuove e inaudite

Jörg Widmann non è solo un virtuoso del clarinetto, ma anche compositore e direttore d’orchestra
/ 07.01.2019
di Enrico Parola

Uno e trino. Se non pochi sono ormai gli strumentisti che si dedicano con successo al podio (bastino gli esempi dei pianisti Levine e Barenboim) Jörg Widmann è un caso quasi unico: è un virtuoso del clarinetto, interprete di riferimento dei più grandi capolavori dedicati allo strumento da Mozart, Weber, Brahms; è un direttore d’orchestra che calca podi prestigiosi; è uno dei compositori più quotati e ricercati di oggi: gli hanno commissionato brani per orchestre mitiche come la Gewandhaus di Lipsia o la Boston Symphony, esattamente due anni fa (17 gennaio 2017) il suo «Arché» ha tenuto a battesimo la nuova e bellissima Elbphilharmonie di Amburgo.

Il 45enne musicista bavarese ha presentato lo scorso anno a LuganoMusica due delle sue tre personalità artistiche, il compositore e il clarinettista, suonando con l’Hagen Quartet il Quintetto di Mozart e il suo; mentre la sorella Carolyn ne ha suonato il Concerto per violino accompagnata da Daniel Harding e l’Orchestre de Paris.

In una sola serata, la seconda del ciclo «Osi in Auditorio», Widmann le concentra tutte e tre: giovedì prossimo dirigerà l’Orchestra della Svizzera Italiana nella prima sinfonia di Mendelssohn, nel Concerto per clarinetto in fa minore di Weber dove sarà anche solista, e in due sue composizioni: l’ouverture Con Brio e il sestetto per archi 180 beats per minute. Un uomo totalmente conquistato dalla musica: «Io e mia sorella Carolyn eravamo ancora piccoli, avevamo forse 4 o 5 anni; i genitori ci portarono a vedere il Pipistrello di Johann Strauss e ne rimanemmo folgorati; lì la musica divenne un elemento magico e irrinunciabile nelle nostre vite.

Iniziammo ad andare spesso a teatro; ci stregò il Flauto magico di Mozart; per settimane lo allestimmo anche nel nostro soggiorno: i pupazzi erano Pamino, Tamina, Sarastro, la Regina della Notte, noi cantavamo – in qualche modo credo… – tutte le parti; ci divertivamo come pazzi». Quanto al clarinetto «non so perché lo scelsi, i miei genitori mi raccontano che un giorno tornai a casa e dissi loro che volevo imparare a suonarlo; però sono perfettamente consapevole del perché oggi mi piace così tanto: è uno strumento magico, crea un suono che sembra nascere dal nulla e sembra tornare nel nulla; il pubblico vede fisicamente il clarinettista sul palco, lo vede muovere le dita e soffiare nello strumento, ma è come se non fosse lì la sorgente del suono; la voce del clarinetto proviene da un punto non definibile e fugge in un altro punto inspiegabile». 

Una magia che per Widmann è la spinta a comporre per il suo strumento: «Penso che abbia delle possibilità ancora inesplorate; infatti quando i compositori che mi vogliono dedicare un’opera mi chiedono se sia possibile o no eseguire certi passaggi, rispondo sempre: prima scrivili, poi vediamo se in qualche modo si riesce». Lo ha fatto con l’elvetico Holliger, con Rihm o Reimann.

«Penso che cercare o superare il limite sia un motore essenziale nella storia della musica; il concerto per violino di Ciajkovskij era considerato ineseguibile, e come questo tanti altri; mi piace immaginare Mozart che ascolta un soprano mentre fa i vocalizzi e pensa: vediamo fin dove può arrivare…e nasce così la celebre aria della Regina della notte; ma anche il duetto tra Papageno e Papagena, un’onomatopea incredibile, fu qualcosa di nuovo e inaudito nella storia dell’opera. Io spesso improvviso per vedere che cosa si riesce a fare, comporre non è altro che fissare e sistemare questi tentativi».