Mi è già capitato di far notare come qualche volta sia difficile parlare di una mostra, oltretutto in poche righe, così da dare almeno un’idea al lettore curioso di che cosa lo aspetta. L’esposizione sul cervello, attualmente aperta a Losanna, è proprio una di quelle: Dans la tête: une exploration de la conscience.
«Il tema “coscienza” è così vasto – dice la curatrice Carolina Liebling – che avremmo potuto farne cento di mostre, scegliendo tra i punti di vista della medicina, della biologia, della psichiatria, delle scienze neurologiche, della comunicazione, dell’arte, della filosofia e dell’etologia. Ogni specialista interpellato avrebbe dato del termine “coscienza” una definizione diversa e complementare. Noi abbiamo cercato di fare una sintesi di questa ampia problematica in cinque capitoli».
Operazione audace alla quale hanno partecipato istituzioni svizzere, quali le Università di Ginevra e Losanna, artisti e scienziati di vari paesi. Ne è nata una mostra interattiva al massimo grado, nella quale il visitatore non ha molto da vedere nel senso tradizionale del termine, cioè di una serie di oggetti da ammirare appesi alle pareti o chiusi all’interno di una vetrina. Chi entra nelle sale del Musée de la Main deve prendersi tutto il tempo necessario per affrontare la questione, ma soprattutto essere disposto a mettersi in gioco continuamente. Intanto dimenticandosi dell’antico principio secondo il quale corpo e spirito sono due entità separate e distinte; la scienza dimostra il contrario.
La mostra è un susseguirsi di postazioni originali, con musiche, suoni, immagini e test da fare in prima persona; un vortice dentro il quale lasciarsi andare per giocare, divertirsi, conoscere… ma anche riflettere su argomenti importanti che ci toccano da vicino.
La prima parte della mostra analizza il rapporto tra l’individuo e il mondo esterno – la coscienza del mondo, la coscienza di sé, la coscienza grado 0 –, mentre la seconda si rivolge all’interno dell’individuo – lo stato della coscienza nel mondo del sonno e dei sogni e nell’universo delle allucinazioni –. Come sempre con più domande che risposte.
Facciamo alcuni esempi.
Come arrivano al cervello le informazioni sull’ambiente che ci circonda e come vengono incamerate? Attraverso i sensi che fanno una selezione e registrano solo ciò che deve essere ritenuto, altrimenti il cervello sarebbe subissato, oggi ancora più di ieri, di stimoli e notizie di ogni genere (e chi non possiede questo filtro è soggetto a turbe); è però interessante verificarlo scientificamente. In mostra viene presentato un test realizzato in America dove un gruppo di persone, incaricato di riportare con precisione il numero di passi compiuti da alcuni giocatori di una squadra di basket durante una fase di una partita che vedevano in tv, contarono più o meno il numero esatto dei passi… ma nessuno si accorse di un gorilla che era stato fatto passare velocemente sullo sfondo della scena, poiché la loro attenzione era concentrata sui piedi dei giocatori. Così succede per un incidente al quale assistono diverse persone che descriveranno ciò che è successo, in buona fede, in modi diversi a seconda dei loro punti di riferimento.
Quando emerge la coscienza negli esseri viventi? Sono stati fatti esperimenti che dimostrano che fino all’età di due-tre anni un bambino non ha questa percezione: se gli si fa un segno colorato sul volto e lo si mette davanti a uno specchio tenderà a toccare la sua immagine riflessa, solo più avanti toccherà la sua guancia colorata. Un test simile è stato fatto con un elefante al quale era stata tracciata una croce bianca sulla fronte; messo davanti a un grande specchio ha cominciato a toccarsela con la proboscide, mentre prima la ignorava completamente. È anche vero però, mi direte voi, che se mettiamo il nostro amato micio davanti allo specchio di casa…
Un altro tema interessante riguarda il grado di coscienza di persone in coma che non possono quindi parlare. Cosa percepiscono di quanto succede intorno a loro? Noi forse pensiamo: poco. Una ricerca dell’Università di Losanna ha invece dimostrato che chiedendo ai pazienti di associare nella loro testa la risposta «sì» e quella «no» a due situazioni (per il «sì = giocare a tennis», «no = camminare in casa») quando venivano interpellati con domande semplici, quali ad esempio «Ti chiami Marco?», che quindi presupponevano un «sì» o un «no», si attivavano onde cerebrali in due zone diverse del cervello, registrate mediante encefalogramma.
Un altro esperimento curioso ha stabilito che le anatre che si raccolgono in gruppo per la notte, non dormono tutte in modo omogeneo: quelle all’interno del cerchio chiudono entrambi gli occhi, mentre quelle all’esterno dormono con un solo occhio chiuso (quello rivolto all’interno del gruppo); così utilizzano solo metà del loro cervello mentre l’altra metà riposa. Il bello è che, pare, come in un western che si rispetti, vi siano veri e propri turni di guardia!
E le scoperte percorrendo la mostra non finiscono qui.