Gran festa la scorsa settimana sul palco del LAC per ricordare i 30 anni di carriera di Tiziana Arnaboldi. Con il titolo Motivo di una danza sono andati in scena due viaggi, percorsi che esplorano l’orizzontalità e la verticalità, sentieri contrassegnati dalla vena poetica accanto a una ricerca sulla natura umana che, in un certo senso, celebrano un’esplorazione artistica coraggiosa condotta sempre all’insegna della libertà. Il primo viaggio è parte di un trittico realizzato con Fabio Pusterla e iniziato tre anni fa al San Materno, poi ripetuto in una nuova versione allo Spazio Officina di Chiasso e ora al LAC: è il risultato di un processo creativo che ha contrassegnato la cifra stilistica della coreografa da quando ha assunto la direzione del Teatro San Materno con progetti centrati sul dialogo della danza con altre discipline.
Nasce come «reading» poetico accompagnato da movimenti danzati. L’anno dopo subisce la prima trasformazione nell’incontro con Il suono delle pietre, spettacolo che la Arnaboldi aveva ricamato sul canto dei litofoni, piastre di pietra intonate e disposte a tastiera, uno strumento inventato dal musicista Beat Weyenet. L’unione delle due esperienze ha poi generato una nuova visione nella ricerca della natura umana e dell’abbandono della gravità per ritrovare una ritualità e desideri su memorie, abbandonando i manierismi che spesso accompagnano la verticalità dei danzatori. Messi così a contatto con l’orizzontalità di pietre colte dal greto della Maggia, con la poesia di Pusterla nasce un’opera che Tiziana non esita a definire «la sua produzione più vera e autentica, che mette i corpi dei danzatori nella verità accanto alla poesia di Fabio che, grazie alla sua generosa disponibilità, sono riuscita a scomporre trasformandola in una tessuto coreografico». Strutturata in due parti, la serata è poi proseguita con un secondo viaggio, Danza e mistero, una verticalizzazione sulle tracce di Charlotte Bara e la forza del suo lirismo, della sua spiritualità, sulla vita e sulla morte, sull’elevazione dei corpi e quella particolare gestualità gotica dall’intreccio di mani e braccia, nei versi delle sue poesie, nelle sue musiche, nel suo canto, nei suoi fiori. La bellezza fotografica dell’artista belga si libera sul grande palco luganese trasformando il rigore statuario delle posture in un affascinante happening di danza contemporanea. Per questo spettacolo l’Ufficio federale della Cultura ha attribuito a Tiziana Arnaboldi il Premio svizzero Patrimonio della Danza 2018. Tanto pubblico e numerosi applausi per Tiziana Arnaboldi con i suoi eccellenti danzatori: Eleonora Chiocchini, Marta Ciappina, Claudia Rossi-Valli, Francesca Zaccaria, Pierre-Yves Diacon, David Labanca, Faustino Blanchut. E per le musiche e le elaborazioni sonore di Mauro Casappa con il progetto luci di François Gendre, Christoph Siegenthaler e Andrea Margarolo.
Dilemma con verdetto del pubblico
C’è verità storica e tragica attualità in Terror, copione del giurista e scrittore tedesco Ferdinand von Schirach, nipote di Baldur von Schirach, gerarca nazista condannato dal Tribunale di Norimberga. L’autore immagina un processo penale ai danni di un maggiore dell’aeronautica militare incaricato di scortare con il suo velivolo un aereo dirottato da terroristi con a bordo 164 passeggeri che sta puntando su uno stadio dove 70mila persone assistono a una partita di calcio. Il pilota deve prendere una decisione: condannare 160 persone per salvarne 70 mila oppure lasciare che l’aereo compia una strage? Deciderà di far saltare in aria l’aereo. Ma come giudicare la sua responsabilità? Il caso immaginato dall’autore ovviamente è fittizio ma la sua originalità sta nell’affidare al pubblico il verdetto con una votazione a fine spettacolo.
L’artista e mediatrice culturale Kami Manns, dopo la breve e burrascosa esperienza nella direzione artistica del Teatro di Verscio, lo scorso anno ha fondato «Paradise is here», un centro artistico di arti performative con sede a Giubiasco negli spazi della ex fabbrica Linoleum dove recentemente ha portato al debutto Terror come prima produzione teatrale con la sua regia.
Mettere in scena un processo non è facile: fra deposizioni, interventi di giudice e avvocati ci vogliono idee forti per alleggerire scene generalmente statiche e verbose. La regia ci prova con un’iniziale pantomima, una sorta di minuetto che parafrasa la natura aleatoria di quanto sta per succedere. Se per un dilemma morale le sorprese da mettere in scena sono quasi inesistenti, è meglio lasciare il posto alla tematica forte e complessa, allo scontro etico fra moralità pubblica e privata, fra legge e giustizia. È il messaggio del testo che arriva chiaro e netto soprattutto grazie alla recitazione: lineare, senza enfasi. Come da protocollo per Antonella Attili (PM), Paolo Musio (Difesa), Giampaolo Gotti (Giudice), Margherita Coldesina e Pietro Faiella (Testi), Andrea Dolente (imputato). Terror sarà replicato a Milano per La Triennale Teatro dell’Arte dal 24 al 27 maggio e tornerà a Bellinzona in autunno per essere allestito al Tribunale Penale Federale. In molti paesi dove questo testo è stato messo in scena la maggioranza dei giurati ha optato per l’innocenza, mentre a Giubiasco, per i sedici spettatori presenti alla Prima ha prevalso la colpevolezza.