Se diciamo che questo è un gruppo unico al mondo la stiamo sparando grossa? Vediamo. Si tratta del progetto collaterale del fondatore di una band famosa: e fin qui niente di strano. Ci si aspetterebbe un repertorio tutto nuovo, un modo per esplorare altri universi artistici. Invece no. Il progetto collaterale ripropone i brani della band famosa. Una specie di tribute band allora? Sì, però di solito nelle tribute band di un gruppo non ci suonano i membri di quel gruppo. Qui invece ritroviamo non solo il fondatore e chitarrista della band famosa ma anche il batterista della stessa, un chitarrista che ne è stato parte, un bassista, questo sì, che non aveva legami con essa e un cantante pure lui al di fuori di questo giro ma che somiglia in maniera impressionante alla prima storica voce del gruppo famoso, tragicamente scomparsa nove anni fa. Tutto ciò mentre la band famosa rimane la più nota rockband elvetica e, dopo 27 anni di ininterrotta attività, continua a sfornare dischi, tenere concerti e riscuotere successo… Ecco, sta in questo particolarissimo rapporto con i Gotthard – aka «la band famosa» – l’unicità del progetto CoreLeoni dei quali è appena uscito il secondo album CoreLeoni II, pubblicato dall’etichetta tedesca AFM Records.
Per farla più facile, alla base c’è la voglia di riprendere un bel po’ di canzoni che i Gotthard non frequentano più nei loro concerti. Brani che però sono nel cuore del chitarrista Leo Leoni, orgoglioso di riproporli dritti in faccia al pubblico con lo spirito e l’entusiasmo di quando sono stati concepiti, sostenuti dall’impatto del suono di oggi e da nuove energie. Puro e semplice hard rock, nato negli anni Novanta ma figlio degli anni Ottanta, fin dall’inizio immune a contaminazioni grunge o a tentazioni moderniste, fieramente sopravvissuto alle mode che sono andate e venute nei decenni e che ora assurge allo status di «classic rock». Chitarre prepotenti e graffianti, una sezione ritmica granitica, la voce di un cantante che riporta indietro i fan dei Gotthard ai tempi di Steve Lee. Questo si respira a pieni polmoni in CoreLeoni II, registrato nello studio ticinese di Leo, che anche stavolta è il produttore dell’album mixato dal fido Paul Lani. Mentre dalle casse esplodono i riff quadrati di Standing in the Light, Open Fire o Mountain Mama si parte per un viaggio nel tempo. Sono palpabili la gioia e l’energia che animano Leo e i suoi compagni d’avventura: Hena Habegger, batterista dei Gotthard; Jgor Gianola, chitarrista forgiato da anni rock’n’roll prima nei Gotthard, poi con i tedeschi U.D.O.; il bassista Mila Merker già nei ticinesi Soulline e Vomitiors e il cantante cileno Ronnie Romero, scelto fra l’altro dal leggendario chitarrista Ritchie Blackmore come voce della più recente incarnazione dei Rainbow. Un entusiasmo che ci conferma anche Leo Leoni, mentre ci parla di questo secondo album.
Leo, anche su CoreLeoni II la formula rimane la stessa: la maggior parte dei brani sono vecchi pezzi dei Gotthard che tornano a nuova vita. Come li avete scelti questa volta?
Nel primo album – The Greatest Hits Part 1 (uscito nel 2018, ndr) sono stato più che altro io a scegliere cosa fare. Stavolta, dopo tutto il tempo passato insieme in tour dove si era già delineata parte della scaletta del secondo lavoro, è stata più una decisione di gruppo. La scelta è stata fatta pensando anche ad alcuni pezzi che si sarebbero potuti riproporre in chiave diversa, come And Then Goodbye, Cheat and Hide (inclusi nella versione limited del disco, ndr.) o No Tomorrow che hanno cambiato faccia rispetto agli originali. E poi c’è la cover di John Lee Hooker Boom Boom (anch’essa una bonustrack, ndr.). È un pezzo divertente dove mi diverto ancora di più perché la canto io e questa è la novità del disco! (ride). Mi son tolto questo sfizio. In realtà non volevo neanche. Ma Ronnie la cantava troppo bene e perciò gli abbiamo proibito di farla!
Come nel primo lavoro comunque non manca qualcosa di inedito. Stavolta i brani nuovi di zecca sono due, Queen of Hearts e Don’t Get Me Wrong. Arriverà il momento di un disco solo con materiale dei CoreLeoni?
Probabilmente prima o poi arriverà, ma noi siamo partiti con l’idea di rivisitare il repertorio dei Gotthard e per ora ci stiamo divertendo a fare questo. Un disco di soli inediti dal mio punto di vista sarebbe un po’ ritornare a quello che faccio con i Gotthard. Un anno sì e un anno no usciamo con un disco nuovo, con dei pezzi nuovi che suoniamo sera dopo sera. Questo tipo di routine è stato uno dei motivi che mi hanno portato a lanciare il progetto CoreLeoni. Chi vivrà vedrà.
Puoi ritrovarti alle prese con un brano come Mountain Mama sia con i Gotthard che con i CoreLeoni. Vivi emozioni diverse suonando lo stesso pezzo con un gruppo o con l’altro?
Bella domanda… Se penso al tuo esempio, Mountain Mama è una pietra miliare del repertorio dei Gotthard. Quindi, quando la faccio con loro, la reazione del pubblico me l’aspetto. Con i CoreLeoni invece in un certo senso siamo sempre allo sbaraglio, perché anche se ho dei compagni di band fantastici è il progetto stesso a essere una novità. In questo senso forse l’entusiasmo più grande ce l’ho con i CoreLeoni perché non è scontato avere la risposta del pubblico.
Ma dividersi fra due gruppi e un repertorio comune non è una situazione un po’ schizofrenica?
(ride) No, schizofrenica no. È bella perché ho un repertorio più vasto di quello che faccio normalmente da una parte sola. Gran parte dei brani dei Gotthard che rifacciamo con i CoreLeoni infatti i Gotthard non li fanno più dal vivo. È una cosa che mi rimanda indietro di diversi anni e mi aiuta a mantenermi giovane!
Dopo quasi due anni di CoreLeoni qual è il tuo bilancio?
L’entusiasmo continua e il progetto si solidifica sempre di più. Ora con noi c’è Alex Motta, che sostituisce Hena che si è preso un anno sabbatico. Si muove tutto in maniera divertente, positiva e costruttiva. In casa siamo stati accolti con grande entusiasmo e all’estero anche. Alla fine credo che CoreLeoni e Gotthard si rafforzino reciprocamente, ognuno porta all’altro una diversa energia.
E a proposito di Gotthard, state registrando, giusto?
Sì, stiamo lavorando al nuovo album: elettrico, rock, molto bello e colorato. Usciremo a febbraio se tutto va bene e l’anno prossimo si riparte. Con due gruppi e due tour!