Dove e quando
Coraline, regia di Nina Russi, Zurigo, Opernhaus. Fino ad aprile 2020. Per le date www.opernhaus.ch

Deanna Breiwick nei panni di Coraline (© Herwig Prammer)


Con Coraline il teatro torna ai bambini

In prima svizzera l’opera di Mark-Anthony Turnage
/ 06.01.2020
di Marinella Polli

È di nuovo in cartellone all’Opernhaus un’avvincente opera per bambini, anzi per famiglie, presentata in prima svizzera. Si sta parlando di Coraline di Mark-Anthony Turnage, compositore britannico nato nel 1960 e oggi fra i più riconosciuti. L’interessante libretto di Rory Mullarkey è basato sul celebre romanzo omonimo di Neil Gaiman, una fiaba, un fantasy di atmosfera gotica e con non pochi risvolti «noir» che l’autore aveva scritto, pare, per le sue figlie.

Dal romanzo è stato tratto nel 2009 anche un famoso film di animazione, piuttosto cupo per la verità: Coraline e la porta magica, il primo cartone animato in stop-motion con effetto 3D. Anche l’adattamento musicale di Turnage del 2018 prende il nome dalla sua protagonista, Coraline, una spigliata undicenne spesso trascurata dai genitori che, con suo enorme disappunto, tutti continuano a chiamare Caroline. A parte dei vicini alquanto strani, tra cui Miss Spink e Miss Forcible, due strampalate attrici a riposo, non ha amici o altre relazioni sociali. Un giorno, la ragazzina decide di aprire la porta del camino della sua casa e si trova di fronte a una parete di mattoni che poi scompare. Oltre la parete, Coraline trova un’altra realtà parallela, altri genitori, altri vicini e un altro appartamento quasi identico al suo, ma molto più colorato e allegro.

La bimba è fortunatamente piuttosto sveglia e capisce in fretta la differenza fra le due realtà e quali sono i veri valori, accorgendosi peraltro quasi subito che in quel mondo così divertente e all’apparenza perfetto c’è qualcosa di molto sinistro. I suoi «altri genitori» che, invece delle solite minestre di verdura, le concedono cioccolata e ogni altra prelibata pietanza a discrezione e, soprattutto, le dedicano tutte le attenzioni di cui ha bisogno e le dicono sempre di sì, hanno per esempio bottoni al posto degli occhi. L’«altra mamma», pur essendo fisicamente quasi uguale a sua madre, è certo più amorosa e attenta, ma anche più affettata e artificiale. Una mamma finta e falsa che ha per giunta rapito i suoi veri genitori e li tiene prigionieri. Non riveliamo il finale, naturalmente molto educativo.

La regia di Nina Russi e la scenografia di Stefan Rieckhoff (suoi anche i costumi, eloquente video design di Tieni Burkhalter e luci di Franck Evin) mettono compiutamente in evidenza la pericolosità di questa realtà parallela: una mano che se ne va in giro minacciosa per la casa e piante carnivore pronte ad attaccare fra le foglie della tappezzeria floreale. Sul podio a distillare una partitura non molto innovativa e differenziata, ma comunque di non facile accesso per i bambini, c’è Ann Katrin Stöcker alla testa di una Philarmonia Zürich peraltro molto precisa.

Ottimo il cast su cui campeggiano Deanna Breiwick nel ruolo del titolo, Irène Friedli in quello doppio della madre e dell’ «altra madre», Liliana Nikiteanu nei panni di Miss Forcible e Yulia Zasimova in quelli di Miss Spink. Non possiamo inoltre non ricordare lo spettacolo nello spettacolo rappresentato dallo stesso pubblico. Composto per lo più da bambini di età a partire dagli otto anni, ma curiosi e sorprendentemente attenti. Il loro applauso fra i due atti e alla fine delle due ore di rappresentazione è lungo e caloroso.