Da James Bond che si butta dalla diga della Val Verzasca fino ad Alessandro Siani che scorribanda a Lugano. Sono solo due delle immagini più note del cinema ambientato in Canton Ticino. Una storia lunga più di 100 anni, oggi ripercorribile sul sito OltreconfiniTi grazie allo schedario sviluppato in collaborazione con Ticino Film Commission, Cantone e Ticino Turismo, partendo dal corposo volume Backdrop Switzerland curato da Cornelius Schregle nel 2016. Alcuni di questi titoli sono stati oggetto di una mostra interattiva all’Expocentro di Bellinzona in occasione del recente festival Castellinaria. Si contano più di 130 opere di finzione realizzate dal 1915 in poi, girate per solo qualche scena o interamente sul territorio, con la presenza di tanti attori di nome e registi di vaglia.
Il censimento parte da Ma l’amor mio non muore (1913) di Mario Camerini con la diva nascente Lyda Borelli e Mario Bonnard e una gita sul lago Maggiore. A quel decennio appartengono i cortometraggi, cominciando da Barriere umane, di Giovanni Zannini, veneziano di nascita e autore delle prime produzioni svizzero italiane. Nel 1926 sarà la volta di Violantha di Carl Froelich con protagonista il futuro regista Wilhelm (William) Dieterle (tra i tanti lavori Emile Zola e Vulcano) girato tra Airolo e il San Gottardo.
A inizio anni 30 si intensificano le produzioni a opera di registi che diventeranno celebri: il musicale Das Lied einer Nacht di Anatole Litvak girato a Locarno e Lugano; Addio alle armi di Frank Borzage a Brissago; Das blaue Licht di Leni Riefenstahl e Bela Balazs alla cascata di Foroglio; Segreto ardente – Brennendes Geheimnis di Robert Siodmak (La scala a chiocciola, I gangsters, I topi) ad Ascona, località dove il regista si sarebbe poi ritirato in tarda età. In tempo di guerra il più importante è L’ultima speranza – Die letzte Chance (1945) di Leopold Lindtberg su un gruppo di persone che cerca di raggiungere la Svizzera e mettersi in salvo, girato a Gandria, Arcegno, Mergoscia, Caprino e Lamone, premiato a Cannes e ai Golden Globe.
Negli anni 50 sono presenti produzioni tedesche, inglesi, francesi e svizzere, tra queste Madame de... del grande Max Ophüls. Del 1961 nella Leventina si gira Wilhelm Tell – La freccia del giustiziere, sull’eroe nazionale già protagonista nel 1924 di Die Entstehung der Eidgenossenschaft girato a Bellinzona. Negli anni a seguire il Ticino è nell’immaginario cinematografico ancora luogo di speranza, meta di viaggi esotici, di intrighi e polizieschi. A Lugano c’è clima di vacanze nella commedia musicale tedesca Conny und Peter machen Musik di Werner Jacobs del 1962. Del 1966 è Svegliati e uccidi di Carlo Lizzani sul bandito milanese Luciano Lutring, filmato anche a Vezia, Cadempino e il lungolago luganese. Nel decennio dei 70 si intensificano le produzioni, tra queste Storia di confine (1971) di Bruno Soldini, considerato il primo lungometraggio di finzione svizzero italiano e ambientato nel Mendrisiotto.
Il tema della frontiera è ripreso fin dai primi lavori di Villi Hermann, il più importante regista del Ticino, che esordisce in quegli anni: San Gottardo è presentato a Cannes e vince il Pardo d’argento a Locarno nel 1977. L’autore ambienta nella sua terra i tre film di finzione: Matlosa (1981, in concorso alla Mostra di Venezia) in Cento Valli, Val Verzasca, Rovio e Lugano con le memorabili scene del «senza patria» in centro città; Innocenza (1986) girato a Gandria, Figino, Lugano, sul Ceresio, a Mendrisio e Campione; Bankomatt (1989, in gara a Berlino) con un colpo in banca a Lugano.
Parecchi sono gli inseguimenti, le fughe, i gialli e i polizieschi che arrivano a Chiasso: Il caso Venere privata (1970) di Yves Boisset con Bruno Cremer, Milano odia: la polizia non può sparare (1974) con Tomas Milian o Un posto ideale per uccidere (1971) con Ornella Muti, entrambi di Umberto Lenzi. Inizia alla dogana La più bella serata della mia vita (1972) di Ettore Scola, commedia nera tratta da La panne di Dürrenmatt, con Alberto Sordi che deve depositare in banca una grossa cifra e si trova a inseguire una bella motociclista. Già nel 1964 Scola aveva fatto di Lugano la meta dei protagonisti de La congiuntura, Vittorio Gassman e Joan Collins nei panni di un principe e un’affascinante donna inglese.
Set ticinese anche per Al Pacino pilota automobilistico in Bobby Deerfield – Un attimo, una vita (1977) di Sydney Pollack e per Michael Caine che fonda una banca a Lugano in Uomini d’argento di Ivan Passer. Sempre sul lago è Una notte in bianco (1979) di Clarisse Gabus con Jane Birkin, Jean-Louis Trintignant e Jean-Luc Bideau, mentre sul Monte Brè è Un dramma borghese di Florestano Vancini con Franco Nero e Dalila Di Lazzaro. In Ticino per un equivoco sconfina il giovane militare interpretato da Enrico Montesano nel terzo episodio di Io tigro, tu tigri, egli tigra. Arriva a Lugano, all’Hotel Splendide, Paolo Villaggio in A tu per tu (1984) e l’anno dopo c’è ancora la città lacustre, la più cinematografica del cantone, in Sotto il vestito niente di Carlo Vanzina.