Aprire un articolo a tema musicale con un’inquietante domanda in stile spy story è particolarmente gratificante. Poco importa se poi si scoprirà che un colpevole non c’è, e che anzi l’omicidio non è mai avvenuto: è gratificante già solo suggerire la possibilità di un dramma intricato e appassionato. E la morte di Palco ai Giovani – per certi versi, per certe persone, per certe idee – potrebbe effettivamente costituire un simile dramma.
Ma per capirne le ragioni bisogna fare un passo indietro, a prima del 1993. Fino a quell’anno nessuna delle città del Canton Ticino aveva mai affrontato organicamente la questione delle politiche giovanili, nemmeno si era mai immaginato che in questo campo potessero servire idee chiare, persone competenti e risorse conseguenti. Una situazione ristagnante che aveva relegato alla marginalità – perlomeno istituzionale – una lunga serie di temi sociali e culturali: certi generi musicali, per la gestione pubblica, semplicemente non esistevano. Come pure certe problematiche integrative-espressive-ricreative: non pervenute.
Nel 1993 la Città di Lugano – l’unica ancora oggi, un quarto di secolo più tardi, ad aver davvero affrontato la questione – si dotò di un Ufficio attività giovanili, affidandone la direzione a Claudio Chiapparino. «Il primo passo fu quello di analizzare ciò che già esisteva – su base privata o associativa – e di provare a interagirvi secondo i tre principi sussidiari della promozione: offrire degli spazi, collaborare, organizzare». Un inizio apparentemente soft – nel senso della comprensione aggregativa – ma che presto diede riscontri importanti, con il tasso d’occupazione del Teatro Foce che passò dal 20% del 1993 a circa il 100% del 1996. E le sfide, a quanto pare, non bastavano, sicché già al secondo anno di operatività si provò a scardinare una delle più solide certezze musicali del vivere cittadino. «All’epoca le manifestazioni musicali open air a Lugano erano due: Estival Jazz e Blues to Bop. Per l’utilizzo del salotto buono, cioè Piazza Riforma, ci immaginammo una prospettiva diversa e ulteriore, per una sfida al tempo stesso cultuale, estetica, sociale. E con una certa sorpresa la Città accettò». Era il 1994 e nasceva Palco ai Giovani: la prima e unica manifestazione ticinese dedicata alle band emergenti.
Nel corso degli anni ha cambiato volto, dimensioni, collocazione e forma, rimanendo però sempre un punto di riferimento per pubblico e musicisti giovani: tutto questo fino al 2019. I più attenti – soprattutto i gruppi che trepidanti attendono le scadenze per le iscrizioni – avranno infatti notato che per quest’anno non sono state annunciate né selezioni né finali. Cos’è successo? Che fine ha fatto Palco ai Giovani?
«La formula del concorso dal vivo a giugno in piazza, con delle selezioni pure dal vivo in inverno, aveva ormai mostrato alcuni limiti. Sia di contenuto sia di contesto, perché il panorama attorno è sensibilmente cambiato». E di vera e propria evoluzione (se non addirittura di rivoluzione) si è trattato, soprattutto a partire da quando – con la creazione dello Studio Foce – Lugano si è finalmente dotata di una casa per quell’amplissimo ventaglio di proposte musicali popular che costituiscono la spina dorsale della cultura contemporanea. Una sede che d’estate si allarga fino a comprendere il Parco Ciani e il lungolago, per una proposta ormai declinata su più rassegne e festival – Raclette, Open Mic, Fresh, ROAM, Buskers Festival – cui prestissimo si aggiungerà La Quairmesse.
«Proprio il nuovo appuntamento raccoglie una parte dell’eredità di Palco ai Giovani: non è un concorso ma le band ticinesi possono iscriversi e venir valutate dalla direzione artistica». Per magari figurare – chi lo sa – nel primo cartellone di questo mini-festival, dal richiamo perlomeno nazionale. E gli altri – quelli non ammessi, ma che forse a Palco ai Giovani ce l’avrebbero fatta – potranno trovare spazio a Open Mic o nella futura rassegna Locals.
Perché Palco ai Giovani non è stato davvero ucciso: il suo spirito è vivo e veglia affinché ci si possa continuare a rappresentare e riconoscere attraverso la musica.