Cercando noi stessi nel tempo

Tales of the Loop, la nuova serie di Amazon, emoziona e rende nostalgici
/ 27.04.2020
di Fabrizio Coli

Una cittadina rurale della provincia americana, fra distese di campi, granai e macchine agricole. Anni 80, forse: tutto è imprecisato, soprattutto il tempo. Grandi robot dall’aria malconcia e vetusta si aggirano fra le fattorie circostanti. Boschi e laghi custodiscono misteriosi oggetti abbandonati come reperti archeologici di un futuro indefinito: strani contenitori, enigmatiche sfere arrugginite... L’orizzonte è dominato da imponenti torri industriali.

Benvenuti a Mercer, Ohio.

Tales from the Loop è la nuova serie fantascientifica di Amazon. Le ha dato vita un libro illustrato dell’artista svedese Simon Stålenhag, un universo visivo che il produttore esecutivo Matt Reeves – Cloverfield – e l’autore Nathaniel Halpern (Legion) hanno sviluppato. Il Loop del titolo è un complesso di fisica sperimentale costruito sotto la cittadina, dove lavora gran parte della popolazione. «Lo scopo del Loop è scoprire i misteri dell’universo. Qui vedrete cose che sembrano impossibili ma non lo sono». A dirlo a inizio serie è il fondatore, interpretato da Jonathan Pryce, uno dei pochi nomi noti del cast insieme a Rebecca Hall. La sospensione dell’incredulità è servita: può succedere qualunque cosa. Ma è tutto ciò che sapremo sul Loop, perché la serie non parla di questo. Parla invece di persone, sentimenti, emozioni, paure e desideri, di ciò che ci rende unici e di ciò che ci lega.

Cose profondamente umane, che i fenomeni straordinari generati dal Loop mettono solo in risalto. Diversi personaggi tornano più volte, ora protagonisti, ora comparse. Fra loro incontriamo due adolescenti che si amano durante un istante che dura mesi, mentre tutti attorno a loro sono immobili, per via di un oggetto che i ragazzi hanno attivato. Oppure una bambina che cerca sua madre e la sua casa svanite nel nulla e incontra se stessa da adulta. O ancora due amici che si scambiano i corpi… Le conseguenze sono imprevedibili, talvolta drammatiche. Il tempo è il perno attorno a cui tutto ruota: quello che il tempo ci porta via, l’impossibilità che tutto rimanga come amiamo, ciò che continuiamo a cercare senza mai trovare. Un fortissimo, malinconico, sentimento di indefinita nostalgia pervade la serie. La splendida fotografia e il design retrofuturistico lo esaltano. La musica di Philip Glass e Paul Leonard Morgan tende ad appesantirlo.

Otto episodi di un’ora, sostanzialmente a sé stanti. Danno vita a una sorta di Ai confini della realtà in versione intimista ma insieme compongono anche un disegno più ampio che si rivela solo alla fine. Rarefatta e delicata, visivamente bellissima, Tales from the Loop è una serie dove tutto è riverbero più che esplicitazione. Ne è rimasta affascinata anche Jodie Foster, che dirige l’ultimo episodio.