Castiglioni il visionario

Al m.a.x. museo di Chiasso la retrospettiva sugli allestimenti espositivi dell’architetto e designer
/ 09.07.2018
di Elena Robert

Rigorosa e leggera, carica di energia, essenziale nei contenuti e nella comunicazione. Una mostra che stimola la curiosità. La dedica il m.a.x. museo di Chiasso a Achille Castiglioni (1918-2002), architetto e designer milanese di fama internazionale, nel centenario della sua nascita, mettendo in luce le valenze di suoi memorabili progetti di allestimento per fiere campionarie, stand e esposizioni.

Di questo protagonista dell’epoca d’oro del design italiano si conoscono intuizione, genialità, profondità di idee, semplicità, ironia. Gli oggetti di design realizzati sono 290, le architetture 191, ben 494 gli allestimenti, numerosissimi i riconoscimenti in 58 anni di libera professione e 24 di docenza universitaria. Un iter intenso compiuto da Achille Castiglioni insieme ai fratelli architetti Livio e Pier Giacomo fino al ’50, con Pier Giacomo dal ’50 al ’68 e dal ’68 in poi da solo. Oggetti di design a parte, le soluzioni da lui adottate nell’architettura effimera dell’allestimento hanno fatto la storia dell’architettura d’interni. La mostra mette a fuoco la spiccata capacità visionaria e di regia dello spazio e della luce di molti suoi progetti, in cui ogni dettaglio si fa narrazione e la regia è concepita sin dall’inizio pensando al montaggio e al risultato finale, analogamente a quanto avviene nella cinematografia.

Il visitatore può familiarizzare a Chiasso con l’alfabeto allestitivo del «metodo Castiglioni» che tiene conto di molteplici fattori: percorso, griglia distributiva, tempo, luce, segno grafico ambientale, suono, uso della riflessione, cambio di scala, ripetizione, cinetica, allegoria e, per gli oggetti di design esposti nei padiglioni o negli stand (una trentina dei quali nella mostra), attenzione all’uso quotidiano e alla loro funzione, ri-disegno e ready made. È il fertile terreno di sperimentazione per l’innovazione e la ricerca in cui Achille Castiglioni si distingue per esiti sorprendenti e d’effetto, con progetti ancora attuali, modulati per rispondere a esigenze della committenza e aspettative del pubblico. Il successo verrà ogni volta esaltato dalla stretta collaborazione con una rosa scelta di professionisti, tra i quali grafici brillanti come lo svizzero Max Huber (1919-1992), cui è dedicato il museo di Chiasso e al quale la mostra rende indirettamente omaggio: il sodalizio Castiglioni-Huber è infatti durato più di quarant’anni basandosi su un solido rapporto di scambi intellettuali, d’intesa professionale e di amicizia. Illuminante in tal senso la poesia-epitaffio Quaranta scritta nel 1992 da Achille Castiglioni in ricordo dell’amico grafico.

Al m.a.x. museo, il racconto sviluppato per temi e integrato da testimonianze video, si intreccia con la realtà economica della Milano e dell’Italia imprenditoriale a partire dal secondo dopoguerra, in profonda trasformazione e quanto mai dinamica. È in questo contesto storico e nell’ambito di intense, sinergiche relazioni tra industrie, architetti, grafici e scenografi che del resto ha assunto straordinaria importanza il ruolo dell’allestimento temporaneo inteso come strumento di comunicazione culturale e commerciale. Non si contano negli anni i progetti realizzati dai Castiglioni per Rai, Eni e Montecatini e altri committenti.

Alcuni esempi indimenticabili: l’effetto scenografico della pioggia ritmata di informazioni sui pannelli a soffitto calati lungo lo scalone della Triennale nel ’48 (di Castiglioni e Huber); sempre sul tema della trasmissione la grande simbolica antenna segnaletica rappresentata dal padiglione Rai del ’58 alla Fiera di Milano (di Castiglioni e Pino Tovaglia) il cui tetto era diventato una selva di antenne; l’impressione e lo stupore destati nel ’63 dal percorso dell’allestimento Vie d’acqua da Milano al mare a Palazzo Reale (di Castiglioni, Huber, Damiani) che alludeva a canali da attraversare tra alte palizzate di legno grezzo e una suggestiva ambientazione sonora; la sperimentazione ardita di negare lo spazio e di esaltarne la dilatazione al Padiglione Montecatini del ’67 nella Fiera campionaria (di Castiglioni e Huber) dove la scelta di grandi sfondati aperti sul soffitto ribassato doveva far vivere ancora una volta al visitatore la fisicità dello spazio.

Allestimento e grafica dell’esposizione chiassese sono curati da grandi firme dell’architettura e della grafica, Ico Migliore e Mara Servetto, allievi di Castiglioni, e Italo Lupi, assistente di Pier Giacomo Castiglioni, con i quali ha collaborato Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo. Alla sua riuscita hanno contribuito i figli del Maestro Carlo e Giovanna Castiglioni che gestiscono l’Archivio Achille Castiglioni attraverso l’omonima fondazione insieme a Antonella Gornati. Importanti i prestiti provenienti dalla Fondazione Achille Castiglioni con sede nel mitico Studio di Piazza Castello, dall’Archivio Max Huber, da quello del Politecnico di Milano e dall’Archivio Volonté, cui si aggiungono oggetti di design di Castiglioni della collezione del m.a.x. museo. All’esterno, 22 grafici noti internazionalmente coinvolti per l’occasione accolgono i visitatori con loro manifesti ideati per omaggiare il Maestro.