Non sono certo frequentissime le mostre fotografiche all’aperto. È dunque con particolare entusiasmo che segnaliamo «Carona Immagina», iniziativa voluta dalla Galleria La Loggia e dal suo responsabile Luciano Bignotti, il quale – con una nutrita schiera di collaboratori – ha scelto di trasformare l’affascinante nucleo di Carona in una galleria open air dove sono proposte una settantina di immagini di grande formato (si raggiungono persino i 2x3m). Un’iniziativa insolita e parecchio impegnativa dal punto di vista logistico. Le immagini sono stampate su alluminio – per resistere alle intemperie – e per trasportarle sin lassù si è dovuto ricorrere a un autocarro con tanto di rimorchio…
Sono tre i percorsi proposti dagli organizzatori e che partono tutti da Piazza Montaa, dove fra l’altro fa bella mostra di sé la fontana disegnata da Meret Oppenheim. Uno è dedicato alle foto di Alessandra Meniconzi, scattate durante alcuni dei suoi innumerevoli viaggi in terre lontane e talvolta inospitali come la Mongolia e la Siberia. La fotografa luganese, insignita recentemente dell’ennesimo riconoscimento internazionale, nell’estremo oriente russo ha documentato la vita dei Nenets, popolo nomade che vive soprattutto dell’allevamento delle renne in una tundra oggi minacciata sia dai cambiamenti climatici, sia dalle trivellazioni condotte alla ricerca di gas e petrolio.
In Mongolia, invece, è stata affascinata dalla caccia con le aquile, tradizione millenaria per il popolo kazako. «La fotografia» confessa Alessandra «mi consente non solo di registrare le mie sensazioni ma anche di stimolare la mia curiosità verso quello che viene definito diverso dalla nostra cultura. Così la fotografia nei miei viaggi è diventata un elemento indispensabile. Le immagini che sento più vicine sono quelle della gente e degli spazi selvaggi. L’elemento che cerco di sfruttare al meglio nelle mie foto è la luce: spesso resto seduta per ore a guardare un paesaggio aspettando che la luce trasformi una banale fotografia in qualcosa di meraviglioso».
L’altro itinerario propone qualcosa di più vicino a noi (anzi: «A km zero!», celia Bignotti), ma si entra in un microcosmo sconosciuto ai più. L’artista mendrisiense Ettore Silini, con la pazienza dei veri entomologi, è infatti andato alla ricerca degli insetti che popolano le nostre campagne. Ha puntato in particolare su quanto di antropomorfo presentano paleotteri o ditteri di casa nostra (i loro sguardi attoniti o curiosi, spaventati o disincantati), ottenendo effetti curiosi e talvolta addirittura inquietanti. Lo scopo del suo lavoro? «Esplorare quel piccolo universo che calpestiamo giornalmente. Svelare la bellezza celata nel semplice e nell’inconsueta realtà. Chiudere gli occhi per un istante e riaprirli in un mondo popolato da buffi individui che vestono i colori dell’arcobaleno. Osservarli, meravigliarsi e perdersi nell’infinità di dettagli che confermano la nostra diversità. Tutto questo mi emoziona, e perché no, mi permette di tornare bambino per qualche istante».
Il terzo itinerario è riservato ad alcuni allievi del Centro Scolastico Industrie Artistiche (CSIA), i quali non hanno pensato a un fil rouge, presentando lavori che spaziano dall’impegno sociale (il bimbo di colore che deve prendersi cura dei suoi fratellini) all’immagine concettuale; dagli sguardi volitivi di una donna decisa ad affrontare le avversità della vita; a somiglianze, dettagli, frammenti di corpi e di vissuti.