Dove e quando
Carlo Storni (1738-1806) – Pittore e «coloraro» svizzero a Roma, mostra e catalogo a cura di Antonio Gili, Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, Rancate e Fidia edizioni d’Arte, Lugano e Milano, 2019. L’esposizione è visitabile fino al 25 agosto 2019. Orari fino a giugno 9.00-12.00 e 14.00-17.00, luglio e agosto 14.00-18.00, giorni festivi compresi, lunedì chiuso. www.ti.ch/zuest

«Fuga in Egitto» di Carlo Storni (Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, foto Ely Riva)


Carlo Storni e i suoi teleri

Alla Pinacoteca Züst di Rancate si celebra un artista ticinese che nel 1761, a soli 23 anni, partì alla volta di Roma in cerca di fortuna
/ 08.07.2019
di Elena Robert

Rimane ancora molto da scoprire sulla figura di Carlo Storni (1738-1806) di Lugaggia, pittore e «coloraro» attivo a Roma, anche se negli ultimi anni ricerche d’archivio incrociate in Ticino e nella capitale italiana hanno consentito di ricostruire la vita di questo artista della Capriasca di cui, fino a poco tempo fa, non si sapeva praticamente nulla.

A motivare questi studi è l’esistenza di un bel ciclo di teleri sulle Storie della vita della Vergine, da lui realizzati alla fine del Settecento per la parrocchia di Tesserete. Sono stati al centro di non poche vicissitudini da quando furono trafugati nel 1968, quindi immessi sul mercato antiquario e dall’anno successivo venduti. La maggior parte di essi è confluita poi in collezioni pubbliche e private del Cantone. Questa storia «recente» dai risvolti penali a distanza di anni è stata ripercorsa e integrata nei saggi della pubblicazione che accompagna la mostra dedicata a Carlo Storni in corso alla Pinacoteca Züst.

L’iniziativa si rivolge a pubblico e storici dell’arte affinché conoscano l’esito incoraggiante delle prime ricerche sull’artista nonché questo ciclo pittorico del capriaschese, consentendone una inedita visione d’insieme, con la speranza di recuperare i teleri tuttora dispersi. Il ciclo completo si compone infatti di quindici pezzi, solo dodici dei quali esposti a Rancate: cinque provengono dalle chiese di Cagiallo e Tesserete, tre dal Museo d’arte della Svizzera italiana, Collezione Città di Lugano, altri tre dalla stessa Pinacoteca Züst, uno da un privato.

Tre teleri, tra quelli che a suo tempo finirono nelle mani di un antiquario di Golino poi dileguatosi, risultano tuttora introvabili. E nonostante il sequestro conservativo delle opere, deciso nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura pubblica sottocenerina su istanza del Consiglio parrocchiale, fosse stato revocato nel 1970 con il diritto alla libera disposizione delle stesse. Oggi l’auspicio è di riuscire a riunire in un unico spazio nella Capriasca almeno i dodici teleri presentati a Rancate e, chissà, un giorno, con un colpo di fortuna, l’intero ciclo pittorico, una volta ritrovati i tre dispersi. Tenuto conto delle tematiche trattate sui teleri che conosciamo, quelli mancanti potrebbero verosimilmente raffigurare L’assunzione di Maria al cielo, La discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli e Maria e il discepolo Giovanni ai piedi della croce (oppure Le nozze di Cana).

L’ultima volta che i fedeli li videro tutti insieme fu nel 1951 nella chiesa di Tesserete. Dopo così tanti anni fa un certo effetto poterli ammirare uno accanto all’altro e a una distanza ravvicinata tale da poter apprezzare trama e bellezza del materiale, un lino tessuto a mano, e modalità pittorica. I teleri sono stati dipinti con i «succhi d’erba», una tecnica molto diffusa in Europa tra Sei e Settecento, ossia con colori ad acqua di origine vegetale stesi direttamente sul supporto con il pennello. Dalla scritta Carolus Storni Romae delineavit et pinxit 1792 traspare l’indipendenza creativa dell’autore e la fierezza di lavorare in un ambiente speciale e stimolante come quello della Città Eterna.

Questi teleri devozionali, destinati ad essere esposti durante l’anno nelle festività mariane, furono con molta probabilità donati da Carlo Storni alla parrocchia per affermare il legame affettivo con la sua terra d’origine e testimoniare il successo del suo operato a Roma. L’impostazione delle scene, la compostezza dei personaggi nel portamento, negli sguardi e nei gesti, la chiarezza dell’episodio narrato, riflettono canoni artistici del classicismo seicentesco di matrice emiliano-bolognese ancora seguiti nella Roma di fine Settecento.

La mostra e soprattutto i saggi in catalogo ci fanno scoprire un Carlo Storni emigrato nel 1761 a 23 anni, molto introdotto nella Roma del tempo, che ivi mantiene stretti legami con altri ticinesi lontani dalla patria, in particolare capriaschesi come i Lepori. Si sposò con una romana dalla quale ebbe dieci figli, dedicandosi alla pittura e decorazione a carattere profano, oltre che religiosa. Sono suoi infatti gli affreschi mitologici, eseguiti tra il 1775 e il 1778 per l’antica e potente famiglia Piccolomini, nell’edificio annesso a Villa Lancellotti a Frascati. E non sorprende che avesse a Roma anche una bottega di colori e affini frequentata da celebri artisti, ereditata da suo suocero, non lontana dal Pantheon e tuttora esistente.