Cantami l’amore

Cinque dischi d’amore (anche fisico) «Old School» contrapposti ad altrettante canzoni d’amore provenienti da un repertorio più contemporaneo
/ 11.02.2019
di Alessandro Zanoli e Enza Di Santo

Nell’epoca in cui «il personale era politico» non era così facile cantare d’amore e, in ogni modo, la (presunta) liberazione sessuale apriva il l’espressione affettiva a forme anche più concrete, provocatorie. La scelta di brani d’amore di fine 900 quindi è forse più prosaica del necessario. Ma, alla luce di quanto successo dopo...

Je t’aime, moi non plus (Jane Birkin e Serge Gainsbourg) Fine anni 60: disco censurato dalla radio italiana, che non poté fare a meno di inserirlo nella hit parade ma non doveva mandarlo in onda. Qui da noi girava liberamente ma non andava in onda lo stesso. Non era nemmeno presente nei Jukebox: era invece immancabile nelle collezioni di 45 giri dei ragazzi «svegli». Bel pezzo, ancora oggi: originale, geniale come Gainsbourg.

Samba Pa Ti (Santana) Per la generazione Woodstock, nonostante l’assenza di un testo, era un brano da apoteosi ormonale. Il ballabile per eccellenza, consentiva contatti fisici limitati ma sinceri. Grande canzone, immancabile nei repertori dei gruppi di dilettanti e alle feste studentesche. Volendo scherzare, si potrebbe pensare di inserirla nel repertorio della musica sacra, per la nascita di coppie che ha favorito.

Piccolo grande amore (Baglioni) Nell’epoca dei cantautori impegnati non tutti apprezzavano l’amore cantato da Baglioni. Qualcuno ancora oggi potrebbe opporgli Luci a San Siro o Buonanotte Fiorellino. Ma è indubbio che proprio Baglioni abbia messo l’amore al centro del suo repertorio, senza ipocrisia e con caparbietà. Bugiardo chiunque neghi di aver mai canticchiato «Quella tua maglietta fina».

Love to love you baby (Donna Summer) Complice l’inizio dell’epoca dei video- clip, l’immagine conturbante del- l’interprete arrivava anche in TV. Metà anni 70: da una parte il punk, dall’altra Donna Summer. Periodo di contraddizioni: si potevano ascoltare entrambi nei Jukebox dei bar. Qualcuno degli amici si era distinto per aver cronometrato l’orgasmo della cantante giungendo alla conclusione che, forse, era simulato.

You can leave your hat on (Joe Cocker) Se ne volete una versione stupenda cercate quella di Etta James. Il pezzo comunque è della persona meno sexy del mondo, Randy Newman. Alla fine degli anni 80 la cover che ne fece Joe Cocker era colonna sonora del film 9 settimane e 1/2: quello strip di Kim Basinger incise a lungo nell’immaginario (anche femminile) e il brano era perfettamente all’altezza (o viceversa?).

Noi, figli degli anni 90, ascoltiamo:

Paracetamolo (Calcutta) Per capirci, il titolo non fa il testo. Paracetamolo (e tutto l’album Evergreen) dello scorso anno, ha qualcosa di anacronistico, ma aderente al nostro tempo. Calcutta, cantautore di Latina definito come la voce di una generazione, ha uno stile indie e mediterraneo, che ricorda il romanticismo di Lucio Battisti e il non-sense di Rino Gaetano. Eppure, nonostante l’insensatezza, Paracetamolo è un brano chiarissimo «Ti prego vacci piano che se mi stringi così / Io sento il cuore a mille».

Tuyo (Rodrigo Amarante)Un brano caldo, suadente e incredibilmente romantico, ma senza smielata sdolcinatezza, al contrario, è un bolero latinoamericano che racchiude una passione, un fuego e che con un buon ballerino può svoltare la serata... Ispirandosi a cosa avrebbe potuto ascoltare la madre di Pablo Escobar, mentre cresceva il figlio, Rodrigo Amarante, cantautore di Rio de Janeiro, nel 2015 ha composto questa ipnotica e seducente canzone appositamente per la serie di Netflix, Narcos.

Baciami ancora (Jovanotti) Jovanotti ha una musica che si rinnova in continuazione senza banalizzare la contemporaneità dei nuovi generi. Baciami ancora, del 2010, tra le sue tante canzoni romantiche e dolci, è sicuramente quella che meglio descrive l’amore, un po’ per tutte le stagioni, con una spensieratezza tenera, che alla fine porta al bacio. Baciarsi, baciarsi e baciarsi ancora, l’azione più semplice e istintiva dell’amarsi, che poi lo sanno tutti che fa molto bene alla salute finché non ti prendi la mononucleosi. Sì, poi ci sarebbe anche l’omonimo film di Muccino, se proprio...

If I ain’t got you (Alicia Keys) «Alcune persone vogliono anelli di diamanti, alcune vogliono solo tutto... ma tutto vuol dire nulla se non ho te»: che altro dire. Alicia Keys, bellissima, voce eccezionale, con questo romanticissimo secondo singolo tratto dall’album The Diary of Alicia Keys, a metà strada tra soul e R&B, ha vinto il Grammy nel 2015 per la migliore performance vocale femminile R&B. Un brano che richiede una notevole capacità canora, tecnicamente difficile, ma eseguito sempre magistralmente dall’artista.

I love you baby (Gloria Gaynor) Potente Gloria Gaynor nell’esecuzione di questa canzone tutta disco music anni 90, una bomba di energia d’amore. Un brano che è tutto da ballare e che viene attribuito erroneamente alla Gaynor. La versione originale Can’t Take My Eyes Off of You fu scritta nel 1967 da Bob Crewe e Bob Gaudio ed eseguita da Frankie Valli con i Four Seasons. Questa canzone d’amore divenne un simbolo per i ragazzi partiti per il Vietnam.