A ben sei anni dalla conclusione di una delle serie televisive più rivoluzionarie, iconiche e avvincenti di sempre con 16 Emmy Awards all’attivo, Breaking Bad torna sulle tv di casa nostra per dare una degna e importante fine a uno dei personaggi più simbolici del mondo del piccolo schermo: Jesse Pinkman.Netflix finalmente produce questo film, fortemente voluto dal creatore originario della serie Vince Gilligan.
El Camino comincia là dove l’ultima puntata della quinta stagione, Felina, ci aveva lasciati, ovvero con la fuga di Jesse dopo essere stato imprigionato dai nazisti. Questo film non è propriamente necessario ai fini della serie tv, non apre alcun nuovo spunto narrativo, ma persegue l’obiettivo di dare una degna conclusione a Jesse, il cui destino era rimasto in sospeso. Inizialmente ci si aspetta una storia più tragica, ma metabolizzando l’opera si apprezza il mantenimento di un ritmo piuttosto lineare e senza l’ausilio di colpi di scena.
Come tutti sappiamo, Jesse Pinkman è stato il personaggio più sfruttato, maltrattato, che più ha sofferto all’interno delle cinque stagioni di Breaking Bad. Vederlo redimersi, sciacquarsi via i peccati commessi e pronto finalmente a mettere una pietra sopra fa piacere, sorridere e versare pure qualche lacrima. Vince Gilligan racconta il futuro di Jesse mostrando flashback e momenti della sua vita non approfonditi dalla serie. In questo modo si ha una perfetta contestualizzazione di quello che poi farà nel tempo presente. Grazie alle restrospettive emerge inoltre un lato umano verso gli altri personaggi della serie, una novità che ci rallegra, perché in Breaking Bad la moralità era solo sporadica. Nelle due ore di El Camino invece, Gilligan mette in luce l’importanza dell’apprendimento di Jesse che fa finalmente tesoro dei consigli ricevuti.
A livello tecnico il film si assesta su livelli eccezionali (mai raggiunti prima) in grado di regalarci paesaggi e panorami mozzafiato, mantenendo fedele l’amata Albuquerque. I punti camera riescono a realizzare quadri visivi stupefacenti. I primissimi piani mantengono alta la tensione e caratterizzano bene lo stato d’animo dei personaggi con giochi di colore coerenti che donano il valore aggiunto necessario a una rappresentazione tridimensionale dei soggetti in campo, grazie all’ancora una volta straordinaria colonna sonora.
L’unica pecca è forse l’evoluzione di Jesse, un po’ affrettata e poco approfondita nella prima parte. Gli bastano infatti poche ore per passare dalla condizione di cane bastonato a quella dell’uomo deciso a iniziare il cammino verso la propria redenzione. El Camino è comunque un’opera cinematografica in grado di farci tornare per due ore nel mondo sofferente e tragico che tanto apprezziamo, regalandoci un finale che risponde alle questioni irrisolte e grazie al quale dire finalmente addio a un’opera che rimarrà nei nostri cuori.