Beatles Reloaded

L’anniversario della pubblicazione di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band vede un eccellente lavoro di remissaggio riportare in vita il capolavoro del 1967
/ 10.07.2017
di Benedicta Froelich

Già da parecchi anni, l’avvento del digitale e delle moderne tecniche di registrazione ha rivoluzionato il mercato discografico, non soltanto spalancando nuovi, allettanti orizzonti, ma anche facendo sì che la questione della cosiddetta «purezza del suono» cessasse di costituire esclusiva preoccupazione degli addetti ai lavori per propagarsi a un pubblico via via sempre più esigente e ormai in grado di dotarsi di un nuovo impianto «ad alta fedeltà»; un fattore che, con la progressiva e continua evoluzione tecnologica, ha però anche portato a una vera (e assai lucrativa) invasione di edizioni rimasterizzate e «perfezionate» di qualsiasi disco abbia mai visto la luce in tempi tecnicamente meno esigenti dei nostri.

Ci sarebbero quindi buoni motivi per accogliere con una punta di esasperazione un’operazione apparentemente commerciale quale la nuova edizione appena pubblicata dalla EMI in occasione del cinquantenario di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, lo storico album del 1967 che, grazie alla sua esplorazione avanguardistica di differenti generi musicali e delle tensioni culturali di un’intera epoca, è da sempre considerato il più importante e storicamente rilevante tra i capolavori del quartetto di Liverpool; eppure, stavolta, benché si tratti dei Beatles (che, negli ultimi tre decenni, non hanno perso una sola occasione per ristampare più o meno superflue versioni celebrative), la realizzazione di questa particolare 50th Anniversary Edition appare più che giustificata e, soprattutto, di grande interesse non solo per gli appassionati della band, ma per qualsiasi storico della musica popolare. La ristampa non costituisce infatti la sola, consueta rimasterizzazione digitale (o «pulizia» fonica) dei nastri originali: stavolta il lavoro svolto su Sgt. Pepper consiste in un vero e proprio «restauro integrale» sotto forma di completo remissaggio, in contrapposizione alle ristampe su CD finora pubblicate – tutte semplici riedizioni «ottimizzate», perlopiù ottenute dai masters della prima versione stereo dell’LP (all’epoca riservata al mercato americano, in quanto, nel 1967, la stragrande maggioranza dei dischi pop-rock era ancora incisa in mono). E se, in tali nastri, il sound era, naturalmente, ancora lontano dal cosiddetto surround per come lo concepiamo oggi, per contro la versione mono dell’album era quella approvata e sanzionata dagli stessi Beatles – tanto che, data la ricchissima e sperimentale strumentazione che caratterizza Sgt. Pepper, presentava dettagli destinati a «perdersi» completamente nel missaggio stereo.

Per questo motivo, Giles Martin (nientemeno che il figlio del leggendario produttore dei «Fab Four» e mago del suono George Martin), a cui è stata affidata la realizzazione di questo nuovo remix stereo, ha voluto privilegiare, come base per il missaggio, proprio i vecchi nastri mono, lavorando con cura certosina sulle singole piste audio; e la differenza salta subito all’orecchio, soprattutto in tracce come Lucy in the Sky with Diamonds e la storica A Day in the Life, nelle quali, finalmente, non si avverte più alcuna separazione tra i diversi elementi, dai singoli strumenti agli inserti esterni. Inoltre, considerando il fatto che, come tutti i dischi dei Beatles, all’epoca Sgt. Pepper è stato registrato con un numero assai limitato di piste, ecco che questo nuovo remix permette di valorizzare e «svecchiare» elementi quali la batteria di Ringo Starr e le sezioni di fiati, dandoci la possibilità di sperimentare come l’album sarebbe suonato se fosse stato inciso oggi, con la tecnologia attualmente disponibile in sala di registrazione.

Naturalmente, la EMI non si è però accontentata di una simile opera di ricostruzione storiografica, e ha voluto, come si suol dire, «cavalcare l’onda», mettendo a disposizione del pubblico anche una versione a due dischi di questa già notevole ristampa, e addirittura una «super deluxe edition» sotto forma di un lussuoso cofanetto di ben sei CD – entrambe ricche di quelle immancabili rarità che, come sempre, costituiscono l’esca stuzzicante davanti alla quale nessun completista può resistere; soprattutto quando, come in questo caso, venga assecondata la tendenza inaugurata già nel 1995 dallo splendido progetto denominato Anthology, interamente costituito da outtakes e versioni in progress e inedite di brani storici. E se ci fosse stato bisogno di una nuova conferma di come, a distanza di mezzo secolo, il mondo non sia ancora stanco dei Beatles, basterebbe il fatto che, alla sua uscita, questa Anniversary Edition è subito schizzata al primo posto delle classifiche britanniche – proprio come, nella lontana estate del 1967, era avvenuto con l’LP originale. Forse, oltre alle immortali lezioni musicali di allora, ciò che il pubblico ricerca ancor oggi nella musica dei «Fab Four» è l’innocenza di un’epoca irripetibile e meno spietata di quella odierna: un ricordo struggente in grado di suscitare non solo ammirazione ma anche, perché no, una certa, malcelata nostalgia.