Dove e quando
Arabella, allestimento Robert Carsen, Zurigo, Opernhaus. Fino al 31 marzo 2020. opernhaus.ch


Arabella e la decadenza

All’Opernhaus di Zurigo un allestimento firmato Robert Carsen
/ 09.03.2020
di Marinella Polli

Vi è certo qualche analogia fra il Rosenkavalier e l’Arabella di Richard Strauss. Quest’ultima opera in tre atti, spesso anche definita una conversazione in musica, per quanto non certo sublime come Il Cavaliere, è comunque una briosa commedia lirica e una delle più incantevoli del Novecento. Anch’essa, come il Rosenkavalier lascia trapelare in maniera delicata la nostalgia del passato.

Varata nel 1933 dopo parecchie peripezie e, in particolare, dopo la morte avvenuta nel 1929 del librettista-coautore, Arabella era la sesta creata in collaborazione con Hugo von Hofmannsthal, da tempo stretto collaboratore di Strauss. E l’elegante penna del grande poeta austriaco aveva cesellato anche qui un ottimo libretto, ancorché non del livello dei precedenti. In questa nuova produzione zurighese, il regista canadese Robert Carsen traspone trasgressivamente l’azione dalla Vienna dell’incertezza politica del 1860 all’epoca nazista, poco dopo il famigerato «Anschluss» dell’Austria, e con tanto di «heil Hitler!» rappresentati però solo coreograficamente. Una trasposizione comunque non corrispondente ai molti riferimenti culturali evidenziati nel libretto e ancor meno a quanto gli autori si erano prefissi, e cioè di ironizzare sulla decadenza della società viennese nella seconda metà del XIX secolo con una trama da teatro leggero e rigorosamente a lieto fine.

La scenografia unica per le due ore di spettacolo di Gideon Davey – hall/cortile interno su cui si affacciano i quattro piani di un grande albergo viennese, e dove neanche le svastiche mancano – è solo apparentemente sbrigativa; i dettagli sono infatti curatissimi, come lo sono i costumi, dello stesso Davey. Fabio Luisi conduce la Philarmonia Zürich lungo l’innovativa partitura straussiana, dirigendola in maniera più cesellata nei languidi e nostalgici ritmi di danza (temi di valzer e polacche), ma spesso anche all’insegna di un fortissimo che procura qualche difficoltà ai cantanti.

Il difficile ruolo di Arabella era in origine affidato a Julia Kleiter, la quale si è però ammalata un giorno prima della première ed è stata sostituita da Astrid Kessler. Scenicamente non del tutto sciolta, il tempo per provare era poco, la Kessler si è tuttavia dimostrata un’interprete eccellente: intonazione ineccepibile, ottima estensione, un bellissimo timbro e grande espressività vocale. Valentina Farcas nel ruolo di Zdenko/Zdenka, esuberante Hosenrolle o ruolo en travesti (soprani e mezzosoprani in travestimenti maschili con obbligato gioco degli equivoci) è al suo livello vocalmente, ma migliore nell’espressione scenica, sia quando si veste da ragazzo perché costretta dai genitori indebitati fino al collo e che non possono permettersi di far sposare adeguatamente due figlie femmine, sia quando rivelerà le sue grazie di amabile fanciulla.

Josef Wagner è il rustico ma ricco croato Mandrika: physique du rôle e un potente strumento vocale, però spesso coperto dall’orchestra e costretto a gridare. Convincente Judith Schmid nei panni della Contessa Adelaide, ottima Aleksandra Kubas-Kruk come Fiakermilli o Milli la sciantosa, di ordinaria amministrazione il resto del cast.

Rimane ancora da dire del teatro tutt’altro che stracolmo, e ciò per il limite al numero di spettatori in luogo chiuso imposto in seguito al coronavirus, e delle repliche che si protrarranno fino al 31 marzo.