Antigel, un nome evocativo per un festival che si impone nel freddo inverno ginevrino come uno dei più interessanti e innovativi d’Europa. Incentrato soprattutto sulla musica e le arti della scena, Antigel mostra quanto la Svizzera (in particolare Ginevra) sia culturalmente ricca, aperta e in costante fermento. Lontano anni luce dai cliché che la riducono ad un’appendice snob e austera della sfavillante Zurigo, Ginevra si illumina grazie a Antigel di mille luci colorate.
Il festival capitanato dall’eclettico Eric Linder (membro del gruppo Polar ed ex campione di corsa a piedi) e dalla più misteriosa Thuy-San Dinh, si nutre di proposte artistiche uniche e singolari che si trasformano in vero e proprio concime culturale per i comuni ginevrini che ogni anno regalano al festival delle location sorprendenti. Un festival incredibilmente ginevrino quindi, che si vuole però estremamente aperto e in sintonia con il fermento culturale che abita un’Europa in crisi perenne. Antigel rivendica forte e chiaro la propria fiducia nell’arte e nella cultura come vettori di cambiamento. Tutto ciò può sembrare naif o irreale ma fa comunque bene, poiché è anche di questo che abbiamo bisogno: di sogni e di utopie.
Qual è la forza segreta di Antigel? Cosa lo differenzia dai suoi innumerevoli concorrenti? Difficile dirlo, impossibile trovare una sola risposta, quello che è certo è che la presa di rischi e la sfacciataggine sono la linfa vitale di un festival che non ha certo «froid aux yeux» (come direbbero i francofoni). La sua particolarità non è solo quella di sfidare le convenzioni di quello che chiamiamo comunemente (e a volte con una punta di sarcasmo) «divertimento», ma anche e soprattutto quella di abbattere le frontiere tra cultura con la «c» maiuscola e underground. Il suo scopo è principalmente quello di riunire dei pubblici diversi, a volte antitetici al di fuori delle tradizionali sale da spettacolo: amanti di musica classica e sperimentale, uccelli notturni avidi di techno e house o ancora melomani alla ricerca di novità. Quello che conta è la qualità artistica, poco importano il formato o le mode del momento.
Come ogni anno Antigel istalla il suo quartier generale danzereccio, festivo e accogliente (chiamato Grand Central) in un luogo emblematico e iper urbano di Ginevra. Quest’anno l’onore è toccato a un’immensa hall delle CFF, in pieno quartiere Pont-Rouge (in fase di pianificazione e costruzione) dove si susseguono serate dj, roller disco e mercatini dedicati ai vinili e al vintage. Niente ferma la creatività del festival ginevrino. La reputazione delle serate al Grand Central si espande ben oltre i confini cantonali, un vero e proprio festival nel festival dominato da uno spirito di apertura incredibilmente rigenerante. La star dell’hip hop underground made in USA Tommy Genesis, la sensualità fredda e austera di Nick Höppning e Virginia del mitico label berlinese Ostgut o ancora la house misteriosa venuta da Chicago di Lil’Louis hanno regalato ad Antigel (in collaborazione con l’inimitabile istituzione ginevrina Motel Campo) serate indimenticabili.
La scrittrice e regista francese Virginie Despentes ha incarnato quest’anno l’animo provocante e ribelle della manifestazione. Il risultato è un talk (basato sul romanzo di Louis Calaferte Requiem des innocents) sensuale, ritmato dall’insieme musicale Zero, durante il quale potenza vocale e fisica dominano sovrane. Un’altra grande artista invitata per questa settima edizione è Maguy Marin – figura emblematica della danza contemporanea – che ha stravolto il pubblico del Bâtiment des forces motrices grazie al suo maestoso spettacolo Umwelt. Attraverso la pièce Marin ci offre una quotidianità ritualizzata in modo incessante, come in un sogno.
Ad accompagnare la sua elegante follia troviamo La Ribot, memorabile performer spagnola che ha scelto Ginevra come patria d’adozione, e che presenta quest’anno (in concomitanza con Le Giornate svizzere della danza contemporanea) Another distinguée, otto nuove pièces che si aggiungono al suo work in progress iniziato nel 1993, intitolato proprio Pièces distinguées. Un black cube inquietante e sensuale accoglie il pubblico accorso al teatro del Grütli per un’esperienza artistica e sensoriale stravolgente. Per quanto riguarda invece gli imperdibili «Made in Antigel», spettacoli creati appositamente per la manifestazione, valgono certamente la scoperta Oceanos, viaggio sonoro che ci culla al ritmo dei suoni marini raccolti da Chris Watson (ex membro dei Cabaret Voltaire), immersi in un bunker di Bernex, e Very Bat Trip I, viaggio poetico nel cuore oscuro del bois de la Bâtie, tra demoni immaginari e personaggi inquietanti usciti dalla mente di Fabrice Melquiot (teatro Am Stram Gram).
La musica è sempre una delle stelle più luminose del firmamento Antigel, e quest’anno propone Forest Swords, con il suo universo sonoro oscuro e ammaliante tra elettronica e drone music, gli indimenticabili Lambchop (e la voce sublime di Kris Wagner) che hanno letteralmente ipnotizzato il pubblico dell’Alhambra grazie a un universo artistico tra sensualità country e modernità elettronica, la potenza vocale che si trasforma in rituale di Patti Smith o ancora il leggendario Kronos Quartet di San Francisco. Per quanto riguarda invece gli ormai storici appuntamenti ai Bains de Cressy, dove si gustano le prestazioni live immersi in una piscina riscaldata, è impossibile non citare il misterioso e potente Alessandro Cortini (compare di Trent Reznor dei Nine Inch Nails) e l’eccentrico show-man australiano Alex Cameron.
Un festival controcorrente che rivendica la propria diversità. Ci voleva proprio.