Presentato allo scorso Festival di Locarno nel concorso Cineasti del presente, Love Me Tender è il secondo film della ticinese peruviana Klaudia Reynicke, già nota per Il nido (2016). In gara per il Prix du public al Festival di Soletta, la pellicola prodotta da Amka Film e RSI approda nelle sale giovedì, con un’anteprima mercoledì al Cinema Lux di Massagno (ore 20) alla presenza di regista e cast. È la storia surreale della giovane Seconda che non riesce a uscire di casa e che, alla morte della madre, è abbandonata anche dal padre.
Come nasce l’idea del film?
Sono appassionata di cose surreali e di anti-supereroi. Sono cresciuta a Lima, in Perù, e guardavo in tv un supereroe che faceva tutto male e mi faceva ridere. E poi è un dramma su una lotta interiore, una cosa che non si vede spesso.
È un film sul corpo e sulla lotta tra Seconda e il mondo.
Seconda da una parte gestisce benissimo il suo corpo, allo stesso tempo non riesce a portarlo fuori di casa. È una battaglia dentro di lei, poiché non riesce a fare ciò che vuole di più: uscire. La guerra interiore le crea limiti che la fanno andare in conflitto con il mondo esterno. Quando lancia oggetti dalla finestra ride, è un gioco, cerca di farsi vedere, è un modo per comunicare.
Il titolo cosa significa?
È ciò che potrebbe dire Seconda a se stessa. Il suo percorso è di evoluzione, impara a volersi bene. Naturalmente c’è anche la canzone di Elvis Presley. Amo il kitsch e gli imitatori di Elvis. Il film non è né dramma né commedia e gli imitatori rientrano in questo genere.
A chi si è ispirata?
Mi piacciono i film surreali. Quando vidi Un chien andalou di Buñuel ci pensai per giorni. Ho una formazione da sociologa e da artista, questo film non arriva solo dal cinema, ma ho preso ispirazione da varie arti. Per esempio lo scontro iniziale viene dalle performance di Marina Abramovich.
È un film molto diverso da Il nido.
Il nido per me è stato una scuola per capire come funziona la macchina della finzione. Ho avuto la fortuna di produrlo e realizzarlo in fretta. Dovevo capire quello che non volevo più fare, come raccontare una storia classica. Lavorando a Il nido ascoltavo chi aveva più esperienza, ma non ne sono rimasta soddisfatta, mentre di Love Me Tender lo sono: è un film più personale e artistico. Non penso di poter fare qualcosa di classico ed essere felice del risultato, non mi basta raccontare una storia.
Come ha scelto la protagonista Barbara Giordano?
Il personaggio di Seconda era scritto per una donna più adulta. Quando al provino ho visto Barbara mi sono accorta subito che avrebbe reso il film più luminoso. È un’attrice che può essere luminosa o scura e fa sentire allo spettatore la gioia o il dramma. Con lei il lavoro è stato naturale, è molto generosa, abbiamo parlato molto per trovare la giustezza e l’equilibrio del personaggio. È stato importante poter già provare dentro la casa del film, ha reso tutto più fluido. Anche essere una troupe piccola, come una famiglia, ha facilitato il lavoro.
Negli ultimi anni anche in Ticino si fanno parecchie pellicole di finzione. Come valuta questo momento?
Siamo amici tra noi, solidali, ci aiutiamo, cerchiamo di fare ciò che amiamo senza andare via, anche se non abbiamo i soldi della Svizzera tedesca o francese e non è facile. Ciascun regista che si fa conoscere rappresenta una cosa positiva e questo momento di successi aiuta a continuare.
Love Me Tender sta riscuotendo successo internazionale, è selezionato in vari festival.
Il successo internazionale è una sorpresa. Tiziana Soudani e Amka hanno creduto in me e in questo progetto fin dall’inizio. Siamo stati contenti della selezione a Locarno, ma temevamo si pensasse che fosse perché siamo ticinesi, invece Lili Hinstin non ci ha fatto regali. Andare al Festival di Toronto con giovani registi di tutto il mondo è stato fantastico e ha creato un interesse. Il film fa parlare del Ticino: all’estero devo sempre spiegare che è un film svizzero, anche se parlato in italiano.
Quali reazioni si aspetta davanti a un film così strano?
Sembra più strano di quello che è, alla fine è una storia semplice. È un film che suscita emozioni diverse in ciascuno e lo spettatore deve decidere di lasciarsi andare. Anche chi guarda film più classici può trascorrere bei momenti con Love Me Tender. Del resto se ne parla anche perché è strano. Ci sono tante persone che si sentono isolate, a ogni proiezione qualcuno mi dice che si è identificato in Seconda.