Una mia conoscente che lavora nell’editoria e che abita a Milano, mi confida che per nulla al mondo si sposterebbe da quella città. Con convinzione afferma che, dopo Expo 2015, Milano è diventata ancora più dinamica di quanto non lo fosse in precedenza, più coinvolgente, più ricca di appuntamenti culturali stimolanti. Fa sicuramente piacere sapere che, non lontano dal nostro Ticino, ci sia un’offerta culturale così vivace, ricca, e allettante. Di fronte a un ventaglio di proposte così ampio, semmai, il problema diventa scegliere. A meno che, fra le molte esperienze che la città offre, non ci sia qualcosa di particolarmente suggestivo, qualcosa che catturi la nostra curiosità, che intercetti i nostri interessi e agevoli la nostra scelta. A radunare queste premesse ci ha pensato un’esposizione dall’intrigante titolo Dall’argilla all’algoritmo. Arte e tecnologia ospitata negli spazi delle Gallerie d’Italia, in Piazza della Scala 6 a Milano dallo scorso 31 maggio fino all’8 settembre 2019. Di fronte a un tale titolo, difficile non cedere alla curiosità pianificando una visita culturale nell’estate milanese.
Qual è, dunque, l’intento di un’esposizione che riunisce realtà così diverse come l’argilla e l’algoritmo? Come ci informa il depliant della mostra, «dagli albori dell’umanità, gli avanzamenti tecnologici modificano l’esperienza della realtà, inducendo cambiamenti nelle relazioni sociali, nell’immaginario collettivo e individuale, trasformando le possibili forme di creatività artistica». Tali cambiamenti sono «di particolare pregnanza» in un momento storico in cui «l’innovazione digitale ci pone in costante relazione con inedite esperienze di robotizzazione e intelligenza artificiale». Lungo queste linee tematiche, l’esposizione «propone un percorso basato su dialoghi inediti e intenzionalmente non cronologico»: spaziando «da antichi vasi greci a opere di artisti contemporanei internazionali» l’intento è di approfondire «i modi in cui artisti di epoche diverse si sono relazionati con la tecnologia, il suo fascino, le sue utopie oppure i suoi demoni, anticipando o riflettendo radicali cambiamenti sociali e culturali».
Il riferimento puntuale all’algoritmo (termine che risulta dalla combinazione fra il nome del matematico arabo al-Khuwārizmī, vissuto nel secolo IX, e il vocabolo greco arithmós, che significa numero) è forse l’aspetto più intrigante del percorso artistico proposto. Chi più chi meno, molti di noi hanno avuto a che fare con gli algoritmi durante le lezioni di matematica. Negli ultimi tempi, poi, il termine ha conosciuto una notevole diffusione grazie ai recenti sviluppi tecnologici che hanno investito le società occidentali. Al giorno d’oggi, l’algoritmo è sistematicamente associato a discipline quali il machine learning, lo studio dell’intelligenza artificiale e, in modo più generico, a quei procedimenti e strategie di marketing sfruttate da Google e altri per capire, assecondare e anticipare le scelte dei consumatori. Grazie agli algoritmi, dicono gli esperti, possiamo realizzare anche i sogni nel cassetto: dalla seduzione di Miss o Mister universo alla scrittura di un bestseller fino alla composizione di una sonata magistrale. Nulla ci è precluso, se crediamo alla magia dell’algoritmo.
Al di là di questi riferimenti, magari un tantino esagerati, alla nuova mitologia dell’algoritmo, pensatori contemporanei come Yuval Noah Harari (autore di Sapiens e Homo Deus) fanno notare come siamo nel mezzo di una potenziale ridefinizione della nostra civiltà. Di fronte alla prospettiva di uno stravolgimento epocale, l’arte non sta certo a guardare: non si limita a registrare tendenze e fenomeni, ma solleva importanti interrogativi e incoraggia riflessioni.
Ci si attende quindi, dall’esposizione Dall’argilla all’algoritmo. Arte e tecnologia un invito all’approfondimento tematico, alla critica ponderata, e alla riflessione consapevole. Il dubbio è che, forse, nell’allestire l’esposizione (che pur si avvale di opere di artisti di grande valore, da Balla a Boccioni, da De Chirico a Fontana), si sia perso un po’ il filo del discorso: rinunciando ad approfondire, e a rendere manifesti, i nessi che possono intercorrere fra l’argilla e l’algoritmo, fra il lavoro dell’artista e l’impatto della tecnologia, fra l’immaginario dell’arte e quello della società. Ne risulta quindi un percorso poco delineato in cui i collegamenti fra i termini proposti (argilla, algoritmo, arte e tecnologia) non sono mai veramente esplicitati, tanto da lasciare deluso quel visitatore che si aspetta dalle opere in mostra che sappiano illustrare ed elucidare una serie di temi in modo convincente. Il dubbio, legittimo, è che l’esposizione non sia all’altezza del suo titolo: e che il nesso, semmai, vada fatto con quel colosso, di biblica memoria, che aveva i piedi di argilla.
Dove e quando
Gallerie d’Italia, Piazza della Scala 6 Milano.
Da ma a do dalle 9.30 alle 19.30. Gio dalle 9.30 alle 22.30.
Chiuso il lunedì. Ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura.
Fino all’8 settembre 2019.
Per info: www.gallerieditalia.com