Giuliano Carmignola come appare per la Deutsche Grammophon (© Kasskara/DG)

Concorso «Azione» mette in palio alcuni biglietti omaggio per il concerto della violinista Carolin Widmann che si terrà al LAC di Lugano giovedì 28 febbraio alle ore 20.30.

Per partecipare all’estrazione basta seguire le indicazioni riportate sulla pagina web www.azione.ch/concorsi.

 

 


Accostamenti arditi e studi filologici

A Lugano va in scena Carolin Widmann, sorella del clarinettista e compositore Jörg, mentre a Ginevra i Percento-Culturale-Migros-Classics propongono i Concerto Köln con Giuliano Carmignola
/ 18.02.2019
di Enrico Parola

Difficile pensare a un accostamento più ardito, ma Carolin Widmann ci è abituata: affronterà il Concerto di Berg, seguito dalla Pastorale di Beethoven con Michael Sanderling sul podio dell’Osi. La violinista bavarese ha inaugurato il cartellone di Lugano Musica con un concerto ancor più moderno, quello scritto per lei dal fratello Jörg; l’accompagnava Daniel Harding alla guida dell’Orchestre de Paris, e anche quella volta nella seconda parte risuonò la Sesta sinfonia di Beethoven.

Widmann lo dichiara apertamente: «Mi piace accostare classico e moderno, lo faccio anche con Schönberg, Kurtág e tanti altri autori contemporanei; non ho paura dei giudizi del pubblico, potrei essere l’unica a propendere per una certa scelta artistica, ma quando ci credo andrei avanti anche se mi ritrovassi da sola in sala».

A questo proposito si può ricordare un festival a suo modo clamoroso ideato qualche anno fa: solo musica contemporanea, i concerti iniziavano alle undici di sera e sulla locandina campeggiava un eloquente «Solo per curiosi»: «Un invito a venire per chi si ritiene tale o un invito a tenersi alla larga rivolto a chi ama solo il grande repertorio? Ognuno l’ha preso come ha voluto, mi hanno scritto sia per ringraziarmi dei nuovi orizzonti che ho aperto sia per insultare me e la “musica contemporanea-spazzatura”. Non sopporto l’ignoranza, apprezzo chi è aperto di mente e davanti a una musica contemporanea dimostra la disponibilità che si ha con una sinfonia di Mozart o Beethoven».

Il discorso vira sulle sue esperienze di Widmann: «Mi è capitato di accostare in un castello vicino a Garmisch delle miniature bachiane a dei brani davvero tosti di Boulez – ma quali brani di Boulez non sono “hardcore”? Nonostante i timori dell’organizzatore il pubblico mi ha chiamato nove volte». Talvolta l’accostamento non è solo musicale, ma tra note e ambiente: «Ho suonato Schumann in una sorta di discoteca, a Berlino; la gente beveva e fumava, sui tavoli c’erano bottiglie di birra, ma fu un pubblico fantastico perché ascoltava, si lasciava coinvolgere. Più che la forma contano i contenuti».

Ce ne sono tanti nel Concerto che Berg compose nel 1935 per Louis Krasner; era un periodo tormentato e turbolento per il musicista: dopo il grande successo del Wozzeck (e stava già lavorando su un’altra opera, Lulu), il vento stava cambiando. A Kleiber, che ne aveva appena diretto i Symponische Stücke, era stato criticato il modo di condurre la Staatsoper di Vienna; per protesta contro la politica culturale del Terzo Reich si era dimesso ed era emigrato in Sudamerica.

Berg temeva che l’ostracismo nazista si abbattesse anche sulla sua musica e così preferì interrompere l’orchestrazione di Lulu e attendere alla commissione del violinista americano. «Da maggio sarò nella mia casa sul Wörthersee e là comporrò il “nostro” Concerto per violino, per il quale ho già compiuto molto lavoro preparatorio; forse possiamo rimanere in contatto anche nel periodo della genesi di quest’opera» gli scriveva; è curioso notare come la casa di Berg si affacciasse sullo stesso lago e fosse dirimpettaia della dimora (a Pörtschach), dove Brahms compose il suo Concerto per violino. Il titolo dell’opera, Alla memoria di un angelo, è legato alla morte per poliomielite di Manon Gropius, figlia che Alma Mahler ebbe dal secondo marito, l’architetto Walter Gropius. Berg scelse per il Concerto una materia musicale eterogenea – dodecafonia, musiche popolari (come la canzoncina della Carinzia Un uccellino sull’albero di susine), il corale bachiano Es ist genug e addirittura lo Jodel – e lo concepì come un ritratto di Manon: l’adolescenza nella prima parte, la morte e la trasfigurazione nella seconda.

Il talento di Carmignola
«Avrei dovuto inciderli prima con loro, ma si mise in mezzo Abbado e a Claudio non si poteva dire di no». Sorride Giuliano Carmignola, ripensando al suo legame con il Concerto Köln e in generale alla sua carriera; il 26 febbraio il violinista veneto e l’orchestra di Colonia regaleranno al pubblico ginevrino un ulteriore capitolo del loro lungo e intenso sodalizio artistico, protagonisti alla Victoria Hall di un concerto straordinario organizzato da Migros-Percento-culturale-Classics.

Introdotti dal Concerto grosso in sol minore di Locatelli e dal curioso concerto nella stessa tonalità composto da Charles Avison partendo da una sonata per clavicembalo di Scarlatti (Avison era un inglese che criticava aspramente Händel, e che deve la fama ai soli 12 concerti ispirati alle sonate scarlattiane), nel programma campeggiano solenni i due Concerti per violino e quello per due violini di Bach: un trittico meraviglioso che nel catalogo bachiano compare in stretta successione.

Capolavori assoluti con cui si sono cimentati tutti i più grandi virtuosi dell’archetto e che Carmignola ha inciso nel 2014 con il Concerto Köln; da allora si sono ritrovati non solo a ripeterli a tutte le latitudini, ma in varie tournée ad affiancarli agli stessi brani che propongono a Ginevra, a conferma dell’efficacia e della presa che tale programma sa regalare al pubblico. «È vero, tutti i più grandi li hanno suonati, ma in questi trent’anni c’è stata un’evoluzione abissale» spiega Carmignola; il segreto è la filologia, con la riscoperta della prassi esecutiva dell’epoca, dopo che per almeno un secolo il romanticismo aveva tinto architetture e linee di Sei e Settecento.

«Io ero cresciuto nella tradizione, suonavo anch’io in modo romantico; anzi prendevo in giro i colleghi che si stavano interessando alla filologia. Poi la svolta: dopo molte insistenze Andrea Marcon mi convinse ad assistere a un concerto vivaldiano che teneva con l’ensemble di strumenti originali da lui fondato, la Venice Baroque Orchestra; fu una folgorazione: mi si aprì un mondo nuovo e bellissimo fatto di violini con corde di budello invece che metalliche e con l’arco barocco. Non sono più tornato indietro da quei suoni».

Da allora Carmignola ha esplorato il repertorio barocco tornando più volte a Bach. «Avrei dovuto inciderne i Concerti con gli strumentisti di Colonia una decina di anni prima, ma proprio nel 2004 mi arrivò un fax da Abbado; riconobbi subito la sua inconfondibile firma, con la C enorme. Mi parlava di un’orchestra che voleva fondare a Bologna, la Mozart, chiedendomi di fare il violino di spalla e il solista nei Concerti di Bach e Mozart. A Claudio non si poteva dire di no».

Anche perché a lui doveva la carriera: «Io non l’avevo mai cercata. Ero stato fortunato: avevo iniziato giovane a insegnare in Conservatorio e a quei tempi si andava in pensione con 19 anni, 6 mesi e un giorno di lavoro; nel frattempo suonavo nell’orchestra della Fenice a Venezia, da privilegiato: pagavano bene e facevo solo le produzioni che mi interessavano. Poi cambiò il sovrintendente del teatro e la mia collaborazione finì. Ma non me ne crucciai: volevo stare con la famiglia, con mia moglie e le nostre quattro figlie».

Nel frattempo Abbado aveva bussato alla sua porta: «Mi fece un’audizione quando avevo 23 anni per i concerti che organizzava con Pollini nelle fabbriche; mi ritrovai a suonare all’Ansaldo e alla Breda di Milano; e poi alla Scala».