Una piccola «nazione-botte»

Bacco giramondo - Il Portogallo nonostante le sue dimensioni conta più di cinquecento vitigni autoctoni
/ 06.11.2017
di Davide Comoli

Il Portogallo è un microcosmo del mondo vitivinicolo che raggruppa tutto ciò che si può immaginare in questo campo. In questo Paese si coltivano più di cinquecento diverse varietà autoctone di vitigni, dai quali si ottengono molti vini, alcuni rossi ma anche bianchi di grande personalità.

La diversità delle tradizioni vinicole perpetuata fino ai nostri giorni da millenni, non risale di certo alle prime popolazioni Iberiche, ma sappiamo invece con certezza che furono i Fenici, prima dell’era Cristiana, a portare la viticoltura nella penisola Iberica. Incoraggiata poi dai Greci e dai Romani.

Il Portogallo è terra di esploratori e occupa un settimo della penisola Iberica; eppure, anche se sulla mappa sembra schiacciato dalla vicina Spagna, ha una tale diversità di vini da fare invidia.

Prendete ad esempio un bicchiere di Porto e un bicchiere di Vinho Verde. Il primo è un vino scuro, concentrato, inebriante, mentre il secondo è di colore pallido, leggero, un pétillant. La diversità è data dal ruolo della topografia del Portogallo. Sulla costa, i vini sono plasmati dall’Atlantico, mentre all’interno, dall’altro lato delle montagne, l’effetto regolatore dell’oceano si riduce. La piovosità può variare dai 1500 mm all’anno sulla costa ai 500 mm all’interno. Le vigne sono onnipresenti da nord a sud, eccezion fatta per i picchi più alti, dove il clima è piuttosto ingrato per la viticoltura.

Tra il fiume Minho, che fa da frontiera nord con la Spagna e la costa dell’Algarve 560 km più a sud, si contano circa 250mila ettari di terreno vitato. Si distinguono tre grandi regioni (con le loro sottozone) viticole differenti, delimitate da due fiumi.

La prima è il Duero (Douro in portoghese), a nord punteggiato da montagne granitiche che toccano i 2000 m d’altitudine. Da qui provengono molti vini, ma soprattutto è la patria del Porto. Poi c’è il Portogallo centrale, situata tra i fiumi Duero e Tago. Si tratta di una vasta zona di produzione, dal clima temperato, conosciuta sotto il nome di Ribatejo, comprende i celebri vigneti del Dão e della Bairrada. A sud del Tago, troviamo invece le immense e calde pianure dell’Alentejo e la regione molto turistica dell’Algarve.

Nel visitare questi luoghi, al momento di degustare i vini, ritroviamo nei loro profumi, il contrasto che abbiamo osservato nei paesaggi. Vicino a cantine ultramoderne, ritroviamo quelle piccole, dove la produzione sovente destinata al mercato locale non è per nulla cambiata da secoli e visitando le 40 zone che hanno la DOC il visitatore può rendersene conto.

L’adesione alla CEE (1986) da parte del Portogallo ha incoraggiato i viticoltori a fare degli sforzi per migliorare la qualità dei vini, investendo molto sulla tecnologia, al fine di conquistare nuovi mercati, ma le vecchie tradizioni non si possono fare sparire con un tocco di bacchetta magica. Il Portogallo è una nazione indipendente dal XII sec. e già a quell’epoca la costa atlantica della Penisola commerciava in vini.

Il distretto del Minho, dove si produce il Vinho Verde, è la più estesa del Portogallo, e i venti che portano la pioggia permettono la coltura intensiva. Il nome Vinho Verde, si presta generalmente a delle confusioni. In effetti, non è un’allusione al colore del vino, che può essere sia rosso sia bianco; proviene invece dal fatto che i vini prodotti in questa zona sono poco alcolici e molto freschi d’acidità, quindi devono essere bevuti giovani e leggermente frizzanti. Tra le uve a bacca bianca citiamo il Loureiro, il Trajadura, il Pedernã e il diffuso Alavarinho; tra quelli a bacca nera il Vinhão e l’Espadeiro.

Per molto tempo i vini da tavola della valle del Duero furono trattati come i parenti poveri del Porto (di cui parleremo in altra sede) e riservati al consumo locale. In questi ultimi anni si producono bottiglie di grandi ed eccellenti vini in cantine ultramoderne. I principali vitigni sono quelli che si utilizzano per la produzione del Porto, i più usati sono Touriga Nacional, Tinta Cão, Tinta Roriz, Tinta Barroca, Touriga Francesa, Tinta Amarela e Souzão per i rossi; Malvasia Fina, Viosinho, e Gouveio per i bianchi.

La regione che si estende tra il Duero e il Tago, è la più generosa del Portogallo. In questa regione troviamo infatti una moltitudine di vitigni che danno vini molto differenti tra loro. Le regioni del Dão e del Bairrada invece sono le più famose.

Il Baga è il vitigno che sta alla base della quasi totalità dei vini rossi della regione di Bairrada, sono vini rossi con particolare vinificazione e con lunga evoluzione in bottiglia (fino a 15 anni).

Nel Dão troviamo vigneti con l’età media più alta: i vitigni elitari sono per i rossi la Touriga Nacional e il Tempranillo, piacevoli bianchi prodotti con il Barcelo e l’Encruzado.

Nei pressi di Lisbona, nell’Estremadura, si esprime meglio il raro Ramisco che nella DOC Colares cresce su dune sabbiose e impedisce lo sviluppo della pericolosa filossera.

Un po’ più a sud, intorno al fiume Trancio nella regione di Bucelas, troviamo il vitigno Arinto dal quale si ottengono ottimi vini bianchi e spumanti. La penisola meridionale di Setúbal è famosa per la produzione del suo Moscadel, dolce e fortificato al 17,5 per cento in alcol etilico, con grande potenzialità di affinamento in bottiglia, prodotto con uve Moscatel Roxo, analogo al Moscato d’Alessandria e Moscatel do Douro. Assolutamente da provare con dolci arricchiti da frutta secca e candita.

Il Ribatejo, grazie a vitigni come il Cabernet Sauvignon e lo Syrah, ha fatto un bel salto qualitativo: i viticoltori locali hanno infatti saputo sfruttare le doti del Periquita e l’Alfrocheiro Preto, assemblandoli ai primi.

All’interno del Paese un po’ più a sud, troviamo l’Alentejo, con i vitigni a bacca nera Aragones, Trincadeira e Castelão Francês, mentre per i bianchi l’Aringo e il Rouperio; qui il terreno povero e il clima secco favoriscono la produzione di vini di qualità. In passato l’Algarve era nota per una produzione di vini stile Sherry, premiata da un paesaggio spettacolare: oggi si producono discreti vini da Crato Bianco, Periquita e Tinta Negra Mole, molto apprezzati dai turisti.