Csf (Come si fa)

Il celebre porridge (Denna Jones)

L’avena è una pianta erbacea della famiglia dei cereali, ha chicchi lunghi e stretti, gusto dolce e al contempo lievemente amarognolo. Coltivata fin dall’età del bronzo, conosce maggiore diffusione nei paesi nordeuropei in quanto più adatta a quei climi, sia come alimento sia come necessità colturali. L’avena ha un profilo nutrizionale interessante, grazie alle buone quantità di amidi, vitamine, sali minerali, fibre e grassi polinsaturi; si rivela così un cibo nutriente ed energetico. Si trova comunemente sotto forma di fiocchi, ottimi nel latte o nello yogurt per la prima colazione, ma anche in zuppe o minestre. 

Vediamo come si fa la classica zuppa di fiocchi di avena con verdure di stagione.

Ingredienti per 4 persone. Tagliate a dadini 600 g (peso netto) di verdure di stagione e sbollentatele per 2’. Portate a ebollizione 1 litro di brodo vegetale aggiungendo qualche fettina di radice di zenzero. In una casseruola fate appassire 1 porro mondato e tritato con 1 filo di olio o 1 noce di burro, poi unite le verdure e cuocete per 5’. Aggiungete il brodo filtrato e cuocete per 10’. Unite i fiocchi di avena e lasciate sul fuoco ancora 5’. Regolate di sale e di peperoncino. 

Più difficile da trovare è l’avena in grani, che si può consumare in insalate e zuppe o come primo piatto. I grani, dopo qualche ora di ammollo, si cuociono per assorbimento (3 parti di acqua per 1 di cereale); la cottura deve avvenire a casseruola coperta e a fiamma bassa, per 1 ora circa. Dai grani adeguatamente trattati si ottiene anche il così detto latte d’avena, una bevanda da utilizzare al naturale, calda o fredda, oltre che per preparare frullati di frutta, budini e altro. Tostati e macinati, i chicchi danno un surrogato del caffè.

La farina, utilizzata industrialmente per confezionare biscotti e altri dolci dal gusto gradevole e delicato, è la base del celebre porridge, sorta di polentina tipica di Scozia e Irlanda.


Una passione per la cucina austriaca

Gastronomia - Dai Würste ai Marillenknoedel, la cucina dell’Austria è piacevolmente contaminata da più culture culinarie
/ 06.05.2019
di Allan Bay

Oggi parliamo della cucina austriaca. Devo fare una premessa. Adoro l’Austria. A 17 e 18 anni ci sono stato a lungo per studiare il tedesco, ospite di un’amica di mio padre che amava molto la cucina e che mi fece conoscere Vienna e il meglio della cucina viennese. Poi per moltissime ragioni l’ho sempre frequentata, in lungo e in largo. Mangiando sempre bene. 

Una cosa su tutte: anche nei ristoranti più semplici, era difficile mangiare male: c’era una cura e attenzione al lavoro ben fatto veramente esemplare. Quindi, se vogliamo parlare di «casa» – ma in tedesco suona meglio, Heim, che è il focolare domestico – appena dopo il mio paese, l’Italia, per me viene l’Austria. 

Sicuramente nella cucina austriaca hanno esercitato un grande ruolo gli influssi ebraici, ungheresi, slavi, italiani, tedeschi e anche della grande tradizione turca, che si mescolano nella cultura gastronomica di questo paese, a ricordo dei fasti del grande impero prima austriaco e poi austro-ungarico. 

Tuttavia, la cucina austriaca ha un’identità propria, che non deve essere ricondotta unicamente a quella viennese: anche le altre regioni hanno molto da offrire. Accanto a piatti semplici, offre preparazioni raffinate ed eleganti, che danno il loro meglio nelle torte, vera gloria nazionale. 

Piatti onnipresenti su tutto il territorio sono i Würste (al singolare Wurst; la grafia würstel o wurstel è solo italiana) e la cotoletta alla viennese o il pollo impanato e fritto. Altri piatti diffusi sono il Tafelspitz, un bollito di manzo accompagnato da salse varie, tipico una volta della domenica, o la carne affumicata con crauti e Knödel – gli gnocchi di pane chiamati in italiano «canederli» – che possono essere anche arricchiti con fegato o maiale e serviti sotto forma di zuppa. 

Alle tavole austriache si possono gustare anche stufati di cervo con mirtilli o pesci di fiume, come la trota affumicata. Non è insolito trovare il gulasch, che a differenza di quello ungherese è uno spezzatino più che una zuppa. Al confine con la nazione magiara è molto apprezzata l’oca, mentre la regione della Stiria è nota per la produzione di zucche (dai cui semi si ricava un olio pregiato, perfetto per le patate). 

Il Tirolo preferisce invece lo speck e i piatti robusti come il Groetl, a base di patate, cipolle e manzo tritato. La Bassa Austria è poi famosa per le albicocche, che vengono distillate per ottenere un liquore oppure avvolte in una pastella e fritte (Marillenknoedel). Nel regno dei dolci, il trono spetta alla Sacher, affiancata dalla Dobos (di origine ungherese, farcita e ricoperta di cioccolato e caramello), dallo Apfelstrudel (strudel di mele) servito con crema alla vaniglia, dalla Linzer (una crostata nel cui impasto entrano mandorle tritate, cannella e chiodi di garofano). 

Esistono anche dolci semplici, come i già citati Marillenknoedel; gli Arme Ritter, crocchette di pane bianco farcite con prugne schiacciate e fritte; il Kaiserschmarren (così detto perché gradito al Kaiser), sorta di frittata dolce con albumi montati a neve, servita a pezzettini; i Salzburger Nockerln, soffici, aromatizzati variamente e guarniti con marmellate o salse. 

Famoso anche il caffè austriaco, disponibile in varie versioni, dal piccolo Mokka – sorta di espresso – all’abbondante grosser Schwarzer. Panna (montata o liquida) o latte accompagnano spesso questa bevanda.