La Napa Valley, situata a nord della Baia di San Francisco, è unanimemente riconosciuta come l’area più qualificata dal punto di vista vinicolo non solo della California, ma di tutta l’America settentrionale.
Si tratta di una terra di sorprendente bellezza, dotata di impianti vitati rigogliosi. I lunghissimi filari di viti sono disposti su dolci e soleggiati pendii circondati da boschi. L’uva vi matura con regolarità e l’unica insidia può provenire da qualche inaspettata gelata primaverile, mentre le piogge sono abbastanza regolari.
I primi vini di Napa furono prodotti verso il 1840 da G. Yount, nativo del Missouri, che dopo essersi battuto contro i pellerossa, s’installò nel 1836 nella zona oggi chiamata Yountville. Qui impiantò un frutteto e delle vigne, grazie alle quali tra il 1838-1840, produceva circa 20mila litri di vino all’anno. Fino alla guerra di Secessione Americana (1861-1865), il vino a Napa Valley, non era che un’attività accessoria dell’agricoltura, solo qualche vigneto qua e là nei luoghi più soleggiati.
Il vero pioniere dell’industria vinicola di Napa fu Charles Krug, d’origine prussiana, che cominciò a produrre vino all’inizio del 1860. Egli cominciò a usare i primi torchi meccanici e fondò a St. Helena la prima azienda vitivinicola di Napa Valley. Sotto Krug si formarono i primi celebri viticoltori della California: Clarence Wetmore, Jacob Beringer e Karl Wente.
Nel 1870 sotto l’impulso di uomini come Jacob Schram e Hamilton Walker Crabb, la produzione vinicola di Napa era sulla buona via per divenire un’industria. Dopo aver visitato l’azienda Schram, il famoso scrittore scozzese R. Louis Stevenson, scrive di questo vino: «È poesia in bottiglia». Malgrado i problemi creati dalla filossera tra il 1880 e il 1890, in quel periodo Napa contava circa 142 produttori.
Gli anni del proibizionismo, stroncarono il nascere di nuovi impianti di lavorazione dell’uva, ma non impedirono l’estensione dei vigneti. Incoraggiato dalla distillazione clandestina, il consumo del vino fu più che raddoppiato nel periodo di circa 13 anni che passò dall’inizio alla fine del proibizionismo. Negli anni 40, molti piccoli produttori s’installarono sulle alture di Stony Hill, Burgess e Mayacamas, iniziando a convertire i ceppi usati per vini da dessert o vini generici a ceppi di Chardonnay e Cabernet Sauvignon.
Nel 1966 Robert Mondavi fece impiantare la più grande superficie viticola dalla fine del proibizionismo, dando inizio a un vero risorgimento della viticoltura californiana. Fu tra il 1970 e il 1980 che gli americani incominciarono a interessarsi a trattati che parlavano di vino e a visitare e degustare i Chenin Blanc, i Chardonnay e i Cabernet prodotti a Napa. Oggi la Napa Valley è molto ben organizzata per ricevere quasi 500mila visitatori provenienti da tutto il mondo.
Lungo la Highway 29 e la Silverado Trail, la strada parallela che corre un po’ più ad est, abbondano ristoranti e sale da degustazione. Vi consigliamo nelle mattinate limpide, di salire su una delle decine di mongolfiere colorate per ammirare dall’alto la Valley tappezzata da vigneti.
Le zone viticole (AVA) American Viticultural Areas, ricoprono l’intera contea e diversi distretti, sull’etichetta si può mettere il nome del distretto di provenienza solo se il vino contenuto nella bottiglia proviene per l’85 per cento dallo stesso. A Napa Valley sono presenti tutti i principali vitigni della California. I vini rossi sono dominati dal Cabernet-Sauvignon, mentre i bianchi dallo Chardonnay: questi due vitigni occupano più della metà della superficie viticola di Napa 30mila ettari circa.
Gli altri vitigni importanti sono per i rossi: il Pinot Nero, il Merlot, si utilizza anche lo Zinfandel, non solo per ottenere vini rossi, ma anche per i Blushes (rosati) secchi o leggermente dolci. Il Sauvignon Blanc per vini bianchi secchi e lo Chenin Blanc per dei vini secchi o liquorosi, nello stile di quelli della Valle della Loira, i quali alle volte usurpano senza vergogna il nome di Vouvray. Da un po’ di tempo si utilizzano i vitigni provenienti dal Bordeaux e si producono vini chiamati «Meritage» assemblando allo stile bordolese Cabernet-Franc, Malbec e Petit Verdot per i rossi, il Semillon per i bianchi.
Questi vini si differenziano molto dai primi vini californiani prodotti con vitigni locali dall’aroma di legno troppo marcato (il rovere americano cede molti più tannini dei legni europei); i vini avevano pure un tasso alcolico più alto e un alto estratto, che è l’insieme delle materie solide presenti nella composizione del vino.
Oggi i produttori, quasi 400, tendono a produrre vini più sottili e complessi, mano a mano che i consumatori diventano più esigenti, ma questo non fa altro che aumentare il prezzo della bottiglia.