Se la regina dei giardini è senz’altro la rosa, l’iris, chiamato anche giaggiolo maggiore o giglio, può tranquillamente essere definito suo pari grazie alle innumerevoli specie di piante bulbose e rizomatose con portamenti, colori e altezze che riempiono gli sguardi e tingono gli umori di tutti.
Giunti in Europa dall’Africa settentrionale, è grazie agli arabi che ne abbiamo la diffusione nei giardini contemporanei, mentre, in epoca più antica, gli Egizi ne ammiravano l’eleganza, i Greci e i Romani elogiavano le loro doti farmaceutiche e il loro profumo.
Durante il Rinascimento vi è stata una vera febbre legata al collezionismo di queste erbacee perenni per via della bellezza dei loro fiori e delle proprietà cosmetiche.
Tra tutte le nazioni però è stata l’Italia a elevare le qualità di questo fiore, e in particolare Firenze, città che ha adottato l’iris quale simbolo del proprio gonfalone: il giglio è venduto in tutti i maggiori vivai toscani e la città di Firenze ospita anche un prestigioso concorso internazionale, molto ambito dagli ibridatori e dai collezionisti.
Tra tutte le iris esistenti, sono le barbate quelle più diffuse e maggiormente coltivate, anche oltre oceano, vero regno dei nuovi ibridatori molto prolifici, che ogni anno ci regalano varietà e cultivar sempre nuove e insolite, come «Black Magic» con una forte fragranza all’anice. Le iris barbate, il cui nome botanico è Iris germanica, devono il loro nome alla vistosa peluria posta sulla parte più interna dei petali.
Molto semplici da coltivare, sono piante rustiche, amanti del pieno sole e dei terreni rocciosi e leggermente calcarei; non sopportano invece i suoli umidi, poiché il rizoma tende a marcire, soprattutto nel periodo invernale. Aggiungo per completezza di informazioni utili che è tra l’altro sconsigliabile utilizzare la corteccia tritata per pacciamare il suolo di aiuole con iris, perché rilascerebbe sostanze acide essendo corteccia di conifera.
I rizomi, che sono l’organo di riserva della pianta, si sviluppano in parte fuori dalla terra e vanno piantati superficialmente, a soli 2-5 centimetri sotto il suolo, in autunno o in tarda primavera. Le radici si svilupperanno successivamente e ancoreranno la pianta al terreno, mentre le lunghe foglie a forma di spada accompagneranno gli steli fioriti alti solitamente 60-80 centimetri.
Un consiglio per avere sempre splendide iris consiste nel dividere i cespi. Per i primi 5-6 anni dalla messa a dimora i rizomi si allargheranno formando macchie di colore molto appariscenti, ma in seguito è opportuno sradicarli in tardo autunno – fine inverno, dividendo il cespo con un coltello ben affilato e ripiantando le porzioni in nuove zone con terra soffice e ben lavorata.
Tra le varietà di taglia più piccole, che non superano i 20 centimetri di altezza, troviamo «Puppet Baby», color celeste, da abbinare a cespugli di timo o di lavanda, mentre la maggior parte delle iris raggiungono i 70-80 centimetri, come la bianca «Lugano», la gialla e arancio «Accent» o la più classica «Blue Stacca». Potete provare a creare delle aiuole circolari mischiando al centro dei «Pink Taffetà» rosa carne e «Sapphire Hills» violetti, circondandoli ai lati da roselline tappezzanti bianche oppure andare a ricercare colori più intensi come l’arancio di «Sultan’s Palace» e il viola cupo di «Black Knight».
Se invece desiderate coltivarne alcuni esemplari molto alti, provate «Ola Kala», giallo sole che arriva a superare il metro, da coltivare da solo o in aiuole miste stile inglese, in compagnia di rose, emerocallidi, achillee, campanule, peonie e «Stachys byzantina».
Un giglio per primavera
Mondoverde - La fioritura dei perenni iris, collezionati già nel Rinascimento, colora i giardini più eleganti
/ 27.04.2020
di Anita Negretti
di Anita Negretti