Csf (Come si fa)

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Il pastrami oggi è un piatto, anzi un modo di lavorare la carne, di gran moda. Nato in Romania, anche se preparazioni simili ci sono in tutti i Balcani e in Medio Oriente, deve la sua popolarità al fatto che negli Stati Uniti, ma soprattutto a New York, è diventato un successone. Boom dato dall’essere un perfetto break per il pranzo ma anche adatto a una cena: cambia solo la quantità. Si mangia caldo o tiepido.

È a base di manzo, ma anche maiale e montone. Il taglio di manzo più utilizzato è la punta di petto: un taglio di cosiddetta seconda categoria, grasso e coriaceo, che in genere si utilizza nel bollito. Si prende la carne cruda e la si mette sotto salamoia, si procede poi a essiccarla, condirla con spezie, affumicarla o cuocerla a vapore. 

È il classico prodotto che viene meglio a livello di produzione artigianale o da ristorante. Però si può anche fare a casa, con un minimo di cura e attenzione. Vediamo come si fa: vi passo le due ricette che mi sono state date in questi anni, leggermente diverse.

Pastrami 1
Marinate la punta di petto per 24 ore con sale, erbe, senape e paprika, a seguire affumicate la carne per almeno 2 ore. Poi impostate la temperatura del forno a 140 gradi, mettete una sonda al cuore e cuocete la punta di petto fino a raggiungere gli 80 gradi: il tempo varia ovviamente in funzione della grandezza del taglio della carne, comunque da 4 ore in su. Servite il pastrami tagliato sottile e riscaldato nel fondo di cottura, su crostone di pane con cipolla stufata, senape e cetriolo.

Pastrami 2
Marinate la punta di petto a secco con sale, odori, senape e 2 cucchiai di miele (non zucchero) per 2 settimane, in cantina a 13-15 gradi, girando qualche volta. Poi affumicate: fate il fuoco in un affumicatore, aggiungete rametti secchi (rosmarino, origano ecc) o buoni legnetti, mettete la carne, chiudete e lasciate riposare per tutta una notte. Alla fine cuocete in forno a 140 gradi ma brevemente, non più di 1 ora e mezza. 


Un fondo bruno espresso

Gastronomia - La versione tradizionale potrebbe richiedere fino a tre giorni di cottura, ma c’è un modo per ottenere un risultato simile in soli trenta minuti
/ 12.03.2018
di Allan Bay

Sono trascorsi più di dieci anni da quando vi diedi la ricetta vera e canonica del fondo bruno (base con cui si prepara un’ottima salsa). Il mio amore per questa preparazione è «leggendario»: per me è «la» sacra base per antonomasia, la perfetta epitome di come io concepisco la buona cucina. 

Lo so, richiede tanto tempo per essere preparato: almeno dodici ore, ma anche di più, anche due o tre giorni, perché più cuoce, meglio è. Quindi molti di noi, io compreso (anche se ho il privilegio di lavorare a casa, quindi per me il tempo di cottura è «ininfluente», mi basta dare uno sguardo ogni mezz’ora per accertarmi che tutto proceda bene…), facciamo fatica a farcelo. 

Qualche soluzione? Sì, almeno una che qui di seguito vi propongo. Si tratta di un interessante metodo per ottenere qualcosa di molto simile nell’aspetto e nel sapore al fondo bruno classico, ma in tempi più contenuti. 

Si prepara con l’ausilio della pentola a pressione, attrezzo tanto, troppo bistrattato in cucina (più in Italia che in Svizzera e nel mondo germanico, a onor del vero, e non ho mai capito il perché...), ma assai utile. Le caratteristiche fisiche di questa pentola in genere permettono di ridurre di un terzo i normali tempi di cottura, in questo caso però si riducono molto di più: bastano solo poco più di 30 minuti per avere una salsa densa e color caramello da usare proprio come un fondo. Be’ quasi, quello fatto in quattro giorni è un’altra cosa...

Ecco come ricavare circa 4 dl di fondo. Private un ciuffo di prezzemolo delle foglie e tenetele da parte per altre preparazioni, legate assieme i gambi con 1 rametto di timo e 1 foglia di alloro in modo da ottenere un mazzetto guarnito. Mondate e tritate grossolanamente 2 carote e 1 gambo di sedano. Pelate 1 spicchio d’aglio. Mettete nella pentola 250 g di polpa di manzo e 250 g di garretto di vitello, trinciati grossolanamente. Aggiungete 100 g di cotenne ben raschiate, sbollentate e tagliate a listarelle e 80 g di ossa di bue con midollo tagliati a rondelle (questo meglio farselo fare dal macellaio). Rosolate il tutto con lardo, burro o strutto per 10’. Unite le carote, il sedano e 1 cipolla picchiettata con 2 chiodi di garofano e proseguite a rosolare per alcuni minuti. Sfumate con 1 bicchiere di vino (bianco o rosso a piacere), levate il tutto e deglassate le crosticine che si sono formate sul fondo aiutandovi con una spatola: questo è molto importante, la crosticina è molto saporita. 

Rimettete il tutto nella pentola, unite il mazzetto aromatico, 1 pizzico di sale e qualche grano di pepe. Bagnate con 7,5 dl di buon brodo di carne bollente e chiudete con il coperchio. Al sibilo riducete la fiamma al minimo, cuocete per 20’ poi spegnete. Sollevate la valvola per far uscire il vapore e in breve la pressione si sarà scaricata per cui non uscirà più alcun getto di vapore. Aprite la pentola e filtrate: alla fine avrete circa 4 dl di fondo. Potete usarlo così, come un brodo super ricco, oppure farlo ridurre a fuoco dolce fino alla consistenza desiderata, unendo canonicamente un bicchiere di vino dolce. 

Questo fondo lo potete usare subito, oppure farlo intiepidire, stenderlo su un vassoio e tenerlo in frigorifero. Il risultato sarà una comoda gelatina da diluire secondo la bisogna.

La carne e le verdure? Non sono molto saporite, ma gettarle è insensato, in cucina non si butta nulla di buono. Quindi consiglio di eliminare le ossa, tenendo però il midollo, tritare il tutto e farne polpette, cotte in umido con un sugo saporito.