Chiesa di San Juan de Chamula
Artigianato dell’Alto de Chiapas: tessitura

Quattro passi in Chiapas

Reportage - Alla scoperta del Messico meno noto tra rituali, corsi d’acqua e centri abitati
/ 16.04.2018
di Simona Dalla Valle, testo e foto

«Messico e nuvole, la faccia triste dell’America, il vento insiste con l’armonica, che voglia di piangere ho» così recita la nota canzone Messico e nuvole. 

Amata meta turistica che da sempre attrae visitatori da tutto il mondo, il Messico offre molto al di là delle rovine Maya e delle spiagge dalle acque cristalline. Oltre ai siti archeologici di Palenque e Teotihuacán e alla sabbia bianca dello Yucatan, all’atmosfera sospesa dei cenotes e al brulicare delle strade di Città del Messico, vi sono zone meno battute ma non per questo meno dense di storia, cultura e bellezze naturalistiche. Un esempio del perfetto connubio di tali aspetti contrastanti è la regione del Chiapas, la quale riunisce graziosi centri urbani e antiche tradizioni incontaminate circondate da foreste rigogliose.

Antico capoluogo del Chiapas e abitata da oltre 180mila persone, San Cristóbal de las Casas (nella foto grande; su www.azione.ch una galleria fotografica più ampia) è una cittadina dall’affascinante architettura coloniale sviluppatasi a 2200 metri di altitudine, in una valle circondata dalle montagne. Quassù le comunità autoctone e occidentali coesistono. La città si sviluppa attorno allo Zócalo, la piazza principale circondata da alberi, negozi di artigianato locale (di tessuti, articoli e gioielli in ambra, e si vendono pure cioccolato e caffè) e cooperative. Qui domina un’imponente cattedrale in stile barocco. La specialità locale, il pox (pronunciato «posh») è una bevanda liquorosa a base di mais e zucchero di canna, e oltre a essere apprezzata dai turisti è utilizzata per suggellare una fratellanza o un rituale. 

Un breve ma tortuoso tratto di strada tra le colline verdeggianti a bordo di un minibus colectivo conduce al centro del villaggio di San Juan Chamula, dove i colori sgargianti delle maioliche della chiesa e il bianco della facciata contrastano con il grigiore delle case in adobe (mattoni di argilla) e della piazza circostante. Il santuario è noto per i quantomeno inconsueti rituali religiosi che vi si svolgono, ma chi si aspetta di trovarsi in un luogo turistico dovrà ricredersi: all’interno è rigorosamente vietato utilizzare macchine fotografiche e cellulari, pena l’immediata espulsione, e i pochi stranieri osservano in rispettoso silenzio. Il pavimento della semibuia navata centrale è cosparso di aghi di pino e vistose statue di santi; l’aria, densa di incenso. I fedeli sono seduti a gruppi e pregano ad alta voce circondati da migliaia di candele accese, bottiglie di bevande gassose per «ruttare» gli spiriti maligni e sacchetti di plastica che… sembrano muoversi. Già, perché al loro interno vi sono polli e galline che ignari attendono la propria fine, sacrificati da un «curatore» al termine di una lunga preghiera simile a un mantra. Le comunità di maya tzotzil praticano ancora oggi riti e sacrifici di animali in nome di una religione che affianca le tradizioni preispaniche a quelle cattoliche, spesso allo scopo di contrastare una malattia o un malocchio o a portare fertilità. 

Poco più a ovest di Chamula si trova il paese di San Lorenzo Zinacantán, che in lingua nahuatl significa «pipistrello». Il sangue di pipistrello è utilizzato dagli sciamani del Chiapas per curare gli ammalati, e in molti ne tengono in tasca le zampe per proteggersi dagli spiriti maligni. I quattromila abitanti del villaggio non hanno dismesso gli abiti tradizionali: gli uomini indossano tuniche rosa a motivi floreali, le donne abbinano bluse finemente ricamate a scialli di colore rosa o viola. Il territorio di San Andrés Larráinzar, alcuni chilometri più a nord, è disseminato di serre: qui si coltivano varietà di frutta, cereali e verdura, e i motivi floreali sono ripresi nell’abbigliamento degli abitanti. La tessitura del paese riproduce le visioni del mondo Maya nei quattro colori principali, i colori del mais, simbolo di (ri)generazione: nero, rosso, bianco, e giallo. Larráinzar è una delle comunità autonome della regione, come il più celebre caracol (in spagnolo, «lumaca» – simbolo di resistenza e immagine di ciò che si può conquistare lentamente e con perseveranza), quello di Oventik. 

Il rapporto instabile tra le comunità chiapatecas e il governo messicano è riassunto nell’eloquente cartello posto sulla Carretera Federal 307, all’ingresso della comunità: «Está usted en territorio Zapatista en rebeldía. Aquí manda el pueblo y el Gobierno obedece» («Vi trovate nel territorio zapatista ribelle. Qui comanda il popolo, e il governo obbedisce») con riferimento al movimento rivoluzionario guidato dal Subcomandante Marcos che dal 1994 lotta per i diritti degli indigeni del Chiapas. 

Due guardie all’ingresso della comunità, il viso coperto da un passamontagna, scortano i rari visitatori attraverso un villaggio ricco di murales inneggianti alle figure di Zapata e Che Guevara. Vi sono due scuole, una clinica, campi da gioco e persino cassonetti per la raccolta differenziata. Un’altra comunità zapatista è quella di Roberto Barrios, non lontano da Palenque, la quale gestisce le meravigliose cascate dallo stesso nome. 

Meno affollate rispetto a quelle più turistiche e colme di bancarelle di Agua Azul e Misol Ha, le rive del fiume sono ricche di una vegetazione intatta, con grotte sotterranee e pozze nascoste, e popolate da colibrì e scimmie urlatrici. Tra i panorami naturali mozzafiato del Chiapas non si può non citare il Cañón del Sumidero. Dalla capitale chiapateca Tuxla Gutierrez si raggiunge il porticciolo del comune di Chiapa de Corzo; da qui ci si imbarca su una lancia con la quale si può risalire il fiume Grijalva e attraversare il canyon in circa tre ore. La varietà di animali abbonda e la natura è selvaggia e affascinante, anche se tutt’altro che incontaminata: nel centro del fiume galleggiano centinaia di rifiuti in plastica e la visione idilliaca di coccodrilli, aironi, tucani e scimmie stride con l’eccesso di immondizia che dalle aree urbane circostanti viene portata a valle dalle piogge.